Roma
Roma, fallisce la tv dorata: sequestrati al dominus 4,8 milioni e una Diablo


Il titolare di un noto network televisivo accusato di bancarotta fraudolenta. Creditori beffati,lui viaggiava con una Diablo 30esimo anniversario
Fallimento del network televisivo dorato, dopo il concordato del 2021, la Guardia di Finanza sequestra beni al dominus per 4,8 milioni di euro e una Lamborghini Diablo. Insieme a due collaboratori è accusato di bancarotta fraudolenta.
In esecuzione di un’ordinanza emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma su richiesta della locale Procura della Repubblica, i Finanzieri del Comando Provinciale di Roma hanno notificato il divieto di esercitare attività imprenditoriali e di assumerne uffici direttivi in imprese e persone giuridiche per 12 mesi a un imprenditore attivo nell’editoria radiotelevisiva e a due suoi collaboratori, oltre a sequestrare beni mobili – fra cui una Lamborghini Diablo 30° anniversario, del valore di oltre 400 mila euro – e immobili, nonché disponibilità finanziarie del valore di circa 4,8 milioni di euro.
Le accuse per l'imprenditore e due collaboratori
I tre sono accusati di bancarotta fraudolenta patrimoniale, preferenziale e documentale per aver cagionato il fallimento di una società proprietaria degli impianti e delle frequenze di una nota emittente televisiva.
Le indagini delle Fiamme Gialle del 6° Nucleo Operativo Metropolitano di Roma hanno permesso di appurare come il patrimonio dell’impresa decotta sia stato progressivamente depauperato dei suoi asset più rilevanti, subendo, invece, l’addossamento dei debiti maturati da altri soggetti giuridici riconducibili all’imprenditore.
I movimenti per arrivare al concordato fallimentare del 2021
In particolare, dal 2013 al deposito della proposta di concordato fallimentare (omologato nel febbraio 2021), è stata costituita una rete di società “satelliti”, facenti capo al medesimo dominus, cui sono stati ceduti per un valore effimero avviamento commerciale, know how, portafoglio-clienti e infrastrutture radiotelevisive, al fine di rendere vane le azioni esecutive intentate dall’Erario e dagli altri creditori, venendo meno ogni garanzia patrimoniale.