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Roma
Roma, manette a Statuto, patron del Danieli di Venezia: bancarotta fraudolenta

Arrestato l'imprenditore casertano Giuseppe Statuto, proprietario del Danieli di Venezia, ed il suo “braccio destro” Massimo Negrini. Entrambi sono ritenuti responsabili della bancarotta fraudolenta della società “Brera S.r.l.”.

A fronte della crisi del comparto immobiliare, il gruppo "Statuto", a cui fanno capo centinaia di imprese, ha orientato il proprio business, nel tempo, verso la gestione di alberghi di lusso a Venezia, Milano e Taormina.

Dagli approfondimenti investigativi condotti dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria, è emerso che gli arrestati avrebbero distratto dal patrimonio della fallita società oltre 8 milioni di euro, relativi a un credito vantato verso la società controllante, la "Michele Amari S.r.l.", trasferendolo fittiziamente a due società con sede in Lussemburgo appartenenti allo stesso gruppo e rendendolo, come si legge nel provvedimento, "di fatto irrecuperabile, mediante un complesso intreccio di negozi giuridici fraudolenti, indice dell'elevata professionalità degli indagati".

In particolare, il credito, inizialmente costituito da somme giacenti su un rapporto di conto corrente cointestato alla "Brera" e alla "Michele Amari", sarebbe stato "trasformato in un finanziamento fruttifero infragruppo concesso, in successione, a due persone giuridiche anonime lussemburghesi con una situazione economico-patrimoniale estremamente compromessa".

Tale condotta non è stata occasionale o sporadica, sottolinea il gip nell'ordinanza, in quanto rientrante in un più ampio disegno criminoso attuato mediante la "creazione di società a mero scopo speculativo, le quali sono state sistematicamente ed in maniera preordinata portate al fallimento, come di fatto sta avvenendo per numerose società del 'gruppo Statuto' ".

I fatti contestati a Statuto e Negrini, accusati di aver occultato parte della documentazione contabile, avrebbero provocato il dissesto e il successivo fallimento della "Brera", dichiarato nel 2016, con un passivo pari a oltre 32 milioni di euro, gran parte dei quali nei confronti del fisco.

Il gip Flavia Costantini scrive: “È concreto ed attuale il pericolo che altri reati di bancarotta vengano commessi, anche alla luce delle negative personalità di entrambi gli indagati la cui spregiudicatezza è finalizzata alla creazione di società a mero scopo speculativo. Si tratta di condotte che senza dubbio hanno impatto negativo sull'economia lecita". Su Statuto, è emerso "con chiarezza che lo stesso rappresenta il fulcro attorno a cui ruota l'attività illecita de qua, essendo il referente del gruppo societario cui appartengono le compagini coinvolte nei fatti oggetto di contestazione. Questo rende non solo concreta la probabilità di reiterazione di condotte delittuose in ambito societario ma anche attuale. Risulta che Statuto ha rivestito e riveste tutt'ora cariche amministrative all'interno di società che operano nel settore anche a seguito di nomine recenti; ugualmente ha detenuto e detiene partecipazioni in numerose società, alcune delle quali da lui stesso amministrate". Quanto a Negrini, per il gip "non è un mero prestanome bensi' un soggetto fattivamente inserito nell'organizzazione societaria che fa capo a Statuto".

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