Sanità, ecco che aspetto ha un tumore che uccide. Immagini in ultra hd - Affaritaliani.it

Roma

Sanità, ecco che aspetto ha un tumore che uccide. Immagini in ultra hd

Piccoli fori nella pancia per introdurre una sonda: l'interno del corpo si vede in tv in 4k

di Valentina Renzopaoli


Con gli occhi dentro al corpo umano: due giornate in diretta con le sale operatorie per seguire, passo dopo passo, otto interventi chirurgici di laparoscopia, realizzati con le più evolute tecnologie e i più innovativi metodi scientifici. In aiuto a bisturi eccellenti del panorama medico italiano e internazionale, arriva la super tecnologia in 4K che entra in sala operatoria e rivoluziona una tecnica già all'avanguardia. A mostrare la videolaparoscopia applicata all'urologia sono specialisti chiamati a raccolta dal professor Roberto Sanseverino, direttore del reparto di Urologia dell’ospedale Umberto I di Nocera Inferiore, protagonisti del “Corso di chirurgia laparoscopica avanzata”.
“Lo sviluppo della chirurgia mini invasiva, nello specifico della chirurgia laparoscopica urologica, passa necessariamente attraverso un percorso di formazione degli specialisti interessati che riguarda sia un training al tavolo operatorio, sia l'osservazione di interventi eseguiti da professionisti esperti del settore”, spiega il professor Sansovino direttore del corso. “Questo perché si tratta di tecniche chirurgiche complesse che richiedono un percorso di apprendimento articolato. Il corso che organizziamo ormai dal 2003 si inserisce in questo percorso”.

 

Si procede a “cielo coperto” tramite piccoli fori nella cavità addominale che viene distesa e “gonfiata” con l’anidride carbonica, poi si interviene inserendo delle cannule dette “troncar” che ospitano la telecamera. Le novità sono legate prima di tutto all'innovazione tecnologia: durante questo corso sono state utilizzate colonne laparoscopiche 4K, una tecnologia ad altissima definizione della riproduzione delle immagini, che consente la resa video di dettagli anatomici praticamente sovrapponibile a quella della tecnologia tridimensionale. Oltre ad una serie di strumenti innovativi che consentono di riprodurre nella maniera più fedele possibile e più sicura per il paziente in chirurgia mini invasiva tutto ciò che fa parte della chirurgia a cielo aperto.

“Gli interventi chirurgici hanno riguardato il trattamento di neoplasie maligne della ghiandola prostatica e del rene, che rappresentano neoplasie molto frequenti nell'ambito della patologia urologica, e molto frequenti in generale, se si pensa che il tumore alla prostata è diventa li primo nel sesso maschile, superando per incidenza anche quello del polmone”, ha illustrato Sanseverino. “Quindi si tratta di tecniche chirurgiche che impattano fortemente con la pratica quotidiana dei reparti di urologia e che hanno un impatto significativo nel miglioramento e nella riduzione degli effetti collaterali”.

Obiettivo fondamentale delle chirurgia mini invasiva è infatti quello di riprodurre gli stessi risultati della chirurgia a cielo aperto, riducendo però gli effetti collaterali per il paziente.
Ai tavoli operatori, oltre al professor Sanseverino si sono alternati il luminare  professor Michele Gallucci, Direttore di Urologia dell'Istituto Regina Elena di Roma, e il giovane chirurgo turco Tibet Erdogru.
“Abbiamo realizzato un intervento di nefrectomia parziale: si realizza  quando si ha a che fare con un tipo di tumore che permette di togliere la massa tumorale, salvando il rene. Un intervento particolarmente avvantaggiato dall'avvento delle nuove tecnologie mini invasive, come la laparoscopia e la robotica. In questo caso, ho avuto la possibilità di fare l'intervento utilizzando una telecamera con una visione 4k; una visione che sorprende persino il chirurgo, perché sembra di operare non con gli strumenti ma fisicamente sul corpo del paziente. Sul piano pratico, questo fa sì che l'intervento diventi meno complesso e consenta di essere estremamente precisi. La differenza rispetto al “cielo aperto” è proprio quello di raggiungere una chirurgia molto più raffinata”, ha spiegato il professor Gallucci.

Nel reparto diretto dal professor Sanseverino questo genere di interventi si pratica dal  dal 2005: centinaia i casi trattati con successo sino ad oggi. Non a caso la struttura dell’Umberto I di Nocera può essere considerata un’eccellenza di livello nazionale. «La nostra decisione di specializzarci in questo campo è legata alla convinzione che questo sia il futuro della chirurgia.