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Roma
Sanità, “Il sistema è inceppato, liste d'attesa e esami: il caos”. La cura c'è

di Claudio Roma


“Il sistema sanitario nazionale e regionale è inceppato. Le liste d'attesa ne sono il problema più evidente cosi come la lista degli esami da praticare in urgenza”.


Pierluigi Bartoletti segretario romano e vice segretario nazionale della Fimmg, il maggiore sindacato dei medici di medicina generale anticipa ad Affaritaliani  - il piano per far uscire la sanità del Lazio dall’impasse attuale che vede crescere la spesa privata e il proliferare strutture sanitarie private che offrono prestazioni a prezzi cosiddetti sociali.

Spiega Bartoletti: “Oggi l’intramoenia concepita come ulteriore possibilità di scelta sta diventando l'unico mezzo per fare un esame in tempi rapidi. Ma cosi non va bene E' chiaro che questo modello di gestione non può funzionare: con la Regione Lazio stiamo lavorando su  un progetto di concreto sviluppo della presa in carico ospedale territorio”.  
E continua: “Per ovviare a questo corto - circuito intramoenia, sanità privata sociale occorre si sviluppi la rete ospedale-territorio attualmente attiva solo sulla carta. “Nei fatti i due soggetti oggi non comunicano e questo crea l’inceppo. Eppure lo strumento per la gestione c'è e anche il metodo: abbiamo i protocolli, gli indicatori e le linee guida. Serve qualcuno che mette in moto il meccanismo”. Il risultato atteso è garantire la concreta  presa in carico del paziente,  obiettivo ancora oggi troppo lontano.

Il progetto con la Regione
“Nel Lazio si sta lavorando con la Regione ad un progetto capace di funzionare da ponte tra ospedale e strutture territoriali. "Facciamo un esempio - spiega Bartoletti -. Intanto bisogna applicare il metodo della presa in carico ovvero attribuire la gestione del percorso clinico a chi lo inizia. Ovvero se è il MMG che chiede un indagine per formulare una diagnosi non nota tale indagine è per definizione prioritaria rispetto ad un controllo e deve essere quindi eseguita in tempi brevi diciamo entro 7 giorni. Se c'è lo specialista a fare la richiesta per lo stesso motivo il percorso è uguale. Se è un controllo i tempi dipendono dalla richiesta del medico che ha in carico il paziente. Se è un ospedale i tempi li dà l'ospedale nel periodo richiesto. Per i pdta per le patologie. Croniche il percorso è già stato definito va solo attuato. Mission impossible? No. Le richieste giornaliere per esami prioritari di un medico di medicina generale non superano, escluso il laboratorio, il 5 per cento delle richieste giornaliere. Parliamo di una o due ecografie al giorno, una o due tac a settimana una o due risonanze la settimana . Da una a tre colonscopie mensili. Il grosso delle richieste sono controlli ed in larga parte la prescrizione è dello specialista che ha in carico la persona. In questo caso non si parla più di lista di attesa ma di lista di prenotazione e dovrebbe essere la struttura di appartenenza a gestirla. Non dirgli queste sono le ricerche da fare entro tre mesi lasciando poi al cittadino l'onere di trovare le prestazioni e di rispettare i tempi oppure scaricare tale compito sulle spalle del medico perché così il meccanismo si inceppa. Il paziente in questo modo si riappropria della libertà di essere seguito. Altrettanto se dopo l'intervento chirurgico ha bisogno di qualche giorno di degenza deve poterla fare in una struttura protetta. Non ospedaliera ma una realtà parallela. Una realtà dove i costi sono inferiori per il sistema pubblico e più adeguati al paziente. Questo è un modello più snello e virtuoso che porta benefici ai servizi:  e garantisce al cittadini una copertura assistenziale adeguata e sburocratizzata”.

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