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Roma
Sanità, spese in eccesso: le Asl rivogliono indietro 2 miliardi dalle imprese

Non bastavano i rincari energetici, la difficoltà di approvvigionamento delle materie prime. In ottica di chiusura di bilancio, il Governo vuole chiudere la manovra attuando il payback sui dispositivi medici. Una normativa che viene definita dal comparto come una spada di Damocle pronta a tagliare centinaia di imprese fornitrici di dispositivi medici, in particolare micro, piccole e media imprese.

Si chiamano “spese in eccesso per dispositivi medici”. Le Asl ordinano dispositivi medici e poi li rimandano ai fornitori per farseli rimborsare. Dopo aver vinto le gare regolarmente e adempiuto ai propri obblighi di fornitura, oggi alle aziende si chiede in forma coatta di rientrare di 2 miliardi, al lordo dell’IVA, di euro entro 3 settimane.

Rimpallo tra Ministero Salute e Regioni

Le Regioni hanno già cominciato a mandare le rispettive pec con aziende che hanno raccolto obblighi di rientro fino a 4 milioni di euro. Evidentemente, questi imprenditori dovranno scegliere se pagare questo payback o altro: stipendi, bollette, materiale di acquisto, semilavorati, macchinari o altro. L’aspetto più tragico risiede nelle risposte delle Istituzioni. Le Regioni rimbalzano il problema al Ministero, il Ministero fa lo stesso con le Regioni. Nel frattempo è stata attuata una norma che ha applicazione per le forniture degli anni 2015-16-17-18 e su cui le aziende hanno già pagato le tasse.

Le imprese sanitarie: "Ricorreremo al Tar"

“Dopo esserci confrontati in varie sedi sulla questione payback, speravamo in un passo indietro del Governo. E invece questa normativa va avanti senza tenere in considerazione la catastrofe economica e sanitaria che potrebbe generare” - dichiara Massimo Riem, presidente della Federazione Italiana Fornitori Ospedalieri (FIFO Sanità). E non è finita qui. Ovviamente le aziende si stanno tutelando, ma il conteggio non termina all’anno 2018. La Legge, introdotta nel 2015, e attuata in queste settimane, prevede la riscossione in forma coatta anche per gli anni 2019-20. Fioccheranno, come sta già avvenendo, i ricorsi al TAR. Al momento se ne registrano decine e decine di aziende che, prese dalla disperazione, si stanno affidando alle associazioni di categoria e ai propri legali per combattere una normativa folle.

“Ricorreremo in tutte le sedi giuridiche - aggiunge il presidente di FIFO - affinché le aziende non debbano pagare la scarsa capacità manageriale e di approvvigionamento delle Regioni per i dispositivi medici. Una follia che farebbe chiudere già a gennaio centinaia di pmi del settore, mettendo in mezzo alla strada migliaia di lavoratori. A questo, poi, si aggiungerebbero conseguenze gravissime per la sanità pubblica che si troverebbe con una forte penuria di attrezzature ospedaliere”.

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