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Roma
Scandalo case a Roma: una su 5 è vuota. Ma c'è chi vuole costruire ancora

Nel Lazio una casa su cinque è vuota. Di queste oltre 300 mila si trovano nell’area di Roma Capitale e più di 162 mila nel solo comune capitolino che dal 2011 a oggi ha visto crescere questa situazione del 36,7%.

Ciò significa che le abitazioni vuote nella sola Capitale sarebbero sufficienti a risolvere interamente il disagio abitativo della città senza dover incrementare le nuove costruzioni e il consumo di suolo. 

Questo in sintesi ciò che emerge nel dossier realizzato dalla UIL del Lazio e dall’istituto di ricerca Eures, in collaborazione con l’Uniat, sulla situazione abitativa nella nostra regione. Accanto al crescente disagio inasprito dalla fine delle misure di sostegno alle famiglie inserite nei decreti “Cura Italia”, si registra un aumento del patrimonio inutilizzato, cresciuto in dieci anni di 131 mila abitazioni su un incremento totale di 405 mila immobili. 

Il paradosso: "Ma aumentano i costi degli affitti e delle compravendite"

Di contro, aumentano i costi degli affitti e delle compravendite, settori in cui Roma si conferma al primo posto tra le grandi città italiane. Gli affitti, che coinvolgono circa 400 mila famiglie nel Lazio (di cui oltre l’80% a Roma), risultano del 17% più alti rispetto a quelli degli altri grandi centri urbani e si attestano sugli 872 euro mensili, contro i 745 delle altre grandi città italiane. Canone che raggiunge il livello massimo, pari a 924 euro mensili, nei contratti agevolati per gli studenti. 

Stesso discorso per le compravendite immobiliari che producono nel Lazio un giro d’affari pari a 15,5 miliardi di euro. Nello specifico, è di oltre 200 mila euro il costo medio per l’acquisto di una abitazione a Roma, valore anche in questo caso superiore alle altre città in Italia (il dato medio nazionale è infatti inferiore di circa 50 mila euro, pari a 157.300 euro), ma in flessione del 19% rispetto al 2014, quando il costo medio per l’acquisto di una abitazione si attestava a 247 mila euro nel Lazio (171 mila euro in media in Italia). La maggior parte degli acquisti ha previsto, inoltre, l’attivazione di un mutuo, il cui importo medio si attesta a 165 mila euro, valore in crescita (+600 euro) rispetto al 2021; tale incremento è dovuto anche all’aumento dei tassi di interesse che hanno portato la rata media del mutuo per una famiglia laziale a 733 euro mensili (a fronte di 623 euro in media in Italia), con un aumento del 4,7% rispetto al 2021, destinato a crescere ulteriormente per effetto del forte aumento dei tassi di interesse attuato e previsto dalla BCE per l’intero 2023. 

Alberto Civica: "La ripresa economica appannaggio di pochi"

“Una situazione che conferma quanto la tanto decantata ripresa economica sia in realtà appannaggio solo di alcune fasce sociali e non aiuta certo l’equa ripartizione delle risorse - commenta il segretario generale della UIL LAZIO, Alberto Civica - anzi stiamo constatando una maggiore disuguaglianza ai danni di chi meno potrebbe permetterselo. L’incremento del Pil e del turismo nel Lazio non hanno prodotto maggiore ricchezza per alcune categorie di lavoratori che anzi continuano ad essere penalizzati da contratti sempre più a tempo e di brevissima durata. Basti pensare ai lavoratori a giornata o a chi riesce a strappare un contratto stagionale, o a chi viene ancora una volta pagato con i voucher, purtroppo reintrodotti senza troppi scrupoli da una politica che sembra non voler guardare in faccia la realtà”.

L'immenso patrimonio di Comune e Regione Lazio

Parlando di patrimonio immobiliare non si possono non considerare anche gli alloggi di edilizia popolare (ERP), il cui conteggio però non è semplice a causa della doppia gestione tra Campidoglio e Regione: Roma Capitale gestisce infatti 23.000 alloggi di sua proprietà entro il territorio romano, mentre ATER circa 83 mila nel Lazio (di cui 48.000 a Roma), che “ospitano” circa 200 mila utenti. Ai valori sopra indicati, per quanto riguarda il comune di Roma, si aggiungono i fitti passivi (circa 4.000 alloggi di enti o privati affittati dal pubblico e che vengono assegnati alla graduatoria ERP), e la presenza di alloggi popolari che si trovano fuori del territorio capitolino. All’interno di tale scenario, l’offerta di case popolari e il patrimonio immobiliare pubblico sono sostanzialmente fermi da 20 anni. Soltanto il 3% degli alloggi ATER, infatti, è stato costruito dopo il 2000 e la quota prevalente (pari al 42%) è stata costruita tra il 1960 è il 1985. 

In difficoltà sia per l'acquisto che per i canoni"

“Cosa che non migliora certo la situazione del disagio abitativo - commenta la presidente Uniat LAZIO, Micol Pietrini - acuito sempre più dai costi degli immobili appunto che rende impossibile per alcuni cittadini l’acquisto di una casa. E spesso anche il pagamento del canone di locazione. Reinvestire nell’edilizia popolare e sfruttare le case vuote permetterebbe una ripresa sociale ed eviterebbe il problema delle occupazioni abusive che, oltre a costituire un reato, non rende possibile spesso una chiara distinzione tra chi si trova in reale stato di necessità e chi no”.

Nel Lazio oltre 5mila sfratti per morosità

Tale disagio infatti emerge in maniera ancora più palese nei provvedimenti di sfratto per morosità che nel solo 2021 sono stati oltre 5.100 nel Lazio, di cui circa 4.500 solo a Roma, ovvero più di 12 al giorno. Nel Lazio gli sfratti motivati da morosità dell’inquilino rappresentano l’87,6% del totale, mentre 784 hanno riguardato gli sfratti forzosi, quelli cioè eseguiti in presenza di un Ufficiale Giudiziario. Quest’ultimo dato risulta inferiore rispetto alla media prepandemica (3.000 sfratti esecutivi l’anno) per via del provvedimento che ne ha decretato il blocco inserito nel Decreto “Cura Italia” (in vigore fino al 30 giugno 2021). 

“Lo sblocco degli sfratti, sancito dalla Corte Costituzionale - conclude Civica - molto probabilmente riporterà sopra la soglia dei 2.000 il numero dei provvedimenti eseguiti in presenza dell’Ufficiale Giudiziario, così come la sospensione del bonus affitti (nel 2020 a Roma è stato chiesto da quasi 50.000 persone, a fronte delle 13.500 richieste dell’anno precedente) porterà ad un nuovo incremento dei provvedimenti di sfratto per morosità”. 

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