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Roma
Scontri tra tifosi, parla ex ultrà giallorosso: "Si sarebbero potuti evitare"

“Gli scontri in A1? Ho letto una marea di cavolate. Non si è fatto niente per fermarli”. A parlare è un ex ultrà della Roma che è rimasto anonimo e che ha raccontato all'Agi la sua visione sugli scontri avvenuti domenica 8 gennaio all'area di servizio di Badia dal Pino, in provincia di Arezzo.

“Gli ultrà si erano dati appuntamento? Ma quando mai, La verità è che sarebbe bastato guardare gli orari e le coincidenze delle partite in programma domenica scorsa (i romanisti andavano a Milano con la partita alle 20.45 e i napoletani a Genova per la gara delle 18), per evitare questo casino. Ma forse non c'è stata questa volontà”.

“Servizio d'ordine insufficiente. Forse volutamente”

L'ex ultrà ricorda infatti che la rivalità e l'astio tra le due tifoserie era ben noto, soprattutto a seguito della morte di Ciro Esposito (il tifoso del Napoli ucciso da un colpo di pistola sparato da un tifoso romanista durante la finale di Coppa Italia del 2014).

“Per evitare che i due gruppi contrapposti entrassero in contatto - spiega l'ultrà - era sufficiente organizzare meglio il servizio d'ordine come si è fatto in tantissime altre occasioni: domenica scorsa c'erano appena 20 agenti e nessuno ha avuto il coraggio di dire che questo servizio d'ordine è stato gestito in maniera assurda. La mia sensazione è che c'è stata quasi la volontà di far accadere ciò che poi è successo. Forse per scaricare la colpa al governo e gettare la croce sul ministro Piantedosi".

I fatti: “Sono fiero dei miei romanisti”

Tutto è successo all'ora di pranzo di domenica 8 gennaio, all'area di servizio di Badia del Pino, sull'Autostrada del Sole, in provincia di Arezzo. I pulmini che trasportavano i tifosi napoletani, tra le 200 e le 300 persone, diretti a Genova erano in sosta all'area di servizio. Non sono entrati nei locali, ma sono rimasti nel parcheggio, come se aspettassero qualcuno. I tifosi della Roma, diretti invece a Milano sono arrivati poco dopo. A quel punto è scattato l'attacco degli ultrà del Napoli: si sono coperti il volto e hanno attaccato con sassi, spranghe e poi fumogeni e bombe carta. I romanisti hanno risposto.

Per gli scrontri sono state arrestate quattro persone (tre romanisti e un napoletano), perché gravemente indiziate di rissa aggravata, ma i gip di Roma e di Napoli li hanno rimessi in libertà. Il ministro Piantedosi ha annunciato decine di Daspo.

“Sono fiero dei romanisti - dice l'ultrà - in 50 hanno tenuto testa a 200 ultrà napoletani che oggi si vantano. Ma in realtà hanno poco da essere contenti: si sono comportati da conigli e le hanno anche prese”.

"Non ci sono più gli ultrà di una volta"

L'ex ultrà ha una visione molto critica verso i suoi omologhi di oggi. “In passato - spiega - per un quieto vivere che conveniva a tutti, qualche leader della curva aveva rapporti non certo di amicizia ma di lealtà con chi si occupava di ordine pubblico negli stadi. Tutto questo permetteva sicuramente di gestire meglio la situazione. Il leader ultrà si faceva rispettare dai suoi e non capitavano incidenti. Adesso essere ultrà significa insultare e prendere in giro il calciatore di colore o 'pippare' cocaina nei gabinetti prima di sistemarsi sugli spalti per fare casino. Direi che c'è una bella differenza".

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