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Roma
Scuola, l'ultimo giorno con i genitori in piazza: “Basta didattica a distanza”

L'ultimo giorno di scuola con i genitori in piazza genitori, insegnanti, associazioni e comitati genitori di Roma al grido di “Apriti, scuola”: l'8 giugno i manifestanti si ritroveranno fuori quei “luoghi cardine della didattica negata” come scuole, piazze e parchi.

 

L'obiettivo della protesta è quello di portare alla ribalta con azioni concrete l'idea di scuola del futuro, che deve essere “aperta, ricca e inclusiva, basata sì sul distanziamento fisico ma anche e soprattutto sulla relazione sociale”.

“Le scuole sono chiuse da marzo - scrive il comitato in una nota -, la crisi educativa e sociale prodotta da questo anno scolastico spezzato va inserita fra le emergenze da affrontare con maggiore coraggio e decisione. Il comitato di esperti ha rilasciato le sue indicazioni per la riapertura a settembre, ma al di là dei princìpi ciò che conta è come queste indicazioni verranno operativamente declinate da scuole e enti locali”.

“Siamo ormai a giugno - sottolineano i genitori - i tempi sono strettissimi e forte è il timore che vengano recepite solo le indicazioni più facili e restrittive; che il distanziamento sociale, in edifici totalmente inadeguati dal punto di vista igienico e strutturale, con organici drammaticamente insufficienti, venga tradotto in didattica a distanza, doppi turni e/o tempo scuola ridotto per le superiori e in 'classi prigione' da cui esce il meno possibile per gli altri cicli; che, in assenza di risorse umane e materiali sufficienti, vengano sottratte preziose ore all’apprendimento”.

“Per un ritorno a scuola che accolga le indicazioni degli esperti ma che non sia penalizzante per bambini e ragazzi è invece necessario un radicale ripensamento del modo di fare e stare a scuola e lo stanziamento di fondi ingenti, che ne permettano la realizzazione. Le associazioni e i comitati genitori di Roma prendono dunque la parola, per comunicare la loro idea di una scuola che, aprendosi creativamente al territorio e alla costruzione di reti ad alta densità educativa, sia perfettamente in grado di dare vita ad un modello di didattica in presenza che non escluda nessuno. Chiediamo che l’esperienza della didattica a distanza (che come è ormai evidente aumenta le disuguaglianze, escludendo i più vulnerabili o chi ha bisogni educativi speciali, toglie ogni argine alla dispersione scolastica e sottopone gli studenti ad un'eccessiva esposizione agli schermi con possibili danni fisici e psichici) sia limitata al massimo, anche alle superiori”.

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