Roma
Storace consiglia a Zingaretti di prendere le distanze da Marino
“La sfiducia al presidente Zingaretti non è un atto rituale ma politico. La presentiamo per dire basta all'incertezza istituzionale, alla paura tra i consiglieri, all'indifferenza di fronte ad una questione morale che emerge in maniera spaventosa e umiliante”. Lo afferma in una nota Francesco Storace, vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio e segretario nazionale de La Destra.
“Sappiamo che Zingaretti non ha intenzione di mollare. Anche lui fa parte della genia degli attaccati al potere, come Renzi e Marino – prosegue Storace – per loro conta solo resistere. Pensando alla scorsa legislatura, crediamo non ci sia proporzione tra i rimborsi ai gruppi consiliari di allora e le collusioni con la criminalità mafiosa. Se si pretesero ieri le dimissioni della Polverini che cosa dovrebbe accadere oggi? Faranno spallucce: hanno il terrore del voto popolare, soprattutto dopo essersi accorti che l'elettorato di opinione - quelli non legato alle clientele di potere - se non resta a casa si accomoda presso altri lidi, che siano il centrodestra, le liste civiche o i grillini. Il Pd – aggiunge Storace su Il Giornale d’Italia – non può permettersi di perdere la regione Lazio, troppa gente andrebbe a spasso. Per questo voteranno compattamente no alla nostra mozione di sfiducia. Zingaretti farebbe molto bene a dissociarsi dal comportamento ridicolo di Marino: prima governatore si stacca dall'abitino cucito come siamesi a lui e al sindaco, prima ha la possibilità di salvare la pelle da un destino rischioso. Almeno dica qualcosa di nuovo rispetto ai giorni scorsi, annunci che finalmente ha deciso di spostare le dirigenti della centrale acquisti indagate nell'ambito dell'inchiesta sulla famigerata gara Cup, spieghi come intende condurre alla ragione un Segretario Generale che non ha vinto alcun concorso ma che considera la regione come cosa sua, dia uno sguardo alla nostra proposta di legge 'tagliamani', magari, e dica – conclude Storace – se è almeno d'accordo a chiudere i rubinetti della cooperazione a chi finanzia partiti e soggetti politici”.