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Roma
Talpa in Procura, condannato a 5 anni De Vivo, il fidanzato di Marianera

Condannato in primo grado a cinque anni il fidanzato di Camilla Marianera, Jacopo de Vivo per l'inchiesta della talpa in Procura. Secondo i giudici il ragazzo si era trasformato in un postino della malavita e nel mediatore dei rapporti tra l’aspirante avvocatessa Camilla Marianera e Luca Giampà, il compagno di Mafalda Casamonica disposto a pagare per ottenere le informazioni riservate che la ragazza riusciva a carpire tra i corridoi della procura di Roma.

Il pm aveva chiesto 8 anni di reclusione

La condanna

De Vivo, al termine del processo celebrato con rito abbreviato, è stato condannato a scontare cinque anni di carcere. Dovrà anche risarcire il ministero della Giustizia e presidenza del Consiglio dei Ministri, entrambi parti civili nel processo per mezzo milione di euro.

Informazioni segrete

Secondo l’accusa ha trafficato informazioni che dovevano restare segrete. Lo ha fatto insieme alla sua ragazza, Camilla Marianera, che avrebbe convinto una talpa rimasta ignota a rivelare notizie sul conto dei criminali. De Vivo, figlio di Peppone, storico capo ultrà giallorosso scomparso 8 anni fa, si è sempre difeso spiegando di aver millantato al telefono amicizie e rapporti.

I giudici non hanno creduto alla difesa delle millanterie

Il pm Giulia Guccione ha chiesto e ottenuto la condanna del ragazzo. Il magistrato ha anche dato parere favorevole agli arresti domiciliari. Del resto l’imputato, accusato di corruzione in atti giudiziari, era in carcere da oltre un anno. Sarebbe stato lui a occuparsi di mantenere i contatti con gli acquirenti. Non solo Luca Giampà. Sarebbero state almeno una decina le persone disposte a pagare tra 300 e 700 euro per conoscere “gps sotto la macchina…predisposto di pedinamento su via, sotto casa…c’ha il telefono sotto controllo”, come spiegavano gli arrestati a un cliente.Nonostante due diversi processi l’inchiesta non è terminata.

Altro fascicolo

Mentre è in corso il processo a carico di Camilla Marianera, che ha deciso di essere giudicata con rito abbreviato, un fascicolo è ancora all’attenzione dei magistrati di Roma: cercano di chiarire quelli che il gip ha descritto come “rapporti opachi con soggetti che esercitano funzione amministrativa". 







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