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Roma
Termovalorizzatore Roma: il sogno di Acea ma il Comune strizza l'occhio a Hera

Termovalorizzatore Roma, Acea strizza l'occhio al Comune di Roma e da giorni l'Ad Giuseppe Gola si allena alla gara che il commissario per il Giubileo dovrà bandire. Ma quella di Acea è solo una speranza, una sorta di disponibilità a partecipare alla competizione sulla quale hanno già messo gli occhi due giganti: il gruppo Emiliano Hera con i suoi 167 impianti di riciclo del rifiuti e ben 9 impianti di termovalorizzazione.

E poi c'è il gigante europeo Veolia, attraverso la Siram Veolia che spazia dall'acqua ai rifiuti con esperienza internazionale nel trattamenti e una serie di impianti al nor Italia e Toscana e una serie di impianti ceduti alla stessa Hera.

Il "conflitto di interessi" di Acea

Ma Acea dovrò fare i conti anche con un pericolosissimo conflitto di interessi. Partecipata al 51% dal Comune di Roma (che ne è quindi quasi proprietario) ha in pancia la partecipazione dei francesi di Suez e da Fincal la spa di proprietà del Gruppo Caltagirone con poco più del 2%. Ora è chiaro che una gara del valore di 700 mln di euro, bandita dal Governo attraverso il commissario-sindaco Roberto Gualtieri, è difficile che venga aggiudicata a una “costola” del Comune senza che altri player internazionali presentino un minimo di ricorso. E questo è il vero pericolo che incombe sul progetto di Roberto Gualtieri. E meno che invece di una gara, il Governo decida per la soluzione del general contractor al quale affidare tutto il lavoro di progettazione e realizzazione e poi affidare la gestione all'Ama, garantendo così un futuro certo alla stessa Ama.

Dietro i rifiuti un mare di energia a basso costo di produzione

Infine, c'è il nodo dei proventi della cosiddetta termovalorizzazione, cioè l'incenerimento dei rifiuti e la produzione di energia elettrica. La guerra in Ucraina e lo scenario internazionale, rendono il termovalorizzatore da 600 mila tonnellate l'anno una fonte di energia diretta stimata tra i 280 e i 300 milioni di kilovatt ora, pari a 2000 megawatt. Insomma, più che a risolvere il problema dei rifiuti di Roma, il vero business dell'impianto che sorgerò a Santa Palomba è una gigantesca centrale di produzione di elettricità che fa gola a tutti, Acea in particolare, destinata nei progetti di Gualtieri ad acquisire Ama per completare il ciclo dei rifiuti. Operazione, questa, ipotizzata persino da Carlo Calenda ma tutt'ora impossibile perché finirebbe per scaricare il debito di Ama sulla multiutility dell'energia. Con in pancia il contratto per la gestione del mega impianto, lo scenario cambierebbe totalmente e la “fusione” societaria potrebbe avere un futuro.

... e un mare di denaro

Insomma, dietro il progetto del mega inceneritore, che per funzionare dovrebbe bruciare anche la differenziata per lavorare a pieno regime, vista la produzione di differenziato a Roma, c'è una montagna di soldi tra realizzazione, gestione e manutenzione e produzione di energia. Ecco perché il mega impianto romano è diventato già un caso internazionale. E gli appetiti si sono moltiplicati, così come le candidature spontanee a realizzarlo.

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