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Roma
Tivoli, prigioniere dei mariti in casa: botte e sevizie. Arrestati 2 musulmani
Violenza sulle donne

Ancora casi di violenza domestica in provincia di Roma, questo volta con due episodi che coinvolgono due donne residenti a Tivoli. Sposate con uomini di fede musulmana, spesso per motivi religiosi erano vittime della furia dei propri mariti: questi uomini, secondo i racconti delle due vittime, erano soliti sfogare le frustrazioni con botte e maltrattamenti e sevizie, in una situazione divenuta ingestibile. Condizione che, nel tempo, ha portato le stesse signore a denunciare le gravi violenze subite.

Mariti violenti

Gli investigatori del Commissariato Distaccato di Tivoli, coordinati dal “Gruppo uno” della Procura tiburtina, hanno eseguito nei confronti del cittadino egiziano M.Y.A.A. di anni 55, la misura cautelare degli arresti domiciliari con applicazione del dispositivo di elettronico di controllo, il cosidetto braccialetto elettronico. Il provvedimento, emesso dal GIP del Tribunale di Tivoli su richiesta di questa Procura della Repubblica, si è reso necessario poiché l’uomo, indagato per i maltrattamenti in ambito domestico nei confronti della moglie, cittadina di nazionalità romena di anni 51, nonostante fosse già gravato dalla misura cautelare dell’allontanamento dalla casa famigliare, del divieto di avvicinamento alla parte offesa con “braccialetto elettronico” e, ancora, del divieto di dimora nel comune di Guidonia Montecelio, ha continuato ad assillare la donna tramite i social media, l’ha avvicinata più volte ed ha continuato a dimorare nel comune di Guidonia Montecelio, del tutto incurante delle restrizioni in atto.

Le indagini

L’attività d’indagine dagli agenti del Commissariato, che hanno attentamente monitorato gli spostamenti dell’indagato accertando le violazioni alle prescrizioni imposte e le segnalazioni della stessa vittima, hanno permesso l’emissione della misura cautelare da parte dell’A.G. Il 19 settembre 2023, gli investigatori del Commissariato Distaccato di Tivoli, coordinati dal “Gruppo uno” della Procura tiburtina, hanno eseguito nei confronti del cittadino italiano C.M.A. di anni 36, la misura cautelare della custodia cautelare in carcere.

Violenze ripetute

Il provvedimento, emesso dal GIP del Tribunale di Tivoli su richiesta di questa Procura della Repubblica, si è reso necessario poiché l’uomo è indagato per le gravi e reiterate violenze fisiche e psicologiche che, da anni, ha posto in essere nei confronti della compagna e convivente, una cittadina italiana di anni 33. Comportamenti che, come si legge nell’ordinanza emessa dal G.I.P., “… pur se realizzate in momenti successivi, sono collegate a un nesso di abitualità ed avvinte nel loro svolgimento da un’unica intenzione criminosa di ledere l’integrità psicologica e morale della persona offesa così rendendo del tutto impossibile la convivenza”.

Minacce di morte

L’indagato ha sottoposto la convivente a violenze fisiche, a continue sopraffazioni e minacce di morte, prevaricazioni che nel tempo hanno annichilito la volontà e distrutto l’autostima della donna; negli anni, inoltre, ha sottoposto la donna a un costante controllo, monitorandone l’utilizzo del cellulare e dei social, impedendole di uscire con i suoi amici e di intrattenere rapporti con i suoi familiari, anch’essi vittime delle minacce e delle aggressioni perpetrate dall’uomo. Le indagini dunque hanno consentito di accertare il pesante clima di coercizione a cui la vittima era sottoposta da anni.

Il secondo arresto

Nell’agosto scorso, nell’ultimo, ennesimo intervento effettuato dalle pattuglie della Polizia di Stato presso l’abitazione della coppia a seguito di una violenta aggressione subita dalla vittima, la donna ha finalmente presentato denuncia nei confronti del compagno ed è stata collocata in una struttura protetta, apparentemente determinata nell’interrompere definitivamente la relazione. Dopo qualche settimana, la donna è nuovamente tornata a vivere con l’uomo per l’assenza di un contesto ambientale favorevole. Anche in questo caso l'indagato è un musulmano violento. Le indagini e gli elementi di prova raccolti durante l’attività di polizia giudiziaria hanno fatto emergere un quadro indiziario a carico dell’indagato chiaro e preciso. L’accertato pericolo di recidiva delle condotte criminose e il concreto rischio per l’incolumità della vittima, che si è dimostrata assolutamente priva di autonomia decisionale e incapace di sottrarsi dal compagno nonostante le indicibili violenze subite, hanno determinato le esigenze cautelari nei suoi confronti compendiate nella misura cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Tivoli.

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