Tre milioni da usura e rapine: sequestrato il tesoro dei rom - Affaritaliani.it

Roma

Tre milioni da usura e rapine: sequestrato il tesoro dei rom

Risultavano nullatenenti a parte quella che al catasto risultava una modesta casetta. L’indagine svolta dalla guardia di Finanza di Frosinone, ha accertato una verità diversa dando alla coppia di rom, da anni residenti nel capoluogo ciociaro, una immagine diversa dal classico “due cuori e una semplice capanna”.
Confiscati beni per un valore di 3 milioni di euro. Un patrimonio immobiliare di tutto rispetto per i due, nullafacenti e nullatenenti; un patrimonio completamente sconosciuto al Fisco mentre loro, invece, sono ben noti alla giustizia. Infatti a carico del due ci sono precedenti per usura e rapina, business i cui utili, certamente non potevano essere dichiarati. Una villa su due piani con ampi terrazzi e porticato ed annesso parco; questa era la loro casa che al catasto risultava solo un modesto fabbricato. Ma le loro ricchezze comprendevano anche altri due immobili non censiti allo stesso catasto e due terreni per complessivi 18mila metri quadrati. Tre milioni, quindi, il valore dei beni che già lo scorso anno sono state sequestrate su ordine del tribunale di Frosinone finalizzando quell’atto proprio alla confisca. Un patrimonio il cui possesso, secondo le indagini svolte dalla Guardia di Finanza di Frosinone, non poteva essere giustificato dalle attività lecite dei due, e che, invece sarebbe da ritenersi, secondo gli inquirenti, frutto di attività illecite. In questi giorni è arrivata anche la confisca, cioè un atto della sezione misure di prevenzione del Tribunale con il quale i due perdono il possesso di quei beni. Certamente è un primo grado di giudizio e i successivi, qualora i due indagati facessero appello, dimostreranno la tenuta dell’accusa. Un patrimonio, distribuito tra il centro di Frosinone e l’immediata periferia, che la coppia rom avrebbe accumulato negli anni 90 senza alcuna giustificata risorsa finanziaria dichiarata , per cui la Guardia di Finanza di Frosinone ha proposto l’applicazione di misure di prevenzione patrimoniali ai sensi della vigente normativa antimafia. Una operazione che ha permesso di aprire anche un secondo spaccato investigativo. Indagando sui loro beni, infatti, i finanzieri si sono imbattuti anche nei loro conti correnti trovando elementi significati sul fatto che i due potessero essere ancora in attività, ovviamente illecita. L’esame dei rapporti bancari, infatti, quello riferiti alla coppia di indagati, ha permesso di rilevare nuove condotte sospette, sintomatiche dell’esistenza di prestiti di denaro a tasso usurario, per cui in collaborazione con la Procura della Repubblica di Frosinone sono in corso specifiche indagini di polizia giudiziaria.
Insomma, si ipotizza che i due potessero essere ancora coinvolti in episodi di usura ma questa resta, ovviamente, una ipotesi ancora tutta da riscontrare. Al momento resta confermata la confisca dei beni. Uno strumento giudiziario che mina le tasche di chi ha guadagnato con attività illecite rinvestendo i proventi in beni apparentemente scollati da quelle malefatte. Le case, oggetto della confisca, inoltre, sono abitate dagli indagati e da loro amici o parenti. Se il giudizio di Confisca venisse confermata potrebbe accadere, così come accaduto in altre circostanze, che agli occupanti ex proprietari venga chiesto di pagare anche una forma di affitto per il periodo in cui le hanno occupate.