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Roma
Turismo Roma, la Raggi se lo dimentica: zero investimenti e scommessa persa

Turismo a Roma, la grande scommessa della Giunta M5S di Virginia Raggi è persa: dopo le tante promesse e gli annunci fatti, il sindaco si dimentica del settore facendo diventare la Capitale la città italiana con più di 250mila abitanti che investe meno nel turistico, spendendo solo 2,94 euro pro capite. Una miseria se si pensa al patrimonio artistico della Città Eterna.

Quello che per la Raggi voleva e doveva assere l'ancora di salvezza, il punto di forza, il settore dove spingere per riconquistare l'elettorato perso, si è trasformato nella mazzata definitiva che potrebbe condannarla al ko al primo turno alle prossime comunali del 2021. A mettere l'attuale prima cittadina spalle al muro ci ha pensato Openpolis pubblicando i dati Istat della vocazione turistica delle singole località.

Andando ad analizzare la categoria “Grandi città con turismo multidimensionale”, composta dai 12 comuni con più di 250.000 abitanti, ecco qui che salta subito all'occhio come Roma sia la grande città italiana che investe meno nel settore. Nella classifica per spesa pro capite, Roma è ultima con 2,94 euro preceduta da Milano (3,22€) e Napoli (3,35€). In testa c'è Venezia, città che investe nel turismo ben 17,40 euro pro capite, seguita da Bologna (17,21€) e Bari (13,21€).

Quando si parla di investimento sul turismo da parte delle amministrazioni comunali ci si riferisce al funzionamento delle attività e dei servizi dedicati, per la promozione, lo sviluppo, la programmazione e il coordinamento delle iniziative sul territorio. Queste spese comprendono sussidi, prestiti e contributi a favore degli enti e delle imprese che operano nel settore, le uscite per le attività di coordinamento con gli ambiti del trasporto, alberghiero e della ristorazione e con gli altri settori connessi a quello turistico, per la programmazione, la partecipazione e l’organizzazione di manifestazioni turistiche e campagne pubblicitarie, per la produzione e la diffusione di materiale promozionale, per il funzionamento degli uffici turistici di competenza dell’ente e per il coordinamento degli albi e delle professioni turistiche. Ma i comuni investono in turismo anche prevedendo contributi per la costruzione o ammodernamento delle strutture dedicate alla ricezione, come alberghi, pensioni, villaggi, ostelli per la gioventù e agriturismi. Infine, nei bilanci troviamo anche le spese per manifestazioni culturali, artistiche e religiose che abbiano come finalità prevalente l’attrazione turistica, e per la programmazione e il monitoraggio delle politiche territoriali in coordinamento con i finanziamenti comunitari e statali.

Al contrario però, se consideriamo invece la spesa in termini assoluti Roma balza in prima posizione con 8,43 milioni di euro, a fronte di uscite pari a 5,4 miliardi di uscite in bilancio. A dimostrazione che la Capitale potrebbe investire ancora di più nel turismo c'è il fatto che tra le prime 15 città italiane per investimenti spuntano diversi comuni demograficamente minori e località note per la loro vocazione turistica. Ecco quindi località di mare e montagna come Sanremo, Livigno, Riccione e Jesolo, Merano (107,51€ pro capite) o Castelrotto, borgo del bolzanese di circa 6.800 abitanti che spende 429,85€ pro capite.

Un fallimento quello della Giunta Raggi confermato anche dai tardivi aiuti al settore romano a fronte dell'emergenza Coronavirus con la maggior parte degli alberghi romani che o non ha ancora riaperto o è rimasto vuoto per tutta l'estate. L'unica mossa della Giunta è stata quella di presentare il bollino “RomaSafeTourism”, un adesivo che le strutture ricettive della città sicure dal Coronavirus possono attaccare sulla porta d'ingresso a mo' di trofeo. “Il messaggio che vogliamo trasmettere è quello di una Roma aperta, dinamica, divertente, pronta a ripartire e all'interno della quale ogni viaggio è possibile”, ha detto la Raggi.

Un bollino per rialzare un settore messo in ginocchio dal Covid-19, una scelta attaccata da più fronti. Sarà proprio qui, nel turismo, che i futuri candidati sindaci si giocheranno molte delle loro carte in vista delle comunali della prossima primavere. La sfida è aperta.

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