Un amore nato ai Parioli e solo rinviato. Si sposano in Portogallo, la festa in Italia - Affaritaliani.it

Roma

Un amore nato ai Parioli e solo rinviato. Si sposano in Portogallo, la festa in Italia

di Roberta Savona

Era un giorno come molti altri, fatto di milioni di cose da fare, quando al telefono rispondo ad un'amica entusiasta, che con voce piena mi dice "Due donne si sposano in Portogallo e festeggiano in Italia!". La mia curiosità, quel misto di femminilità (qualcuno stenterà a crederlo) ed intelligenza che mi smuove dentro, mi porta a conoscerle e a seguirle in questo breve ma importante passo della loro esistenza. Alessandra e Cristina, che per facilità chiamerò A. e C., sono due donne la cui storia comincia negli ormai lontani Anni '70... Era il quarto ginnasio all'istituto religioso sito nel quartiere Parioli, dove la divisa blu e la camicia celeste, facevano da specchio alle gonne a pieghe ed ai tacchi di Cervone. Le più alternative come A., indossavano clark o zoccoli anticonformisti. Era il '76 a Roma Nord e di quel tempo sembra essersi persa la memoria, fino a quando C. non comincia a parlare, raccontando di sé e di quella storia chiamata vita...
Due estrazioni sociali molto simili, eppure tanto distanti... C., cuore impavido e rifugio delle amiche inconsolabili; quella figura responsabile a cui tutte le mamme si affidavano. Quel fascino della sicurezza, a cui molte compagne erano sensibili. Tra le tante c'era A., rivoluzionaria e senza paura, curiosa ed avida di vita, a tal punto da decidere di cambiarla fuggendo da quell'esistenza che a 18 anni le andava forse un pò stretta. Anche A. subiva lo charme di C., "compagnona divertente" che nella scuola femminile pariolina, era punto di riferimento per tante ma non per A., che la guardava ancora da lontano... Passano gli anni e le strade si dividono. Piccoli e brevi incontri fortuiti costellano il decennio che stava arrivando, fatto anche di dolore e grandi cambiamenti, come quello di C., che dopo più di un anno trascorso oltreoceano, torna da New York con una nuova consapevolezza. La sua omosessualità non era una colpa e come tale, andava vissuta. C. comincia a lavorare, si afferma professionalmente alla scuola fisioterapica. E' adulta e vive le sue esperienze in un'Italia non ancora matura e troppo poco libera dal pregiudizio. Il decennio trascorre e dopo vent'anni, C. incontra A. ad una riunione di ex liceali. "Sembra un film rivederla... C. era bella come vent'anni prima" mi dice A., con un sorriso che non ha parole disponibili per essere descritto. In quel ventennio di contro, A. aveva vissuto le sue esperienze rivendicando una libertà sessuale che l'aveva portata a frequentare donne, ma anche ad un matrimonio e ad un figlio. Anche quell'incontro però passa così, come un sorso d'acqua pulita che ci disseta un momento, sotto il sole torbido dell'estate... ma la sete, non era ancora placata.
Nel 2009, dopo quasi trent'anni, A. continua la sua vita piena, una vita di mamma e di compagna... ma le manca qualcosa. Le manca quella C. che al sol vederla, la faceva sentire completa. Le due si ritrovano con un messaggio, un'aggiunta su Facebook (è ormai l'epoca dei social network), ma si lasciano ancora con una frase di C., che finirà per essere tatuata sul braccio di A. ..."Non sai che te sei persa", recita solenne l'omero di A. e lei me lo mostra con la fierezza di chi finalmente aveva chiuso un cerchio. Di chi si era accorta ch'era sempre stata nel posto sbagliato, al momento sbagliato. Anche Radio Onda Rossa l'aveva aiutata. Le tante dirette e le mille parole ascoltate via etere, l'avevano aiutata dandole forza. E poi c'era quell'icona sul monitor che ritraeva C., l'unico vero traguardo che A. voleva raggiungere. Dopo trent'anni le due decidono di incontrarsi. Lo fanno di nascosto, lontano da occhi indiscreti e quando C. vede A. da lontano, comprende che in nessun altro posto avrebbe mai voluto essere, se non al suo fianco. Gli occhi di C. si gonfiano di lacrime e la voce è frammentata. Dopo tutto questo tempo, ancora non trova le parole per spiegare quell'emozione, per illustrare quel dipinto che i suoi occhi avevano di fronte. Così, comincia un percorso. Così cominciano a camminare insieme, su una strada in salita e piena di ostacoli, ma che le vede sempre e costantemente, mano nella mano. Nei loro occhi c'è l'Amore ed anche quell'impressione d'aver perso trent'anni, ma d'aver raggiunto finalmente la loro meta. Un traguardo che hanno coronato lo scorso 21 novembre ad Oporto, con la presenza del figlio di A., ch'è stato testimone della loro unione.
Il festeggiamento per gli amici, parenti e per tutte quelle persone che sono felici per loro, sarà il prossimo 5 dicembre presso l'Hostaria KarmaZeta, dove le due spose con un pò di timore iniziale hanno chiesto ospitalità, senza immaginare di trovare l'accoglienza e la partecipazione delle due titolari Serena e Camilla e dove ad attenderla, ci sarà anche una mia personale sorpresa... la meravigliosa Albadoro Gala, burlesque performer internazionale, si esibirà con un numero a loro dedicato...
Prima di congedarci, chiedo loro cos'hanno provato. Cos'ha voluto dire quello scambio di firme e di promesse in terra portoghese. Entrambe mi guardano negli occhi e dicono di esser felici. Entrambe ricordano il momento come pieno di emozione e gioia indescrivibile, ma il velo di tristezza e l'incapacità di comprensione dell'Amore in terra italiana, le riporta subito al presente. Di colpo sono di nuovo qui, a Roma, in Italia, dove le ferie per il matrimonio non sono concesse, se non di tradizionale unione si parli... "Andare fuori dall'Italia per sancire l'unione di due persone è incredibile" mi ripetono. "L'assurdità di queste faccenda non ci da pace", continua A. con lo sguardo contrito... "Non vogliamo toglier nulla alla tradizione, ma vorremmo solo avere pari diritti, visto che i doveri li ottemperiamo tutti". E così, guardandoci negli occhi e ridestandoci da quel torpore dato dai ricordi del passato e dalle speranze per il futuro, ci diciamo che presto qualcosa dovrà cambiare. Perché questa vita appartiene a chiunque di noi la stia vivendo e perché non c'è altra definizione migliore che descriva l'Amore, se non quella di Unione.