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Roma
Virginia Raggi e l'M5S al “lavoro”, “la caduta di Roma non ha mai fine”

di Andrea Catarci *

In pochi giorni si è avuta l’ennesima e superflua conferma di come la sindaca Raggi e il M5s capitolino stiano trascinando Roma sempre più in basso, in una caduta che sembra non finire mai.

Prima è arrivato il dodicesimo rapporto dell’Agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici di Roma Capitale, che nell’indagare la percezione dei cittadini ha consegnato un quadro disastroso: sono complessivamente in calo i giudizi su tutto, eccezion fatta per l’acqua che, dopo le difficoltà del recente passato, registra il gradimento più alto con 7,8, in crescita di 0,3. Per il resto, se è vero che il giudizio medio dei cittadini non raggiunge la sufficienza dal 2014, è altrettanto innegabile come nel 2019 peggiori sensibilmente rispetto a dodici mesi prima: sulla metropolitana sconta i continui disservizi e la chiusura di alcune stazioni centrali e passa da 5,8 a 5,0; sul trasporto pubblico di superficie - autobus e tram - scende da 4,4 a 4,1; sulla sosta a pagamento da 5 a 4,8; in tema di igiene urbana, per la raccolta rifiuti scende da 3,8 a 2,7 e per la pulizia delle strade da 3,5 a 2,8; riguardo all’illuminazione pubblica per la prima volta non raggiunge la sufficienza, 5,8 dal precedente 6,1. I taxi sono valutati come appena sufficienti, i servizi culturali e sociali sono sopra il 6 – tranne il 5,5 di alcune voci municipali - ma comunque in discesa nella valutazione.

L'Ama nel caos

Poco dopo si è consumato l’ennesimo scontro tra il Campidoglio e l’Ama, che ha portato alla nomina di Stefano Zanghis a seguito delle dimissioni del consiglio d’amministrazione presieduto da Luisa Melara, votato soltanto l’estate scorsa, il sesto in meno di tre anni e mezzo in cui si erano già avvicendati gli amministratori unici Daniele Fortini, Alessandro Solidoro, Antonella Giglio, Massimo Bagatti e il cda guidato da Lorenzo Bagnacani. Formalmente la causa sono ancora quei crediti relativi ai servizi cimiteriali già costati l’addio dell’ex assessora Pinuccia Montanari. In realtà la faccenda in sé è evidentemente di poco conto, considerando che si tratta di 18 milioni di euro rispetto agli oltre 700 garantiti all'azienda dal contratto di servizio. Allora, era l’aprile del 2019, l’ex presidente Bagnacani denunciò le pressioni con cui si sarebbe preteso di truccare i conti e chiudere in rosso il bilancio 2017 - ancora non approvato –, scelse di passare la mano e depositò un esposto in procura. Oggi, in un atto d’accusa sintetizzato nelle sei pagine inviate alla Sindaca Raggi, il management rintraccia “nell’inerzia assoluta” e nella “mancanza di una concreta e fattiva collaborazione con Ama da parte del Comune” le ragioni principali delle attuali criticità, che deflagrano ulteriormente portando dall’emergenza periodica all’allarme permanente, con l’Ordine dei Medici che segnala il rischio di infezioni e l’Associazione dei Presidi del Lazio le oscene condizioni igieniche nei pressi degli istituti scolastici. Per di più non c’è solo la difficoltà a raccogliere i rifiuti e il progressivo diffondersi di cumuli maleodoranti fuori dai cassonetti.

Rifiuti, il fallimento è nella differenziata e nel porta a porta

C’è anche la difficoltà a procedere alla manutenzione dell'unico impianto di Trattamento Meccanico Biologico pubblico rimasto, quello di Rocca Cencia, che lavora 750 tonnellate di rifiuti indifferenziati al giorno - mentre i due privati di Malagrotta saranno utilizzabili solo dal 14 ottobre in modo parziale e dal 30 novembre con piena operatività -; c’è la difficoltà a incrementare la raccolta differenziata porta a porta, che non è mai decollata e ha segnato un brusco stop fino alla regressione di luglio scorso; c’è la difficoltà a elaborare un piano industriale e a impedire la perdita in termini di valore e impianti di un’azienda pubblica che conta oltre 7.500 dipendenti e che applica l’aliquota Tari più alta d’Italia; c’è lo zero assoluto in tema di progetti per realizzare impianti per trattare l’indifferenziato, per ammodernare il modello di raccolta, per ridurre i rifiuti, per aprire filiere di riuso.

Il caso Roma Metropolitane

Ancora poche ore e, per non essere disturbata nella riunione che dava il via al processo di messa in liquidazione di Roma Metropolitane, la giunta Raggi non ha esitato a scatenare la polizia contro i lavoratori a rischio di licenziamento, oltre che su consiglieri comunali e dirigenti sindacali presenti. Sono già considerati in esubero in 45 dipendenti sul totale di 175 e, a ottobre 2019 e non è stato fatto nulla per utilizzare i 426 milioni di euro stanziati dal governo nel 2017 per l’adeguamento antincendio e l’ammodernamento della linea A e della linea B. Per questi motivi non convincono le parole dell’assessore al bilancio Gianni Lemmetti, che nel tentativo di gettare acqua sul fuoco ha sottolineato come siano garantite la continuità delle opere infrastrutturali e la presentazione di un piano industriale. Tanto più ora che per la metro C non ci sono più né soldi né progetti, vanno superate rilevanti questioni amministrative e ingegneristiche ed è alle porte un nuovo contenzioso con il consorzio incaricato.

Roma, l’alternativa per voltare pagina

Il fallimento dell’esperienza targata M5s è ormai conclamato. Con ostinazione, mista a una buona dose di indifferenza per le sorti della città, la Sindaca Raggi continua a rifugiarsi nel racconto fantastico di un brillante domani, mentre non smette di collezionare errori su errori e di promuovere a incarichi di governo personaggi di secondo piano, con l’unico merito curriculare di rappresentare qualche sotto corrente dello schieramento grillino. Da par suo la destra a trazione leghista, liberatasi dai lacci del governo nazionale che la costringevano a mantenere il tiro basso, ha aperto il fuoco con tutti i suoi cannoni e persegue l’obiettivo di annientare la città insieme ai suoi attuali amministratori.

Salviamo Roma da Alberto da Giussano

Va difesa Roma dai barbari di Alberto da Giussano e, insieme, vanno pretese immediatamente le dimissioni della Sindaca, per impedire a lei e ai suoi di produrre altre macerie, da moderni lanzichenecchi quali si stanno dimostrando. Un passo concreto in questa direzione può essere rappresentato dallo sciopero del personale delle partecipate convocato per il 25 ottobre, primo atto significativo di resistenza alla mala gestione di questi anni. Intanto cresce di intensità la vertenza sul patrimonio da destinare al miglioramento della vita nei quartieri, che in questo momento passa per le numerose realtà socio-artistico-culturali sotto minaccia di sgombero e in particolare per Lucha y Siesta: a difesa di un’eccellenza capace di erogare servizi fondamentali e di rafforzare l’autorganizzazione e la cultura femminista si è creato un fronte allargato, contrapposto alla giunta grillina intenzionata a azzerare tutto per qualche spicciolo. C’è poi da rilevare come si stiano riducendo consistentemente, in generale, sia la schiera degli “indulgenti” che quella dei sostenitori aperti alla maggioranza attuale, con incrinature che minano visibilmente lo stesso microcosmo pentastellato. Ci sono, infine, i quattro Municipi guidati dalle coalizioni progressiste, dove nell’irrobustire il protagonismo delle comunità locali si sta già lavorando a gettare le basi per un progetto di governo metropolitano. Dall’incontro di queste situazioni frammentate e diverse - sindacali, sociali, politiche, istituzionali –, oggi in prima linea nell’opposizione, può nascere un primo aggregato impegnato sul terreno dell’alternativa, che mentre cerca di affrettare l’epilogo dell’indecente giunta Raggi fa contemporaneamente vivere un laboratorio di approfondimenti e pratiche esperienziali sulla Roma che verrà, cimentandosi con l’arduo compito di avviare un percorso di rinascita. Aldilà delle diffidenze, della sensazione di inadeguatezza e dei timori di ognuno viene da chiedersi: se non ora, quando?

* Andrea Catarci, Movimento Civico

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