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Roma
Vladimir Khasiev pittore della luce, delle armonie e delle trasparenze

di Sergio Moschetti

Si è conclusa domenica 28 ottobre la mostra con la quale Vladimir Khasiev ha riproposto presso la Sala Morgana di Roma le sue visioni pittoriche fatte di luce, di trasparenze, di armonie nascoste, di poesia che donano vita nuova alle immagini di ogni giorno.

 

Attraverso i suoi acquarelli  Roma diviene la principale protagonista di un colloquio intimo e poetico che coinvolge lo spettatore e lo accompagna in una lettura armonica e sognante di una citta mai banale fino a farne penetrare i segreti più intimi e mai contaminati dalla banalità di quegli  ambienti e di quelle prospettive sulle quali l’artista si sofferma quasi per abbracciarli.

Le oltre 30 opere esposte nella mostra degli acquarelli di Vladimir Khasiev rappresentano per lo più un inno a Roma con le sue strade, i suoi cortili, i suoi monumenti, i suoi angoli più segreti; un viaggio in cui l’artista conduce per mano lo spettatore in un percorso immaginario che  attraversa il tempo e lo spazio; dopo una breve sosta al Portico di Ottavia davanti a uno dei templi della cucina giudea, prosegue nella vicina di Sant’Angelo in Pescheria, e, quindi nel Vicolo del Polverone, per passeggiare nel Quartiere Regola, fermarsi insieme ad un gruppo di ciclisti ad ammirare un angolo del Pantheon, spostarsi su Porta Maggiore, e quindi nel Foro Traiano, con i suoi silenzi di armoniosi a richiamare un nobile passato, scoprire gli intimi ambienti del Castello della Cecchignola sulla via Ardeatina, per arrivare  alle prospettive armoniose della cupola della chiesa della Gran Madre di Dio a Ponte  o all’immaginifico  portale d’ingresso al quartiere Coppedè, stravagante e misterioso, trionfo della visione onirica del grande architetto Fiorentino.Ma Vladimir non si ferma a Roma ma si muove con la sua arte sul Lago di Albano,  nella prospettiva di una barca pronta a salpare su un acqua silente, la spiaggia di Tortoreto con l’esplosione solare di ombrelloni rossi, l’intima visione di un pozzo nel cortile del Museo della carta di Fabriano, la stazione di Ciampino, che ricorda nelle sue sfumature la Gare di Saint Lazare di Monet, la visione  gioiosa di una Venezia luminosa vista dal Canal Grande.

Rapiti da tanta armonia, coloro che hanno  affollato la splendida Sala Morgana, nobile ambiente del palazzetto della famiglia Margani, nei tre giorni della mostra hanno voluto gratificare il maestro con una grande partecipazione  ricca di apprezzamenti entusiastici

Non è la prima volta che Vladimir Khasiev stupisce proseguendo quel cammino che da San Pietroburgo, dove è nato nel 1947 ed ha sviluppato la sua cultura artistica, lo ha portato a Roma nel 1987  seguendo le orme dei romantici pittori russi e qui si è fermato, prendendo anche la cittadinanza Italiana, volendo continuare a deliziarci delle sue armoniche visioni. Dalla sua prima personale, tenutasi a Roma nel 1982 con i lusinghieri  commenti di Antonello Trombadori, sono seguite numerose esposizioni sia in gallerie private o in musei di importanti città quali, oltre Roma, Venezia, Firenze, o presso Istituzioni pubbliche come  i Musei Civici di Albano o le Scuderie Aldobrandini di Frascati. Nel 2008, è stata realizzata la prestigiosa rassegna curata dall’Università degli Studi di Roma – Tor Vergata a Villa Mondragone e, più recentemente, l’esposizione presso la Silber Gallery di Roma nonchè la Galleria delle Arti a Fabriano. Tra i riconoscimenti, oltre agli apprezzamenti di critica e di pubblico anche a livello europeo, gli è stato conferito il premio internazionale di acquerello intitolato a “Villa Borghese”, svoltosi nel complesso monumentale di San Michele a Ripa.Dirige due scuole di acquarello, una a Roma l’altra a Ciampino.

Khasiev, proprio in quanto è un autentico artista della veduta, non indulge a una riproposizione di maniera del paesaggio ma lo accarezza, lo interpreta, lo arricchisce di inusitate armonie quasi a fissarne i contorni da affidare ai mondi che verranno; non come fu Franz Rösel von Rosenhof  con la sua “Roma sparita” bensì come pittore di una città Caput Mundi,  che rischia di diventare  una “Roma che sparirà” nonostante la sua nobile e ridente grandezza.

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