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Roma
Zingaretti: bilancio del Lazio col trucco. La Corte dei Conti no “Buongoverno”

di Claudio Roma

Il capolavoro di Nicola Zingaretti governatore Pd del Lazio: riuscire a convincere il mondo che il bilancio regionale è in attivo e che la regione di Roma può uscire dal commissariamento della Sanità. Tutta demagogia e a certificare che i conti non tornano è la Corte dei Conti che ha analizzato il bilancio regionale.

Zingaretti: “Chiudiamo in attivo dopo 12 anni”

”E' una balla colossale” e il perché lo spiega bene il Procuratore regionale Andrea Lupi. “Il saldo – dice chiaramente -non è rappresentativo del disavanzo effettivo, che si ottiene aggiungendo algebricamente alla somma anzidetta la parte accantonata e la parte vincolata. Tale risultato è pari per il 2018 a -7.824.489.866,22 euro. Anche questo risultato è migliore di quello del 2017 pari a -8.954.312.720,45 euro".Spiega ancora meglio Lupi, entrando nel dettaglio del bilancio consolidato: “A fronte di un risultato contabile di amministrazione (pari, come detto, a 730.481.745,22 euro) la gestione finanziaria 2018 registra un disavanzo consolidato (comprensivo delle componenti accantonate e vincolate confluite nel risultato di amministrazione, dell'intero debito restitutorio da anticipazioni di liquidità e dell'ammontare di perenzione per il quale non è stato costituito accantonamento nell'apposito Fondo del bilancio) pari a 10.530.728.605,03 euro. L'omologo dato, al termine dell'eserciziofinanziario 2017, risultava pari a 11.785.087.669,64 euro".

Ed ecco il debito che è stato sapientemente occultato. Scrive ancora Lupi: “L'esposizione debitoria della Regione, invece "comprensiva delle anticipazioni di liquidita', pari a 9.300.280.608,33 euro, ammonta a 22.647.861.763,71 euro".

Zingaretti: “Il buongoverno paga”

Ancora un ricorso alla demagogia che puntualmente viene smentita. Scrive infatti Oriella Martorana, consigliera della sezione regionale di controllo per il Lazio della Corte dei Conti: “- Gli "equilibri complessivi (contabili, finanziari, economici)" dei conti della Regione Lazio paiono garantiti solo per via del mantenimento della pressione fiscale imposta dalla permanenza della Regione nel Piano di rientro dal deficit sanitario e dalla restituzione trentennale delle anticipazioni di liquidità riscosse per estinguere le passività pregresse". Tradotto significa che Zingaretti ha fatto uscire il Lazio dal commissariamento della Sanità grazie alle tasse più alte d'Italia e che ha indebitato la Regione per i prossimi 30 anni con anticipazione bancarie. Dunque, l'Irpef alle stelle la pagheranno anche i nostri figli.

Zingaretti: “La Sanità è in attivo”

E ora leggiamo cosa dicono i magistrati contabili sempre nel dettaglio: “ "La Regione, attraverso le misure prese in attuazione del suddetto piano di rientro, è riuscita a contenere la tendenza espansiva dei costi del settore sanitario (pur se emerge un aumento degli stessi nell'anno 2018 rispetto agli anni precedenti) e ad avviare un'azione di risanamento strutturale che ha consentito di ridurre in maniera rilevante il debito del comparto sanitario che, dagli 8,08 miliardi di euro del 2012 è passato a 3,51 miliardi". La firma è della consigliera Carla Serbassi che aggiunge: “A fronte di tale riduzione, risulta tuttavia ancora elevato il debito della Regione riferito alla sanità, che deve aggiungersi a quello proprio del comparto sanitario e che ammonta, al 31 dicembre 2018, a 9,52 miliardi, con una riduzione di circa 256 milioni rispetto all'anno 2016. Emerge anche la presenza di un consistente debito potenziale dovuto a un rilevante ammontare di contenzioso con i creditori delle aziende sanitarie che se pur fronteggiato, secondo quanto espresso dalla Regione, da un congruo fondo rischi, necessita di appropriati monitoraggi e controlli". Ancora una traduzione: la Sanità non è in attivo, è solo stato ridotto il debito.

Zingaretti, il silenzio sulle tasse

Parlano sempre gli esperti della Corte dei Conti che affermano: “In una prospettiva in cui risultino definiti, a livello normativo, presupposti e criteri ai quali ancorare la fuoriuscita dal Piano, grande rilevanza in termini prospettici deve essere attribuitaalla circostanza che le entrate tributarie proprie della Regione, con il connesso regime delle aliquote Irpef e IRAP mantenute al livello attuale, rimarrebbe assorbito, per una parte rilevante, dalle quote da destinarsi al ripiano annuale dei disavanzi. Ciò, evidentemente, a scapito di una efficace azione di programmazione regionale e di una resa efficiente dei servizi ai cittadini residenti sul territorio (primariamente, in materiadi sanità e trasporti), nonché, per quel che riguarda gli interventi rimodulativi in materia di imposizione tributaria pure presenti nei documenti programmatici dell'Ente, a vantaggio delle fasce sociali più deboli e, più in generale, nel contesto dell'adozione di misure incentivanti a vantaggio delle imprese già presenti e operanti".

Ancora una traduzione: le entrate delle tasse sono tutte impegnate per la riduzione del disavanzo. Resta poco e niente per ridurre la pressione fiscale per le fasce deboli e le aziende.

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