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Jarno Trulli, dalla Formula Uno ai vini. L'intervista
(Fonte: Jarno Trulli)

Jarno Trulli si racconta: i ricordi con la F1, l'azienda vinicola, il legame con Marchionne e i successi del figlio Enzo

Dopo 15 anni in giro per il mondo con la F1, l’abruzzese Jarno Trulli, ha fatto ritorno nella sua generosa terra natia per “sposare”, unitamente ad un gruppo di esperti del settore, il nobile progetto della produzione di prestigiosi vini recanti la sua firma.

Prodotto presso l’antico Podere Castorani (risalente al 1793), il ‘nettare’ dell’ex pilota professionista è concepito (in tutti i suoi meticolosi passaggi) in un ampio complesso vitivinicolo sito a 350 metri di altezza nel comune di Alanno, in Provincia di Pescara, incastonato tra il suggestivo Parco Nazionale della Majella e la vicina costa adriatica. Un’azienda giovanile che si occupa di tutte le principali fasi della realizzazione: dalla raccolta delle uve alla scrupolosa promozione internazionale, dalla capillare commercializzazione (in Italia e all’estero) all’elegante grafica che contraddistingue le etichette.

Bottiglie, in prevalenza Montepulciano d’Abruzzo ma anche Trebbiano e Malvasia, che, come sottolinea orgogliosamente la sua equipe, narrano la bellezza delle colline, l’aroma dei vigneti e il sapore di un luogo unico che gode di un’esposizione al sole e ai venti perfetta per dei ‘frutti’ dalle caratteristiche inconfondibili, non a caso premiati dalle illustri guide Gambero Rosso e Duemilavini ma anche ad Urbino e presso la rinomata Shanghai International Wine Challenge.

Di rientro dal recente Vinitaly 2022 abbiamo parlato con lui di ‘reminescenze’ nella massima serie, del figlio Enzo (già campioncino a soli 16 anni), della cantina pescarese che fa incetta di trofei, del compianto amico e compaesano Sergio Marchionne e di una stagione enogastronomica che, per il settore, pare promettere bene. Non sono tuttavia mancati anche i piacevoli ricordi per i momenti storici come la vittoria nel Gran Premio di Monaco del 2004 e qualche rimpianto dovuto alle persistenti rotture che, se non ci fossero state, avrebbero sicuramente arricchito il medagliere della bacheca di casa Trulli.          

Jarno, tanta Formula 1, molte soddisfazioni (basti rammemorare il Gran Premio di Monte Carlo nel 2004), e qualche delusione per problemi ai motori in momenti in cui andava bene. A 47 anni e dopo quasi 20 di gare ai massimi livelli qual è il suo personale bilancio nel mondo delle monoposto?

Non posso essere che soddisfatto di ciò che è stata la mia carriera. È vero, nella mia vita si sono alternati momenti belli da quelli meno gioiosi ma resta il fatto che sono venuto dal nulla e sono riuscito a restare nella massima categoria per 15 anni. Credo di aver vinto tutto ovunque abbia corso, mi è solo mancata l’opportunità giusta in F1, l’essere al posto giusto nel momento giusto. Un peccato ma nella vita non sempre si riesce ad ottenere ciò che si vuole, soprattutto quando non dipende da te ma da fatti esterni.

Ne cito alcune: Minardi, Prost, Jordan, Renault, Toyota. Quale scuderia si porta nel cuore e perché?

Ho bei ricordi un po’ ovunque tranne che l’ultimo anno. Mi son trovato più o meno bene con tutti, è un ambiente di lavorio estremamente competitivo e professionale dove non sempre si respira un’aria sana, ma in generale ho sempre avuto buoni rapporti con i miei colleghi. In Renault abbiamo ottenuto diverse poles ed una vittoria per cui è stata una bella avventura, come anche dei momenti molto difficili. In Toyota bisognava fare ciò che gli altri prima di me non erano riusciti a fare e anche lì abbiamo ottenuto diverse pole position e molti podi, purtroppo però ci è mancata di un soffio la vittoria in alcune occasione, e questa è la cosa che forse più rimpiango.

E tra i vari suoi colleghi di Team? Si sente ancora con qualcuno e a quale di loro è ancora oggi legato da un sentimento di affetto e amicizia?

In generale no, di tanto in tanto sento Alonso, ma la F1 impegna molto ed è difficile tenere i rapporti con i vecchi colleghi.

Ci risulta che lei ha avuto un bel rapporto con Sergio Marchionne. Anche lui abruzzese l’altro.

Sì, esatto. Marchionne era abruzzese, un abruzzese DOC e le sue origini sono del paese di mio padre, Cugnoli. Ha fatto grandi cose nel mondo ed è ricordato proprio per questo. Al primo GP di Formula 1 a Budapest si è presentato in pista per seguire la Ferrari e non appena ha avuto il tempo è corso da me a salutarmi. Un grande gesto di una grande persona, umile, forte e gentile, come siamo noi abruzzesi. Ce ne vorrebbero di più di Marchionne nel mondo!

E in concomitanza arrivano i vini, premiatissimi oltretutto nelle varie fiere e rassegne tematiche. L’altro lato di lei, Jarno imprenditore. Dal Montepulciano d’Abruzzo al Malvasia. Cantina Castorani. Possiamo definirlo il suo secondo amore? Ci parla un po’ dell’azienda di Pescara e come sta procedendo sia la produzione che la commercializzazione? Soddisfatto?

Siamo appena reduci dal Vinitaly, appuntamento importantissimo per noi. Dopo 2 anni di pandemia è stato bello rivedere tanti produttori, distributori e persone del settore che con la stessa grinta di prima portano avanti ancora il loro lavoro.

Noi come Castorani 1793 stiamo vivendo una seconda giovinezza dal momento in cui nel 2008 abbiamo ripreso l’azienda assieme a mio padre. Da lì continuiamo a crescere sul territorio ma soprattutto a livello internazionale. Probabilmente mi sento di dire che siamo tra le eccellenze non solo in campo regionale ma anche a livello internazionale. Abbiamo ottenuto svariati riconoscimenti ed ormai siamo una realtà ben conosciuta ed in continua crescita.

Siamo felici di poter tornare a promuovere i nostri prodotti dopo che la pandemia ci ha costretti a casa, e speriamo di continuare a crescere come abbiamo fatto negli ultimi 20 anni. Ormai abbiamo circa 35 etichette diverse di vino tra bianco, rosso, rosé, grappe e bollicine. Siamo un’azienda molto attiva e dinamica sebbene la nostra giovane età. Oggi, dopo più di 20 anni di attività familiare, vantiamo circa 100 ettari all’attivo che coltiviamo direttamente. Un fiore all’occhiello per la nostra regione ma anche per l’Italia dei vini.

Di recente la stampa ha parlato molto di suo figlio Enzo. Un’annata ricca di gioie. Ce la vuole far rivivere in breve?

 Il 2021 è stata un’annata decisamente incredibile per Enzo e per noi tutti: è al suo primo anno di attività automobilistica e ha appena 16 anni. Enzo ha debuttato in F4 e ha vinto immediatamente alla sua prima gara ma non solo, è riuscito anche a spuntarla sul suo diretto avversario ben più preparato e con molta più esperienza.

Tutto questo è arrivato all’inizio dell’anno, in cui noi avevamo previsto di correre e far crescere Enzo sempre nella F4. In seguito alla vittoria abbiamo pensato di salire subito di categoria viste le grandi doti velocistiche di Enzo, quindi pur senza preparazione, nella stagione 2021, Enzo ha affrontato il campionato di F3 Euroformula. Sicuramente un grande salto per un giovane pilota. Al primo appuntamento ha subito portato a casa un podio e successivamente, nell’arco della stagione, ne ha ottenuti altri. Ci ha sorpreso un po’ tutti.

Secondo lei, non da padre ma da esperto pilota e professionista del settore, Enzo Trulli ha la stoffa per diventare un grande? Che consigli gli dà?

Sicuramente Enzo ha il talento per fare il pilota, ma purtroppo questo non significa nulla nelle condizioni attuali di questo sport perché la parte economica gioca un fattore troppo importante rispetto al talento. Se non si hanno le opportunità giuste, con un budget adeguato ai programmi sportivi che si vuole fare per portare avanti una carriera, è impossibile riuscire. Da parte mia cerco di sostenerlo e aiutarlo nel lavoro in pista, evitando gli errori e spiegandogli il mestiere, ma alla fine è sempre lui che guida la macchina!

 Presto per dirlo, ma lei spera in un approdo tra qualche anno di Enzo nella massima serie?

Sarà molto difficile senza un adeguato sostegno economico. Mi spiace dirlo ma è la realtà.  

Cosa significa per un padre ex pilota avere un ragazzo adolescente già al volante della F.4 o F.3 e vittorioso alle prime esperienze? Si rivede un po’ in lui quando aveva la stessa età?

Sicuramente non è facile fare il padre di un ragazzino pilota che a 16 sfreccia a 300 all’ora, soprattutto se conosci quali sono i rischi! Non mi rivedo in lui perché io alla sua età non facevo quello che lui sta facendo. Sta andando oltre le mie aspettative quindi si potrebbe dire che sia anche meglio di me!

Ed ora Jarno l’ultima a conclusione. Lei alla guida del Cavallino. Un italiano. In molti lo speravano e in molti ci credevano. C’è stato un momento in cui la cosa sembrava fatta. Mancavano pochi “millesimi” alla firma del contratto. Cosa è andato storto? C’è in lei un pizzico di rammarico?

A dire la verità non c’è mai stata una vera opportunità. Ricordo a tutti che a quell’epoca c’era Schumacher alla guida della Ferrari e quindi vi erano ben poche chance di poter guidare alla pari una Ferrari. La Ferrari aveva già un grande pilota, quindi, non aveva necessariamente bisogno di cercare un altro grande pilota.

 

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