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Esteri
Usa 2020, per Trump la minaccia è Warren: la prof cool, radicale e...populista

"Warren has a plan for that". Warren ha un piano per quello. Lo slogan che sta accompagnano l'ascesa di quella che sembrava la più improbabile candidata a vincere le primarie democratiche e sfidare Donald Trump alle elezioni Usa 2020 è diventato anche una t-shirt, che va a ruba durante i comizi di questa ex professoressa di Harvard. Elizabeth Warren appunto, che dopo essersi distinta per una carriera all'interno delle istituzioni (e per una militanza repubblicana andata avanti fino ai suoi 40 anni inoltrati) ha deciso all'alba dei 70 anni di scendere in campo. E chi si aspettava una candidata grigia e tecnocrate, che si era già costruita un nome nell'ala sinistra dei democratici per le sue proposte innovative in materia economica, sbagliava di grosso.

LE DUE ARMI DI ELIZABETH WARREN NELLA SFIDA A TRUMP

Warren ha deciso di sfidare Trump usando due armi: i contenuti rivoluzionari ("ha un piano per quello") e l'annuncio a effetto. Il che la pone all'interno dello stesso gioco del presidente repubblicano, con la differenza che la Warren dopo aver consolidato la sua posizione da "guru" all'interno della schiera degli economisti di sinistra è diventata anche la candidata più cool dell'affollato lotto dem, sostenuta anche dal portafoglio delle star di Hollywood. La sua campgna ha già ricevuto i finanziamenti, tra gli altri, di Scarlett Johansson, Ryan Reynolds, Amy Schumer, Shonda Rhimes e altri "pezzi grossi" delle etichette cinematografiche. Non solo. Anche la Silicon Valley, nonostante i suoi attacchi ai colossi tecnologici, si sta dimostrando generosa con i contributi di manager o ex manager di Facebook, Sonos e Spotify.

IL PROGRAMMA "RIVOLUZIONARIO" DELLA WARREN: PATRIMONIALE, LOTTA A BIG CORPORATION E WALL STREET, MEDICARE PER TUTTI E CANCELLAZIONE DEL DEBITO UNIVERSITARIO

Per riuscire a emergere dalla truppa di candidati alle primarie dem, che tutti hanno forse frettolosamente bollato come una sfida tra l'"istituzionale" Joe Biden e il "radicale" Bernie Sanders, la Warren punta su un pacchetto di proposte a dir poco a sensazione. Innanzitutto un'imposta patrimoniale del 2 per cento sui patrimoni superiori ai 50 milioni di dollari e leggermente più alta sui miliardari. Una "wealth tax" che secondo la stessa Warren frutterebbe qualcosa come 2,75 trilioni di dollari in un decennio. Una cifra immensa che la Warren vorrebbe spendere in un programma liberale più che ambizioso. Ecco alcuni punti del suo piano: lotta senza quartiere ai big del tech come Google e Facebook ("Quando le compagnie diventano così grande che possono ricattare un governo la democrazia non esiste più", ha detto la Warren), estensione universale del Medicare, cancellazione del debito universitario, libero accesso scolastico, inserimento dei lavoratori nelle governance, piano di sostegno all'export da due trilioni di dollari. Insomma, di tutto e di più.

LA FIGLIA DELLA MIDDLE CLASS CHE ARRIVA AD HARVARD

Ma chi è Elizabeth Warren e come è arrivata a questo programma rivoluzionario? Nata nel 1949 a Oklahoma City, pieno Midwest, la sua storia sembra uscita direttamente dallo stampino del fantomatico "sogno americano". La sua è una famiglia "blue collar", con il padre che dopo alcuni problemi cardiaci lavora come custode di un condominio mentre la madre fa la commessa in un grande magazzino. Di più. La stessa Warren afferma di avere nelle vene sangue indiano (Cherokee, per l'esattezza), "meritandosi" il soprannome di "Pocahontas" affibbiatole da Trump dopo un recente esame del dna realizzato per provare la discendenza nativa. Elizabeth, che a 13 anni lavora nel ristorante di una zia, si mette in testa di diventare insegnante. Qualche decennio più tardi, nel 1992, diventa docente di diritto commerciale ad Harvard.

L'ADDIO AI REPUBBLICANI E LA FAMA DI RADICALE COSTRUITA CON LA CRISI ECONOMICA

Con l'approdo nell'università più prestigiosa degli Stati Uniti, Warren entra a pieno titolo in quello che si potrebbe definire "establishment". La sinistra radicale è ancora lontana dal suo orizzonte, tanto che lei stessa ammette di essere stata repubblicana convinta fino ai suoi 40 anni inoltrati. Poi cambia qualcosa. Mentre lavora con esiti di grande rilievo su contratti e bancarotta si convince che i repubblicani siano ormai troppo vicini alle grandi imprese e ai colossi finanziari di Wall Street, lasciando da sole le famiglie americane della middle class. Le famiglie come quella in cui è cresciuta. Warren diventa una delle economiste più ascoltate e citate sui media e sui banchi del congresso, tanto che nel 2007 la sua proposta (lanciata in un articolo di giornale) di creare un ufficio di protezione finanziaria dei consumatori viene accolta. Tra il 2008 e il 2011 partecipa dall'interno del congresso alla definizione dei programmi di stabilizzazione economica per il salvataggio delle banche. Fino alla discesa in campo vera e propria nel 2012, quando vince le elezioni a senatore in Massachusetts.

IL "TRADIMENTO" A SANDERS E IL CAMBIO DI LINEA DOPO IL KO DELLA CLINTON

Nelle scorse settimane Warren ha dichiarato che nel 2016 avrebbe accettato un'offerta per correre come vice di Hillary Clinton. All'epoca la sua preferenza per l'ex first lady aveva fatto scalpore tra chi si aspettava invece un endorsement per il ben più radicale Bernie Sanders. Evidentemente la Warren pensava che avrebbe potuto realizzare il suo ambizioso programma più facilmente con la liberale Clinton che non con il socialista Sanders. Ma le cose non sono andate come previsto e ora la Warren ha cambiato linea in maniera decisa per sfidare Trump a viso aperto.

DONNA, PREPARATA, POPULISTA QUANTO BASTA, COOL: PERCHE' LA WARREN PUO' DAVVERO ESSERE LA MINACCIA PRINCIPALE PER TRUMP

Tutto questo e anche altro può configurare davvero il terreno ideale per Elizabeth Warren. Dopo la sconfitta di Hillary Clinton nel 2016, si ripete ciclicamente il refrain del "presidente donna". Tra le altre l'ha ripetuto anche Megan Rapinoe, la calciatrice simbolo della nazionale femminile campione del mondo salita alla ribalta per il suo battibecco con Trump. Si è spesso detto che i democratici avrebbero dovuto trovare una figura dalla grande personalità in grado di controbattere colpo su colpo alle sparate di Trump. E se invece una professoressa di Harvard potesse essere la vera nemesi del tycoon attualmente alla Casa Bianca? L'elettorato dem la considera preparata ma lei cerca di riconquistare la middle class che ha votato in massa per i repubblicani nel 2016 con il suo programma, populista quanto basta per riuscire (almeno in parte) nell'impresa, come quando ripete che "la politica ha abbandonato le famiglie e gli americani". I sondaggi stanno iniziando a darle ragione. Dopo essere partita da "underdog" assoluta quando ha cominciato la campagna nelle campagne dell'Iowa, ora i sondaggi la mettono stabilmente al secondo posto tra i candidati alle primarie dem, alle spalle del solo Biden e davanti all'altrettanto cool Kamala Harris e soprattutto a Bernie Sanders, che sembra aver perso il ruolo di contendente radicale principale. Certo, ci sono anche delle controindicazioni, dall'età ai dubbi sulla tenuta nella sfida a due con Trump in campagna elettorale fino alla realizzazione del suo programma. Ma lei, come direbbero i suoi fan, potrebbe "avere un piano" anche per quello.

twitter11@LorenzoLamperti

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