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Storia del Cavalier Termigas. 300 famiglie rischiano a Bergamo
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Storia del Cavalier Termigas, 300 famiglie rischiano a Bergamo

Lui è il cavalier Bosatelli. Domenico, ha appena compiuto 85 anni. Vissuti alla grande. A Bergamo è una delle personalità più in vista. Fondatore della Gewiss, "nome tedesco che significa certo, sicuro, come buon auspicio per il futuro", spiegò in occasione della laurea honoris causa, nel 2004. La Gewiss è un gigante dell'industria, leader nei prodotti e servizi per la domotica. Qui Bosatelli ha espresso il suo meglio, ma il giovane 85enne negli ultimi anni ha sviluppato di molto una serie di progetti con ricadute forti sull'urbanistica della città. Ad esempio, Chorus Life, che insiste a Bergamo sull'ex Area Ote. “Si tratterà di un intervento su circa 120.000 metri quadrati comprendenti sia l’ex Area Ote che le opere di viabilità previste – ha spiegato alla presentazione  Joseph Di Pasquale, progettista dell’intervento -. L’area si dividerà per lo spazio privato in 10.000 metri quadrati per il Palazzetto dello Sport, 15.000 per l’ambito commerciale, 6.000 per uno spazio ricettivo che fungerà da hotel, 5.000 per uno spazio abitativo e 4.000 per uno spazio terziario dedicato all’ambito sportivo con strutture come centro medico e spa, mentre di pertinenza pubblica sarà la parte della viabilità e quella della palestra comunale che sorgerà fra via Codussi e via San Fermo”. Ma non solo: Bosatelli ha infatti rilevato il 40 per cento del gruppo immobiliare facente capo a Percassi. E con Francesco Percassi fa business. Poi c'è Termigas, che opera da 50 anni nel settore "Impianti Tecnologici Meccanici Elettrici Speciali". E qui c'è il problema.

Il bilancio presentato in Camera di Commercio è impietoso. Ripercorriamo un pezzo del Corriere e approfondiamo. Il controllo con l'82 per cento di Termigas è in mano a una holding denominata Misma, nella quale "sono rimasti Domenico Bosatelli e Alberto Bombassei. Degli altri azionisti non c'è più traccia. Cognomi noti: Zanetti, Lombardini, Foppa Pedretti, Fratus e Seragnoli". Secondo il Corriere i problemi della Termigas sono da ricondursi ai problemi nelle commesse di Copenhagen e Doha. Ma non c'è solo questo. Leggiamo il bilancio: "Le ulteriori perdite emerse alla chiusura del bilancio e accertate nei primi mesi del corrente esercizio sono quindi riferibili principalmente:

1 - alla decisione di imputare già nel bilancio 2017, non appena definiti con il committente i parametri fondamentali degli accordi relativi alla fase di completamento dei lavori della nuova metropolitana di Copenhagen, l’effetto della perdita complessiva “a tutta vita” della commessa danese, che ha comportato per la società la rilevazione di ulteriori svalutazioni dei crediti vantati nei confronti della controllata stessa oltre che l’accantonamento in apposito fondo oneri della quota residuale della perdita di bilancio della controllata danese;

2 - alle ulteriori perdite relative al progetto degli impianti della nuova metropolitana di Doha (Qatar), acquisita in Joint Venture con altre società del settore. La miglior stima del risultato di commessa è stata possibile solo a seguito di numerose interlocuzioni con i partners e all’effettuazione di una serie di approfondimenti tecnici. Tali analisi hanno inoltre evidenziato l’allungamento dei tempi di consegna delle opere con conseguente aggravio di costi da sostenere."

Non c'è solo questo però: le svalutazioni valgono infatti quasi 6 milioni di euro (5997000 per la precisione), a fronte di un calo del costo del personale contabilizzato in 3 milioni di euro. Intanto il fondo per rischi e oneri passa da 1,4 milioni a 8,8 milioni. I debiti verso le banche lievitano di 3 milioni rispetto al 2016. E soprattutto il valore della produzione cala da 129 milioni di euro a 98 milioni. 

Sul bilancio si scrive: "A fronte della perdita d’esercizio e del conseguente emergere di patrimonio netto negativo dal bilancio chiuso al 31/12/2017 ed in funzione delle pressanti necessità finanziarie della società, la società controllante - in forza dell’impegno assunto a margine del mancato aumento del capitale richiesto dall’organo amministrativo - ha versato in più tranches nelle casse sociali già dai primi mesi del corrente esercizio e fino alla data odierna l’importo complessivo di € 12,6 milioni, assicurando per tale via anche la permanenza della continuità aziendale". Insomma, per adesso non è fallita. Ma Bosatelli e Bombassei potrebbero decidere di uscire. E' voce circolante a Bergamo, con una certa insistenza. 

Attacca a fondo Daniele Belotti, parlamentare di riferimento della Lega: "Vorrei fare una premessa - spiega ad Affaritaliani.it - Io mi sono occupato di molte crisi aziendali. L'ultima, Italcementi, mi ha visto chiedere ai Pesenti, a fronte di oltre il  miliardo di euro incassato dai tedeschi, almeno di provvedere tramite la Fondazione Pesenti, ai costi degli studi dei figli di quelli che hanno perso il lavoro. La risposta è stata semplice: rivolgersi alla nuova proprietà. Ora, premesso questo, è chiaro che gli azionisti della Termigas sono tra i più importanti della bergamasca. Ci sono Bombassei e Bosatelli. Ci auguriamo che non accada la stessa cosa che è accaduta con i Pesenti. Hanno un nome, Bombassei e Bosatelli. Hanno un legame con il territorio. Hanno dato ma hanno preso ancor di più da Bergamo". Poi una stoccata a Gori: "Non credo che abbia problemi a parlare con Bosatelli. In fondo gli ha finanziato la campagna elettorale".

Dario Violi, consigliere regionale e uomo forte del M5S in Lombardia, bergamasco doc, spiega ad Affari: "Vorrei richiedere un'audizione in commissione attività produttive per capire qual è lo stato e la gravità della situazione aziendale". Violi però ha la memoria lunga, e si ricorda la gara per la ristrutturazione del Donizetti, il teatro cittadino. "Io mi chiedo: com'è che una società così grande può essere finita così? E poi: visto il progetto Chorus Life, si rischia che cantieri rimangano aperti in città? Per quanto riguarda il Donizetti, sono contento di aver fatto di tutto per aprire a una gara europea: oggi l'azienda sta facendo i lavori senza ritardi. Avesse vinto Termigas, come voleva Gori, in che situazione ci troveremmo oggi? Il problema però esiste: Termigas rischia di lasciare lavori incompiuti in giro per la città? Mi piacerebbe che il sindaco ci dica qualcosa su questo". In più, la campagna elettorale si avvicina. Trecento famiglie rischiano il posto. E la politica fibrilla.

 

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