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Politica
Lecce, l'ex sindaco Perrone silura Fitto: "Ha privilegiato altri territori"


 
LECCE – Fino a un anno fa sarebbe stato inimmaginabile lo scenario politico che oggi si presenta in Puglia e che noi abbiamo anticipato molti mesi fa: il centrodestra corre unito, ma non esiste una leadership regionale riconosciuta. A Lecce, Raffaele Fitto è stato abbandonato da tutti i suoi uomini di peso. L’ultimo addio è stato quello dell’ex sindaco di Lecce, Paolo Perrone, che è comunque il più suffragato delle scorse comunali. Il suo ex capo voleva lasciarlo fermo per un giro, ma lui ha atteso dieci anni da sindaco di Lecce prima di proporsi al Parlamento. Perrone ha dovuto accettare di saltare sul treno di Fratelli d’Italia, pur avendo radici democristiane: anche lui, come tanti ex fittiani, in queste elezioni si gioca la carriera politica.
 
E’ una grande sfida quella di queste “elezioni lampo”. Non essere eletti può significare scomparire. Lei si gioca tutto in questa partita, non crede?
 
“E’ una campagna nata frettolosamente, con una legge elettorale di difficile comprensione. Ho terminato di fare il sindaco meno di un anno fa e metto a disposizione la mia esperienza maturata in questi anni da amministratore e da imprenditore. Giorgia Meloni mi ha offerto questa candidatura e mi è sembrata una sfida interessante. Per il resto, non vivo di politica. Sono un fortunato, non per merito mio. Ho le aziende di famiglia e posso continuare a fare l’imprenditore di successo, come ho fatto fino ad oggi”.
 
Raffaele Fitto continua ad additare i fuoriusciti come traditori, “che sono andati via con scuse inaccettabili”. Come replica?
 
“Raffaele Fitto ha privilegiato altri territori. È ridicolo sentirci chiamare traditori. Ha escluso tanta gente come me, che poteva dare un grande contributo al partito. Speravo che riconoscesse il mio impegno di 20 anni, ma alla fine ho capito che non mi avrebbe messo in una posizione utile per essere eletto. Fitto ha considerato la sua presenza a Lecce come autosufficiente. Si è dimenticato che eravamo noi a portare tantissimi voti. Invece, ha privilegiato altri territori: Bari, Brindisi, Taranto e non il posto dove abbiamo sempre vinto. Avevo deciso di non partecipare a questa campagna elettorale in seguito a questa delusione per dedicarmi alle mie imprese con i risultati soddisfacenti di questi mesi, ma poi mi ha chiamato Giorgia Meloni”.
 
Una chiamata salvifica quella della leader di Fratelli d’Italia, vero?
 
“Non è detto che io riesca a essere eletto e che FdI riesca a prendere un seggio nel collegio Puglia 2. Giorgia Meloni sa che posso dare un contributo di voti importante. La corsa non è facile, ma ho deciso di sposare la causa. Fratelli d’Italia è un partito serio”.
 
Dopo l’emorragia fittiana, non esiste più una vera leadership riconosciuta da tutti in Puglia.
 
“Dopo il 5 marzo, ci troveremo a ragionare sul centrodestra pugliese che sarà completamente resettato. I rapporti di forza e le leadership potranno essere diversi da come sono stati fino ad oggi e la legge elettorale in questo senso ci aiuta. Le compagini per avere peso dovranno superare la soglia nazionale. Fratelli d’Italia potrà emergere con forza”.
 
Però lei ha un’estrazione molto più moderata, ha studiato economia con Monti: ritiene realizzabili al cento per cento le promesse del centrodestra, per esempio quella sulla flat tax? I soldi da dove li prenderete.
 
“Viviamo una campagna elettorale piena di slogan che difficilmente sarà possibile trasformare in leggi. Molte cose rischierebbero di non superare la prova della messa in atto. La flat tax si può fare, ma bisogna comprendere qual è il punto di tenuta dei conti. Noi proponiamo una cosa realizzabile: diciamo che le imprese possono pagare le tasse in funzione di quanta gente viene assunta. Nel tuo conto economico più assumi e minore sarà la pressione fiscale. Le grosse imprese che assumono poco pagano di più, chi assume di più paga di meno Questa è la flat tax”.
 
Perché, dopo aver vinto il ricorso amministrativo in tutt’e due i gradi di giudizio non siete riusciti a mandare a casa il sindaco di centrosinistra, Carlo Salvemini? Siete in maggioranza, proprio voi che siete all’opposizione, grazie al voto disgiunto. Non siete riusciti a finire un’anatra che già era zoppa. Si respira una grande aria d’inciucio?
 
“Nel centrodestra qualcuno ha fatto ragionamenti esclusivamente personali. C’è chi teme di non essere più rieletto, quindi, tiene in piedi l’amministrazione Salvemini, che fino ad oggi ha fatto solo danni. Qualcuno non se la sentiva di affrontare una nuova campagna elettorale con le spese che comporta. Comunque, al bilancio potremmo mandarlo a casa”.
 

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