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Superlega ok. Reazione Uefa: "Sentenza Ue non implica che..:"
Aleksander Ceferin, presidente Uefa (foto Lapresse)

Superlega, Uefa risponde: "Sentenza Ue non implica approvazione della Super League"

La sentenza Ue dà un assist storico alla Superlega e un colpo Uefa e Fifa. Ma l'organizzazione continentale europea guidata da Ceferin fa notare: "Prendiamo atto ma la sentenza non implica l'approvazione o la convalida della cosiddetta 'super league', ma piuttosto sottolinea una carenza storica nel quadro della pre-autorizzazione della UEFA, un aspetto tecnico che è già stato riconosciuto e affrontato nel giugno 2022. La UEFA è fiduciosa nella solidità delle sue nuove regole". 

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L'Uefa spiega che "la Corte di Giustizia ha affermato che le regole per l'ammissione alle competizioni Uefa e Fifa debbano essere trasparenti, non che debbano ammettere per forza la Superlega. Già nel 2022 la Uefa aveva stabilito una procedura per autorizzare nuove competizioni a cui può aderire la Superlega".

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"La UEFA rimane risoluta nel suo impegno a sostenere la piramide calcistica europea, assicurando che continui a servire i più ampi interessi della società. Continueremo a plasmare il modello sportivo europeo collettivamente con associazioni nazionali, leghe, club, tifosi, giocatori, allenatori, istituzioni europee, governi e partner - sottolinea l'Uefa dopo il parere della Corte Ue sulla Superlega - Confidiamo che la piramide calcistica europea basata sulla solidarietà, che i tifosi e tutte le parti interessate hanno dichiarato come il loro modello insostituibile, sarà salvaguardata contro la minaccia di evasione da parte delle leggi europee e nazionali".

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Non solo Superlega. Corte Ue: obbligo quota giocatori locali potrebbe violare regole

La Corte di Giustizia dell'Unione europea ritiene che il requisito di avere un numero minimo di giocatori nazionali in un club di calcio potrebbe violare sia le regole della concorrenza sia la libera circolazione dei lavoratori. Tuttavia, il giudice nazionale incaricato del caso dovrà verificare se così sia o meno. La sentenza dei giudici del Lussemburgo arriva pronunciandosi sul ricorso di un giocatore e un club belgi contro la regola della Uefa che richiede alle società di calcio di avere un numero minimo di "giocatori locali" nelle loro squadre. L'associazione calcistica belga (Urbsfa) ha adottato regole simili. In entrambi i casi, queste regole definiscono i "giocatori locali" come giocatori allenati a livello nazionale, anche se le regole Uefa si riferiscono anche ai giocatori allenati all'interno di un determinato club.   Nella sua sentenza, la Corte conferma, in primo luogo, che le regole dell'Uefa e quelle dell'Urbsfa sono disciplinate dal diritto dell'Ue, poiché riguardano l'esercizio di un'attività economica e professionale. Devono quindi rispettare le regole di concorrenza e le libertà di circolazione.

Per quanto riguarda le regole di competizione, la Corte ritiene poi che le regole sui giocatori locali potrebbero avere come oggetto o effetto la restrizione della possibilità per i club di competere tra loro reclutando giocatori di talento, indipendentemente da dove sono stati allenati. "Il calcio di alto livello è un settore in cui il talento e il merito svolgono un ruolo essenziale. Tuttavia, spetterà al giudice nazionale determinare se tali norme limitano la concorrenza a causa del loro oggetto stesso o a causa dei loro effetti effettivi o potenziali. Se ciò si rivela, rimarrà comunque possibile per la Uefa e l'Uurbsfa dimostrare che tali norme possono essere giustificate alle condizioni richiamate dalla Corte nella sua sentenza", spiega la Corte.   Per quanto riguarda la libera circolazione dei lavoratori, la Corte ritiene che le norme in questione possano dar luogo a discriminazioni indirette, basate sulla nazionalità, nei confronti di giocatori provenienti da altri Stati membri. Anche in questo caso, tuttavia, rimane possibile per la Uefa e l'Urbsfa dimostrare che tali regole incoraggiano tuttavia il reclutamento e la formazione e che sono proporzionate a tale obiettivo. 

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