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Come prosegue la Brexit

Il termine “Brexit”, abbreviazione di "uscita britannica", che si ispira al termine “Grexit” coniato a suo tempo a proposito della Grecia, si riferisce alla possibilità di uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea. Un certo numero di partiti politici britannici sostiene un referendum sull'adesione all'UE; il più importante è il partito conservatore, che ha promesso un referendum nel 2017, mentre l'UK Independence Party (UKIP), continua ad opporsi all'adesione della Gran Bretagna alla UE.

Abbiamo trattato gli aspetti salienti di questa scelta in un articolo pubblicato un paio di mesi fa. Ma qual è l’evoluzione dell’atteggiamento dei cittadini inglesi oggi?

I recenti messaggi da Downing Street sono stati ottimisti. La diplomazia sta spianando la strada a David Cameron per negoziare la permanenza della Gran Bretagna nell' Unione Europea: il prossimo passo sarà il vertice di Bruxelles del 18-19 Febbraio. Questo dovrebbe permettere al primo ministro di lanciare (e vincere) il referendum sull’UE a fine giugno. Eppure il risultato delle simulazioni effettuate da Open Europe, un euroscettico think-tank con sede a Londra, è stato meno rassicurante.

Sir Malcolm Rifkind, ex ministro degli esteri Tory che rappresentava la parte britannica, ha affermato che nessuno voleva la Brexit, ma la richiesta di Sir Malcolm riguardava piuttosto le garanzie giuridiche nei confronti dei Paesi che non avevano adottato l’euro. D’altra parte numerosi ministri degli altri Paesi hanno detto che sarebbe stato assurdo concedere alla Gran Bretagna un veto sulle politiche dei Paesi della zona euro. Aart Jan de Geus, ex ministro del lavoro olandese, ha detto che Sir Malcolm era “alla ricerca di un ombrello quando non pioveva”. Anche il desiderio espresso dalla Gran Bretagna di una deroga ha causato un po’ di risentimento.

Molti hanno concluso che il futuro accordo potrebbe quindi scivolare oltre febbraio, spostando il referendum al mese di settembre o anche dopo. Enrico Letta, l’ex primo ministro che rappresentava l'Italia, ha avvertito che un referendum durante l'estate, quando la crisi migratoria europea sarà nel momento peggiore, aiuterebbe il lato Out della Brexit.

Al contrario mr. Lamont, ex cancelliere dello Scacchiere Tory, anch’egli in rappresentanza della Gran Bretagna, ha sostenuto che "un divorzio amichevole" è nell'interesse di tutti. La Gran Bretagna potrebbe negoziare un accordo commerciale simile a quello del Canada, liberandosi delle norme UE, tra cui la libera circolazione delle persone.

John Bruton, ex primo ministro che rappresentava l'Irlanda, ha detto che la Brexit sarebbe vista come un "atto ostile" e metterebbe a rischio il processo di pace in Irlanda del Nord. Steffen Kampeter, ex vice ministro delle finanze che rappresentava la Germania, ha detto che non sarebbe stato corretto concedere alla Gran Bretagna di scegliere i vantaggi dell'adesione senza pagarne i costi.

L'avvertimento più severo è venuto da Leszek Balcerowicz, ex vice primo ministro che rappresentava la Polonia, che affermato che la priorità dovrebbe essere quella di dissuadere i populisti di altri Paesi a voler copiare la Brexit.

Paolo Brambilla