L’Unione Europea deve rivelare quali fondi “closet indexers” ha identificato - Affaritaliani.it

Finanza

L’Unione Europea deve rivelare quali fondi “closet indexers” ha identificato

Il problema dei fondi falsamente attivi, i cosiddetti closet indexers, sta assumendo proporzioni preoccupanti.
L’associazione internazionale Better Finance, con sede a Bruxelles e rappresentanti in tutti i principali Paesi europei, allo scopo di tutelare investitori e risparmiatori ha inviato una lettera aperta alla Direzione generale per la stabilità finanziaria, servizi finanziari e Capital Markets dell'Unione (DG FISMA) e al Commissario per la stabilità finanziaria, servizi finanziari e Capital Markets Unione per chiedere che l'Autorità bancaria europea (ESMA) pubblichi i risultati della sua indagine sui fondi OICVM azionari falsamente attivi, e riveli così i nomi delle centinaia di fondi che si rendono altamente sospetti di impegnarsi nella deprecabile pratica del "closet indexing" e quindi di trarre in inganno gli investitori.

In che cosa consiste il closet indexing? E‘ una semplicissima strategia applicata a un fondo comune, che viene gestito attivamente in teoria, ma seguendo in pratica solo, come punto di riferimento, un normalissimo indice azionario. Questo sistema, in generale, esiste perché i responsabili del fondo preferiscono non prendere alcuna decisione, e non assumere i maggiori rischi che creerebbe una gestione più attiva. Ma perché allora pagare loro un fee quando un normalissimo risparmiatore, anche il meno esperto, può acquistare un Etf negoziato in Borsa come un’azione, che appunto ha come unico obiettivo d’investimento quello di replicare l’indice al quale si riferisce (benchmark) attraverso una gestione totalmente passiva, senza inutili costi di gestione?

Ovviamente i fondi che utilizzano questa metodologia non lo dicono affatto ai loro clienti, né tantomeno fanno pubblicità al loro metodo semplicistico. In effetti si potrebbe tecnicamente determinare se un fondo comune segue banalmente il closet indexing confrontando il suo indice di correlazione r quadro per un determinato indice, ma non tutti i risparmiatori sono in grado di farlo.

Nell’ottobre 2014 l’associazione Better Finance aveva chiesto all'ESMA di effettuare un’indagine a livello di Unione europea proprio sul closet indexing. All'inizio di febbraio 2016l’ ESMA finalmente ha pubblicato i risultati della sua indagine, confermando che almeno il 15% dei fondi OICVM (Organismi di investimento collettivo in valori mobiliari) campionati sono con ogni probabilità falsamente fondi attivi, che ricaricano elevate commissioni di gestione attiva quando in realtà sono gestiti passivamente.

Un dettaglio: il 15% dell’esempio ESMA dovrebbe essere uguale a 390 fondi OICVM; non si capisce perché invece il 15% del "sottocampione ESMA” sia uguale a 188 fondi OICVM. L'ESMA non ha rivelato il motivo per cui lavori solo su di un sotto-campione. L’associazione Better Finance sospetta che un gran numero di fondi azionari OICVM non rivelino il loro benchmark e non rivelano le loro performances rispetto ad esso nel loro documento obbligatorio Key Investor Information "KIID".

L’ESMA - a differenza dell’autorità di controllo norvegese - non ha voluto rivelare il nome di questi fondi scoperti dalla sua indagine, né vuole rivelare in quali Paesi hanno il domicilio, lasciando gli investitori europei totalmente all’oscuro. Inoltre, pur avendo già impiegato mesi per eseguire una semplice indagine quantitativa, seguita da un approfondimento qualitativo, l'ESMA ora preferisce delegare le autorità nazionali competenti per affrontare questo enorme caso di danno agli investitori, senza fissare alcuna scadenza né tantomeno l’obbligo di divulgare poi i dati raccolti.  

Gli investitori in possesso di tali fondi hanno atteso e sofferto abbastanza a lungo, e di certo non possono aspettare altri mesi per sapere chi li sta ingannando, né attendere ancora per un’ipotetica azione risarcitoria, senza una scadenza stabilita, e in balìa delle più diverse autorità di controllo di Paesi con cui non hanno mai avuto alcun contatto.

La normativa dell'Unione europea assegna chiaramente all’ESMA il compito migliorare la tutela degli investitori europei. Questi continui rinvii nel prendere provvedimenti non fanno onore alle nostre istituzioni.

Paolo Brambilla