La riforma del mercato dei capitali dopo la Brexit - Affaritaliani.it

Finanza

La riforma del mercato dei capitali dopo la Brexit

Come già ricordava un mese fa Nicolas Veron sul sito di Bloomberg, la Brexit costituisce un’ottima opportunità per il mondo della finanza internazionale per completare le riforme tanto necessarie al mercato dei capitali, in ritardo nel continente per quanto riguarda il loro sviluppo.

Due anni fa il Presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker ha posto come sua priorità di rafforzare i mercati europei dei capitali. L’Europa è in ritardo rispetto all'America su tutta la linea: nel finanziamento di capitale pubblico e privato, nell’emissione di obbligazioni da parte delle imprese di medie dimensioni, nelle cartolarizzazioni, nella trasparenza societaria e nella capacità di operare in recessione.

In Europa i prestiti bancari, che costituiscono un problema la cui soluzione è indifferibile per quanto riguarda specificamente i non performing loans, rappresentano più di tre quarti del credito concesso alle società non finanziarie nell'Unione Europea, contro meno di un terzo nelle imprese di piccole e medie dimensioni degli Stati Uniti. In Europa le PMI, in particolare quelle con un alto potenziale di crescita, necessitano di un migliore accesso ai finanziamenti.

La libera circolazione dei capitali è da molto tempo un obiettivo dell'Unione Europea - una libertà fondamentale alla base del mercato unico. Nonostante i progressi compiuti, i mercati dei capitali in Europa rimangono invece frammentati su base nazionale e le economie europee restano fortemente dipendenti dal settore bancario per le loro esigenze di finanziamento. Questo le rende più vulnerabili.

La revisione dei Capital Markets dell'UE (CMU) è un modo di mostrare che le politiche dell'UE potrebbero comunque essere allineate con gli interessi nel Regno Unito, considerando che Londra ha avuto fino ad oggi un enorme vantaggio nei servizi dei mercati dei capitali. Non a caso è inglese Jonathan Hill, capo finora della "Stabilità finanziaria, Servizi finanziari e Capital Markets dell'Unione".

Così se negli ultimi due anni l’agenda della CMU non ha fatto grandi passi in avanti, ora Hill si è accorto che una riforma potrebbe fornire un adeguato finanziamento alle imprese in via di sviluppo e quindi di stimolare la creazione di posti di lavoro a lungo termine, senza alcun inconveniente per la politica fiscale o la stabilità finanziaria. Ma finora ci sono stati poche proposte concrete di riforma, la principale delle quali è un disegno di legge di cartolarizzazione che è attualmente impantanato nel processo legislativo dell'UE.

Ora che la Gran Bretagna ha votato per lasciare l'Unione Europea, si apre una finestra per un vero rilancio della CMU, dall’unificazione delle normative relative alle quotazioni, alla sorveglianza, vigilanza e l’armonizzazione del diritto societario, fino a una certa convergenza nella tassazione degli investimenti finanziari.

La CMU è un classico progetto di mercato unico a vantaggio di tutti gli Stati membri. Quelli con i mercati più piccoli, ma alto potenziale di crescita, hanno molto da guadagnare da una migliore canalizzazione dei capitali e degli investimenti nei loro progetti. Le economie di mercato più sviluppate potranno beneficiare di maggiori investimenti transfrontalieri e di nuove opportunità di risparmio per i propri cittadini.

Inevitabilmente, non tutti in Europa sono d’accordo. L'opposizione alla CMU in generale si concentra su tre aspetti: anzitutto mettere in comune la sovranità è sempre difficile, in secondo luogo l'ideologia anti-mercato rimane forte in molti Paesi europei, infine una serie di interessi privati difende lo status quo, anche se con una visione miope.

Ma questi ostacoli politici non sono così difficili da superare come lo erano invece i vincoli posti finora dal Regno Unito. A parte quest’ultimo, mercati di capitali forti si trovano già in Francia, Belgio, Paesi Bassi e Svezia. La Banca Centrale Europea è decisamente a favore della CMU, perché la vede giustamente come un modo per ridurre i pregiudizi sulle banche della zona euro, aumentare la capacità di assorbimento di eventuali crisi e migliorare di conseguenza la stabilità finanziaria.

Dopo le dimissioni del commissario Hill, il portafoglio dei servizi finanziari è stato assegnato al vice presidente lettone della Commissione, Valdis Dombrovskis, che ha tutto l’interesse ad avviare i processi delle riforme. Paradossalmente, l’uscita del regno Unito dall’UE porterà ad accelerare la crescita dell'Europa, anche se si deciderà di mantenere i contatti con il centro finanziario di Londra, ma senza i vincoli che avevano caratterizzato finora questa partnership.

Paolo Brambilla