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Conosciamo l’intelligenza come la capacità di affrontare e risolvere con successo e risparmio di risorse situazioni e problemi nuovi o sconosciuti, ma sappiamo anche quanto in questo percorso sia fondamentale l'abilità di percepire, valutare ed esprimere le emozioni, saperle regolare nell’analisi delle situazioni e nei processi decisionali. Anche nell’analisi ed utilizzo dei dati è l’approccio mentale, la propria personale visione e attitudine, che dirige e condiziona le azioni future. In questo contesto riflettere, saper decidere ed agire di fronte a numeri e fatti è un processo che implica al contempo intuito, agilità, flessibilità, coordinamento, rigore, forza.

Banda larga, cloud computing, big data: il futuro del business è open. Paolo Bruttini, socioanalista, consulente di sviluppo organizzativo, Presidente di Forma del Tempo, afferma che l'avvento dei Big Data ha cambiato anche il volto dell'organizzazione. I flussi di informazioni generate dalla gestione cercano menti in grado di comprenderle ed interpretarle. In questo scenario serve una nuova idea di leadership, una Leadership Open che pensa alle organizzazioni in modo fluido, privilegia i rapporti tra pari, mette al centro la trasparenza.

Si è recentemente tenuto a Milano il SAS Forum 2016, al quale hanno partecipato oltre 2.000 business users, analisti ed esperti del settore. Nella sessione plenaria Marco Icardi, Vice Presidente Central East Europe di SAS, ci ha ricordato che oggi ci sono più di 10 miliardi di dispositivi nel mondo, e che nel 2020 fra cellulari, sensori, wearable devices, domotica e altro si arriverà a 50 miliardi.

La crescita dei dati da raccogliere e da gestire sarà esponenziale, con nuovi paradigmi e modelli di business, cui faranno seguito nuovi servizi. L’economista statunitense Jeremy Rifkin prevede costi marginali pari a zero, anche con l’avvento di nuovi consumatori, perché non occorreranno nuovi investimenti sui modelli già implementati. La condivisione sarà modellata sulle esigenze dei consumatori: il cambiamento rispetto ad oggi sarà molto forte. In sintesi: “analytics for everyone”.

Non si tratterà di macchine che sostituiscono l’uomo, ma piuttosto di una tecnologia abilitante, una nuova possibilità di utilizzo in modo intelligente dei devices e dei dati. Per questo il “new deal on data” sarà di rendere disponibili i dati con un innovativo concetto di condivisione, che permetterà il ritorno di qualcosa di utile per tutti.

Alla “smart mind” si accompagnerà anche un’organizzazione aziendale basata su tecnologie avanzate in grado di sfruttare appieno i dati e le informazioni diffuse, che non saranno più proprietà della sola direzione, bensì pervasive a tutti i livelli della struttura.

L’informazione viene elaborata nel momento stesso in cui viene creata, cioè streaming e analisi sono in tempo reale. I progetti digitali di per sé non bastano: possono impattare al meglio sui clienti più profittevoli solo se si usano gli strumenti analitici adatti.

Ad esempio Tesco è la banca in maggior crescita in UK, ma in realtà è un supermercato: i servizi sono centralizzati dove il fruitore li riceve. Tutto è basato sulla “digital consumer experience”, sull’interazione con i clienti, sulla conoscenza e utilizzo delle piattaforme.

Chiediamo a Marco Icardi di SAS, leader degli analytics con oltre 80.000 installazioni, quanto si possano applicare questi concetti alla finanza: “Il mondo finanziario deve trovare modalità nuove di interazione” ci dice “Non solo le transazioni”. Del resto, nel corso del suo intervento affermava: “I modelli analitici sono il cuore delle strategie aziendali e sono fondamentali per gestire la complessità, le incertezze e i rischi che oggi sono all’ordine del giorno”.

L’Italia è l’ambiente ideale per sviluppare questi nuovi concetti, perché è caratterizzata da un ambiente collaborativo e da aziende che mettono in comune la loro cultura. Proprio la condivisione della conoscenza è il prerequisito per far crescere il sistema Italia.

Paolo Brambilla

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