Luxleaks, si punta al tax ruling. Ma sul Fisco i colossi dicono no - Affaritaliani.it

Affari Europei

Luxleaks, si punta al tax ruling. Ma sul Fisco i colossi dicono no

La Commissione Ue punta all'approvazione dell'accordo sullo scambio automatico di informazioni sui 'tax ruling' (gli accordi tra imprese e autorità fiscali) ad ottobre, e ad una retroattività di cinque anni. Lo ha detto il commissario agli affari economici Pierre Moscovici. "Vogliamo un accordo al prossimo Ecofin e una attuazione rapida", ha detto Moscovici spiegando che l'idea è anticipare l'entrata in vigore a metà 2016, se ci sarà l'accordo al prossimo Ecofin. La Commissione Ue "proseguirà le indagini" sui 'tax ruling' dopo le informazioni ricevute dagli stati membri. Lo ha annunciato la commissaria Ue alla concorrenza Margrethe Vestager. L'analisi compiuta dai suoi servizi, ha spiegato, se da un lato ha rilevato che "la grande maggioranza questi accordi fiscali tra i Paesi Ue e le società rispetta le raccomandazioni dell'Ocse", dall'altra "distorce seriamente la concorrenza".

Peccato che però nel frattempo le grandi multinazionali si rifiutino di dare chiarimenti a Bruxelles sui privilegi fiscali. Secondo la denuncia, che arriva direttamente dalla commissione speciale sul Tax ruling negli ultimi mesi quasi tutti i big dell’economia mondiale (tredici su diciassette convocati) si sono rifiutati di aprire un canale di comunicazione con l’Ue. La lista dei nomi, riportata da EurActiv, è lunghissima: Facebook, Fiat, Google, Ikea, Philip Morris, Walmart, Walt Disney, Coca Cola, Amazon. Tutti hanno marcato visita con diverse giustificazioni.

Si tratta di una questione molto importante per l'Ue, visto che la pratica dei trattamenti fiscali di favore manderebbe di fatto in fumo cifre sulle quali si fanno le stime più diverse ma che raggiungerebbe addirittura i mille miliardi di euro. Per questo, da diversi mesi la commissione parlamentare prova a convocare le multinazionali sospettate di avere chiuso accordi illegittimi in Europa. Col risultato finale che su 17 società convocate solo in quattro hanno risposto alla chiamata: si tratta di Airbus, BNP Paribas, Total e SSE. Da tutte le altre, un rifiuto a collaborare.