Dieselgate, l'Ue stabilisce nuovi test. Ma la Germania spinge per ammorbidirli - Affaritaliani.it

Affari Europei

Dieselgate, l'Ue stabilisce nuovi test. Ma la Germania spinge per ammorbidirli

Lo scandalo Volkswagen sembra tutt'altro che concluso. Accertata la truffa e fatte cadere le prime teste dei manager, il grosso del lavoro è ancora tutto da fare. Del caso si è parlato durante la seduta plenaria del Parlamento europeo, sessione alla quale ha partecipato anche Angela Merkel, che però del Dieselgate non ha voluto parlare.

Gli eurodeputati hanno chiesto quasi all'unanimità alla commissaria Elżbieta Bieńkowska, responsabile per il Mercato interno e l'industria, due cose: fare chiarezza sulle reali dimensioni dello scandalo e ripristinare la fiducia dei consumatori nelle leggi europee e nel settore industriale. E infatti la Commissione europea ha definito proprio questa settimana una road map per traghettare l'Europa e il suo settore automotive fuori dalla crisi.

Bruxelles ha chiesto a tutti gli Stati di indagare per capire quali modelli sono stati truccati e in quale quantità sono stati venduti. La Commissione ha poi riunito le autorità nazionali di settore per definire nuovi standard e concordare con Volkswagen un piano di ritiro dei veicoli. L'arduo compito di definire i nuovi test per le vetture è stato affidato al Centro di ricerche congiunto di Ispra che ha già stilato un documento ora al vaglio.

A Bruxelles vorrebbero introdurre nel 2017 i nuovi test più aderenti alla realtà, ammettendo fino al 2019 uno scostamento massimo dai limiti del 60%. Che cosa significa? Vuol dire che ogni auto dovrà affrontare due tipologie di test: una instrada e una in laboratorio. Quelle di laboratorio seguiranno i vecchi standard, mentre quelle su strada nuovi parametri in via di definizione. Ad oggi la differenza tra i due metodi arrivava al 500%, dal primo gennaio non potrà superare il 60%.

C'è chi dice che anche un 60% è troppo, una concessione ingiusta a chi ha truffato milioni di persone in tutto il mondo. Ma la maggioranza chiede pragmatismo. Rottamare qualche milione di auto non è verosimile (solo in Italia sono 650 mila). E anche Angela Merkel ha chiesto di “non demonizzare il settore dell'auto”. Il pressing teutonico perché si arrivi ad un compromesso accettabile è forte.

Già così tuttavia la Volkswagen (e chissà quali altre marche oltre a Skoda e Audi) dovranno procedere al ritiro delle auto. Si inizierà con quelle a cui basterà modificare il software, mentre per gli interventi meccanici si dovrà aspettare settembre 2016.

A preoccuparsi è anche la Banca europea degli investimenti (Bei) che negli ultimi 15 anni ha fornito 4 miliardi di prestiti a Volkswagen e attualmente ha 1,8 miliardi di euro di finanziamenti in corso. Il board della Bei non esclude la possibilità di chiedere la restituzione di finanziamenti concessi e utilizzati per scopi diversi da quelli ufficiali. I prestiti in corso con Volkswagen interessano un ampio spettro di settori, che vanno da ricerca e sviluppo alla produzione e alla costruzione di nuovi impianti, non solo in Germania ma anche in Argentina e Messico.

A fregarsi le mani sono invece le industrie statunitensi dell'elettrico. Il fondatore e amministratore delegato di Tesla, Elon Musk, ha annunciato infatti di avere in programma la realizzazione di uno stabilimento per la costruzione in Europa delle sue auto elettriche. "La capacità costruttiva dell'impianto in California è ancora importante, ma abbiamo in programma di lanciare una produzione in Europa".