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Affari Europei
Fake news e fondi stranieri, Majorino: “Serve una commissione di indagine”

La diffusione di notizie false sui social network sembra aver avuto un ruolo cruciale nell'esito del referendum sulla Brexit. Le fake news si sono diffuse anche durante la campagna elettorale in Germania, in Spagna e negli Stati Uniti. Nessuno sa con precisione chi ci sia dietro alla manipolazione dell'opinione pubblica sui social network, ma il Parlamento europeo, che giovedì voterà una mozione su questo tema, punta il dito contro Russia, Cina, Iran e Corea del Nord. E mentre in Italia si discute dei possibili finanziamenti occulti di Mosca alla Lega, l'Unione europea pensa a come contrastare l'influenza di potenze straniere sul processo democratico.

“In Italia abbiamo un gigantesco problema che riguarda le ipotesi di finanziamento della Lega da parte di ambienti vicini a Putin”, spiega ad Affaritaliani.it Pierfrancesco Majorino, ex assessore a Milano e oggi eurodeputato del Partito democratico. “Lo scandalo emerso sui giornali é la rappresentazione di un problema che può riguardare anche i rapporti con altri partiti e Stati. Siamo difronte ad una sorta di internazionale sovranista che trova sponda esplicita in Mosca”.

Qui a Strasburgo si parla della possibilità di creare una Commissione speciale, a quale scopo?

“Servirebbe a fare chiarezza su qual é l'influenza di potenze estere nei processi democratici nazionali. É chiaro che ci sono dei Paesi che hanno tutto l'interessa a manipolare l'opinione pubblica attraverso finanziamenti illeciti e campagne di disinformazione sui social network”.

Le fake news sono uno strumento di influenza?

“E' provato che notizie false, costruite ad arte per manipolare l'opinione pubblica, siano state diffuse sui social network, anche se é difficile risalire ai soggetti che sono dietro a queste strategie e che finanziano tutto. Una Commissione speciale potrebbe essere utile. Credo poi che le fake news che riguardano la criminalizzazione del migrante in quanto tale abbiano trovato una sponda nella stupidità e nella voglia di diversi media di lisciare il pelo ad un certo senso comune”.

E' arrivato il momento che il legislatore imponga una sorveglianza sui contenuti che vengono diffusi tramite i giganti del web come Facebook, Google o Twitter?

“Credo che qualcosa si debba fare, ma insieme ai giganti della Rete, non contro. Non credo ad un tribunale che controlli un social o un motore di ricerca. Non credo che sia realizzabile. Ma credo che ad esempio la decisione di Facebook di oscurare alcuni profili legati a Casa Pound sia apprezzabile”.

Serve anche una contro-propaganda?

“Non dobbiamo nasconderci dietro all'alibi delle fake news e alla richiesta di una normativa che risolva il problema. Abbiamo invece bisogno di un tam tam in rete e nella società civile che si mobiliti per diffondere messaggi positivi”.

Basta una notizia falsa sui social ad influenzare l'opinione pubblica?

“Oggi la notizia falsa si innesta su un disagio diffuso causato dalla crisi economica. Chi oggi non ha una casa e legge che agli immigrati vengono assegnate quelle pubbliche si indigna, anche se la notizia é falsa. Ma la soluzione non é solo spiegare che la notizia non é vera, quanto risolvere i reali problemi delle persone. Il cittadino disperato che segue il razzista non lo convinco con la pedagogia delle statistiche o con il marketing della multiculturalità. Lo convinco se sul piano delle politiche sociali sono efficace”.

Tommaso Cinquemani

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