Inflazione, speculazione e povertà: salviamo la spesa familiare Made in Italy

La spesa alimentare è diventata assai pesante per molte famiglie italiane: aumenti in media per quasi trecento euro al mese. Ecco cosa può fare l'industria

Di Tiziana Rocca
Rocca sbrocca

La sensazione di tanti consumatori di spendere sempre di più per comprare meno: ecco come salvare la spesa delle famiglie 

La spesa alimentare è diventata assai pesante per molte famiglie italiane: aumenti in media per quasi trecento euro al mese per mangiare meno di circa il 5% rispetto al 2022. I numeri parlano da soli ma sembra che non basti per lanciare un vero e proprio allarme. Molti mi scrivono per rilanciare questo argomento che dovrebbe essere comunicato a caratteri cubitali e non occupandosi solo di dati e percentuali che fanno sembrare il problema distante, forse perché per alcuni è sconveniente ammettere le difficoltà che una famiglia media in Italia ha nel portare il cibo in tavola tutti i giorni.

E, soprattutto, non basta solo parlarne ma servono fatti e azioni concrete per contrastare questa tendenza. I dati Istat sulle vendite al dettaglio di luglio confermano la sensazione di tanti consumatori di spendere sempre di più per comprare meno. Il calo del volume degli acquisti ha raggiunto il 4,5% su base annua ma la spesa è stata superiore del 2,7%. Pasta, olio, frutta, verdura per non parlare di carne o pesce che già non tutti possono permettersi. Poiché anche io, come tutti, faccio la spesa mi ha creato un particolare disappunto vedere gli aumenti del prezzo dell'olio d'oliva. Prima compravo una bottiglia con quattro euro e mezzo e adesso ne costa come minimo sette se mi va bene ma in alcuni supermercati arriva anche dieci euro. Parliamo dell'olio extravergine fatto in Italia con la certezza dell'origine delle olive.

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Prezzi quasi raddoppiati. Questo significa, tra l'altro, lasciare alla concorrenza estera che propone prodotti alternativi di bassa qualità, lo spazio per sostituire il nostro salutare olio made in Italy, un prodotto che rappresenta il cuore della dieta mediterranea! Il mio disappunto cresce quando vedo che lo stesso tipo di olio in un supermercato costa nove euro e da un altro sette euro e venti centesimi. Non ci sto! Questa è una pratica che deve essere controllata più attentamente. E allora lancio questo appello: il governo intervenga per bloccare il prezzo dei beni alimentari di prima necessità, almeno quelli della stessa marca! Le famiglie già fanno lo slalom fra i vari supermercati, grande distribuzione e discount per accaparrarsi le offerte e promozioni per i diversi prodotti ma non può essere solo questa la soluzione. Il governo ha promosso l'iniziativa della “Carta solidale acquisti” che serve per aiutare le famiglie italiane più povere e svantaggiate, con ISEE inferiore a 15mila euro e permette di acquistare beni di prima necessità.

Ma non basta. Non basta perché stiamo assistendo ad un aumento dei prezzi dei beni di prima necessità che al netto dell'aumento di tutte le spese fisse, che vanno dalla benzina per la macchina, al mutuo per la casa fino alle bollette stratosferiche, solo per citarne alcune, sono diventati un problema per tutti gli italiani. E dico tutti, perché ognuno ha la propria economia familiare da rendicontare ogni mese. Per la verdura io stessa mi servo ad un chiosco di ortaggi a km zero, per saltare almeno una fase del rincaro e avere la garanzia del prodotto, ma per i prodotti della grande distribuzione è difficile pensare di risolvere il problema in questo modo. E a condizionare lo scenario economico si è inserito anche l’andamento del meteo pazzo con il moltiplicarsi di eventi estremi, tra siccità e maltempo, che hanno colpito duramente le coltivazioni in campo riducendo la disponibilità.

Non si può non intervenire con questo scenario. Oltre all'olio, nella classifica dei prodotti alimentari che hanno fatto segnare il maggior incremento di prezzi c'è appunto un +17% per la verdura fresca anche per gli alti costi di riscaldamento delle serre e la pasta (+12%). Aumenti dei prezzi significativi fanno, poi, segnare nell’ordine: burro (+12%), frutti di mare (+10%), farina (+9%), margarina (+7%), frutta fresca (+7%), pesce fresco (+6%) e carne di pollo (+6%). Insomma, gli italiani hanno speso oltre 3 miliardi in più per mangiare ma a causa del caro prezzi hanno dovuto tagliare le quantità acquistate e questo è il resoconto dei soli primi cinque mesi del 2023. Come si affronta tutto questo? Come si esce da questa spirale inflazionistica? Il fatto è che è sotto gli occhi di tutti che ci siano anche rincari speculativi di chi se ne approfitta ai danni delle famiglie italiane. Esiste il Garante per la sorveglianza dei prezzi, cosa fa?

Si limita a monitorare o è in grado di intervenire? Nonostante la diminuzione del costo dell’energia e il calo relativo delle bollette, infatti, i prezzi per i beni primari continuano a salire con percentuali a due cifre, e sembra evidente che qualcuno stia speculando sulla pelle dei consumatori, evitando di abbassare i listini nonostante, oggi, ci siano i presupposti per un calo dei prezzi.

“In un Paese come l’Italia dove l’85% delle merci per arrivare sugli scaffali viaggia su strada l’aumento dei prezzi di benzina e gasolio – sottolinea la Coldiretti – ha un effetto valanga sui costi delle imprese e sulla spesa di consumatori con il rischio di alimentare psicosi, accaparramenti e speculazioni”. E allora puntiamo sul made in Italy e sosteniamo le nostre imprese soprattutto quelle in difficoltà. Un segnale di vita, in questo senso, è stato rilevato.

Secondo fonti giornalistiche proprio in questi giorni si lavora al Ministero delle Imprese e del made in Italy per attivare a partire dal 1 ottobre un'intesa con le associazioni del commercio e dell'industria alimentare che potrebbe rientrare nell'accordo sul trimestre antiinflazione attraverso un paniere di prodotti di prima necessità che venga venduto a prezzi calmierati nei negozi, super e ipermercati aderenti, contrassegnati da un bollino tricolore anche.

Questo accordo, che spero si concretizzi e possa essere il primo passo per successivi interventi, prevede, e questo sembra essere il punto più rilevante, il coinvolgimento dei produttori per il blocco o il contenimento dei prezzi nel trimestre anti-inflazione, dando corso a specifici accordi tra le aziende produttrici e le catene distributive. Vedremo se alle parole seguiranno realmente i fatti. Le famiglie non possono essere lasciate, di fronte a queste difficoltà, senza una risposta adeguata da parte delle istituzioni che devono scendere in campo per fare tutto il possibile per sostenere e salvaguardare le famiglie che sono la spina dorsale e principale ammortizzatore sociale del nostro Paese, senza le quali, non si sta in piedi.00

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