Regno Unito, l’ideologia di genere imposta nelle scuole: proteste di massa

Bagni unisex e studenti obbligati a vestirsi con le stesse uniformi. La scuola come prima linea per imporre l'ideologia di genere

di Antonio Amorosi
Cronache

Regno Unito, dai servizi igienici (unisessuali o unisex) alle uniformi (gonne o pantaloni), al materiale di lettura e ai pronomi degli alunni: tutto è oggetto di revisione. “Perché i politici devono intervenire sui bagni delle scuole? Risolvete il problema delle bollette elettriche alle stelle e il costo della vita!”

Quando l’arte si fa realtà. Cantano per strada le frasi dei Pink Floyd: “We don’t need no education. We don’t need no thought control” (Non abbiamo bisogno di alcuna educazione. Non abbiamo bisogno di alcun controllo del pensiero). Da giorni nel Regno Unito si moltiplicano le proteste studentesche contro le misure introdotte nelle scuole dai provveditorati. Gli alunni di ogni grado sono "obbligati a indossare pantaloni neri su misura" che in periodo estivo diventano pantaloncini neri al ginocchio, un "kit di educazione fisica neutrale rispetto al genere", devono utilizzare bagni unisex per non offendere i trans e alle studentesse a scuola è vietato indossare gonne. Durante l’orario delle lezioni viene anche impedito di recarsi nei bagni per i bisogni, una tortura che si accentua per le ragazze in caso di inizio del ciclo mestruale.

Accade perché da settimane molte scuole, su e giù per il regno di Re Carlo III d’Inghilterra, sono state invase dalla politicizzazione di “genere”. E quindi tutto, dai servizi igienici (unisessuali o unisex) alle uniformi (gonne o pantaloni), al materiale di lettura e ai pronomi degli alunni è oggetto di revisione. Accade per promuovere “l'inclusività e sostenere ulteriormente e responsabilizzare i nostri studenti con i nostri valori di uguaglianza e rispetto”, si giustificano in una delle tante scuole superiori. Ma soprattutto l’assurda regola dei bagni chiusi ha acceso la miccia.

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Così da Southampton a Blackpool, all’Essex, la settimana scorsa in Cornovaglia, Lincolnshire e Yorkshire, sono state organizzate manifestazioni pubblicate finite poi sui social, in cui i ragazzi sollecitano i coetanei a scendere in piazza. I ragazzi ribaltano i banchi, prendendo a calci le porte, si rifiutano di entrare nelle aule e di ascoltare le lezioni.

La solidarietà di molti insegnanti, presidi, genitori e associazioni ha spinto la protesta oltre il previsto. Le agitazioni, avvertono i presidi nelle chat degli addetti ai lavori e sui quotidiani locali, stanno facendo “tendenza” su TikTok e Snapchat con milioni di visualizzazioni.

La considerazione battagliera che accomuna molti che intervengono sui giornali britannici è: “Perché i politici devono intervenire sui bagni delle nostre scuole? O metterci le uniformi? Risolvete invece il problema delle bollette elettriche alle stelle e il costo della vita!”.

I ragazzi che protestano invitano i coetanei a non lasciarsi coinvolgere in questioni di manipolazione che non nulla a che vedere con l’inclusività. I bagni unisex oltretutto incentivano il bullismo dato che in certe fasi della crescita tra ragazzi e ragazzi vi sono abitudini differenti.

Non bisogna discriminare chi è diverso o coloro che non trovano un proprio spazio ma all’irrazionalità c’è un limite.

Degli insegnanti coinvolti hanno parlato con il quotidiano britannico Observer, spiegando il disagio che la categoria vive: la paura di esprimersi in libertà e poiché si rischia molto facilmente di essere accusati di transfobia.

 

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In alcune scuole è stato necessario chiamare la polizia mentre le manifestazioni aumentavano. In un istituto nel North Yorkshire, nel Nord dell'Inghilterra, la polizia antisommossa è dovuta intervenire dopo che i ragazzi, arrabbiati per le nuove regole, hanno spinto degli insegnanti e dato fuoco ad un albero. Secondo quanto riferito, la scuola ha chiuso i bagni durante l'orario di lezione e per un periodo durante la pausa.

In alcuni casi sono state chiamate le forze dell’ordine proprio direttamente nelle aule visto che le manifestazioni si gonfiavano giorno dopo giorno.

La polizia si è precipitata in un'altra scuola mista nell'Oxfordshire, nel Sud-Est dell'Inghilterra, dove gli studenti che protestavano contro il divieto delle gonne si sono rifiutati di frequentare le lezioni, costringendo l’istituto a chiudere.

Un genitore ha raccontato a un'organizzazione di media locali che "gli studenti hanno azionato allarmi antincendio e si sono scatenati a scuola per protestare contro i bagni chiusi, la mancanza di mense scolastiche e problemi di personale". La protesta si allarga anche ad altri temi, come la mancanza di servizi.

Le proteste hanno spinto il Dipartimento dell'Istruzione nazionale a rilasciare una dichiarazione, affermando di essere "preoccupati" per l'ondata di proteste scolastiche. Il portavoce del Dipartimento ha detto: “Siamo preoccupati per le segnalazioni di interruzione e ci metteremo in contatto con tutte le scuole e le autorità locali per garantire che siano supportate in questo momento. Sosterremo sempre i presidi affinché intraprendano le azioni necessarie per mantenere ambienti di classe calmi e solidali, poiché sono nella posizione migliore per lavorare con i loro insegnanti, genitori, alunni e comunità locali durante lo sviluppo e l'attuazione delle politiche".

Con il pullulare di esperti di questioni gender e l’affermarsi nella cultura, le scuole diventano la prima linea per imporre l’ideologia di genere... e di solito ciò che accade nel mondo anglosassone poi arriva da noi...

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