Ucraina, De Zerbi: "Sacche di sangue e carri armati. Volevano farci giocare"

Il tecnico dello Shakhtar Donetsk è riuscito a tornare in Italia dopo un viaggio infinito: treno, bus e poi aereo. "Ho avuto paura"

Cronache
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Ucraina, De Zerbi: "Chiusi in hotel, le bombe le ho sentite. Che paura"

La guerra in Ucraina continua e le truppe russe sono ormai alle porte di Kiev, una colonna di 60 Km di carri armati è pronta ad invadere la capitale. Chi è riuscito a fuggire dopo un viaggio infinito, è stato il tecnico italiano dello Shakthar Donetsk Roberto De Zerbi. Lui e il suo gruppo di lavoro hanno vissuto 5 giorni di conflitto armato chiusi in hotel "ma le bombe si sentivano eccome". Sono atterrati - si legge sul Corriere della Sera - all’aeroporto di Orio al Serio alle 14.30 di ieri. Da Kiev erano partiti alla stessa ora del giorno prima: un’odissea durata 24 ore. E di coraggio De Zerbi ne ha avuto da vendere. Non tutti sarebbero rimasti. "I nostri ragazzi sono tutti in salvo" dice l’ex allenatore del Sassuolo anche se con un velo di malinconia pensa ai suoi giocatori ucraini che sono rimasti in patria. "Ho visto cose bruttissime".

"Quello che ci ha veramente colpito - prosegue De Zerbi al Corriere - è come si è unito il popolo ucraino. Sta dando una lezione di orgoglio e dignità a tutto l’Occidente. È stato un viaggio infinto, però avremmo fatto ancora qualche giorno in più per venire a casa, se fosse stato necessario. Partiti in treno, la seconda parte l’abbiamo fatta con il pullman tutti insieme, poi abbiamo cambiato per passare la frontiera e siamo andati all’aeroporto di Budapest dove abbiamo preso l’aereo messo a disposizione dallo Shakhtar. In Ucraina tutti ritenevano impossibile un attacco della Russia. Noi qualche domanda in più ce la siamo fatta: quando Putin ha invaso il Donbass, quando in Bielorussia continuavano ad arrivare carri armati, quando portavano sacche di sangue".

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