Lecce, pittore internazionale Athos Faccincani inaugura mostra personale

“Fra natura e spiritualità” sarà aperta fino al 12 febbraio al Must di Lecce, curata da Gianluigi Bettoni

di Fabiana Agnello
mostra athos faccincani
Culture

Il pittore Athos Faccincani inaugura la mostra personale “Fra natura e spiritualità”

“Sono più meridionale di tutti voi perché adoro queste terre e un grande consiglio che do a chi volesse dipingere è di osservare il mondo intorno a voi e dall'osservazione tirar fuori il meglio di quello che ci piace”. Athos Faccincani, maestro della luce e del colore, artista per eccellenza dei paesaggi del Mediterraneo, ha dipinto una serata ricca di calore umano, solare e vitale al Must, il museo storico di Lecce, esattamente come sono i suoi dipinti. Sarà stata la luminosa e fresca cornice delle sue opere e magari anche il rosa, il verde e l’arancio dei cappotti di alcune ospiti accorse per l’inaugurazione della sua personale “Fra natura e spiritualità” a rendere l’occasione più conviviale. E mettiamoci anche le note dei grandi classici del jazz eseguite da un sax e da un violino durante la serata.

Un successo, dunque, l’inaugurazione del 4 febbraio della mostra “Fra natura e spiritualità” che sarà aperta fino al 12 febbraio al Must di Lecce, curata da Gianluigi Bettoni.

Athos Faccincani è lì che incanta i suoi ospiti con la voce emozionata da un lieve accento veneto, a raccontare gli anedditi del proprio genio nel passaggio da un espressionismo tormentato alla prospettiva dell’energia positiva che lo ha consacrato, oggi, a maestro della luce e del colore. “Il nostro Sud piace veramente a tutto il mondo” ha detto il maestro che tra le proprie esposizioni internazionali più importanti ha quelle di New York, Boston, Miami, San Francisco, Chicago, Los Angeles, Londra, Vienna, Tokyo, Madrid, Zurigo, Amburgo, Monaco, Sofia e Montecarlo. “Posso dire che sono 35 anni che sono ispirato dal sud dell’Italia. Tutto è nato da un viaggio: venivo fuori da 15 anni di pittura malinconica, la mia tavolozza era intrisa di drammi, tristezza, colori grigi”.

Infatti, le produzioni giovanili dell’artista hanno uno stile espressionista che racconta personaggi cupi e sofferenti. Per meglio esprimere la sofferenza e l’angoscia dei suoi personaggi, Faccincani si è calato in quella realtà fatta di ospedali psichiatrici, carceri e ospedali che, seppure funzionale al lavoro, hanno determinato nell’uomo un profonda crisi interiore.

Negli anni ’70 gli è stata commissionata una mostra sulla Resistenza. Ancora una volta, la sofferenza era destinata a essere l’elemento protagonista della tavolozza dell’artista. Nonostante il riconoscimento della nomina di Cavaliere della Repubblica conferitagli dall’allora Presidente Sandro Pertini, che aveva visitato le sue personali, Faccincani ha deciso di abbandonare la pittura per un anno. La morte del padre prima e gli anni dedicati alla comprensione della sofferenza poi, lo hanno provato fortemente nell'intimo fino a quando ha sentito la necessità di fare chiarezza per comprendere il senso di ciò che gli sta succedendo.

Athos Faccincani e il tributo al sud Italia nella sua pittura

Decide, dunque, di partire per un viaggio al sud Italia con la moglie Rita e il figlio Mattia. “Una mattina, a Gallipoli, mi trovai in una campagna, circondato da uliveti. C’era una casetta rosa circondata da terra rossa, e una mamma che stirava, circondata dai suoi tre figli. Gli alberi resi argentei da una leggera brezza, pensai: ‘ecco questa è la felicità!’. Corsi in paese a cercare delle tele e dei colori per dipingere, ma in quella piccola realtà di 35 anni fa, non esisteva un negozio che vendeva le tele. Trovai solo dei colori e del cartone dei bambini delle scuole elementari e ho dipinto l’esperienza, la percezione del momento. Devo dire grazie a Gallipoli, al mondo se noi siamo qui che parliamo. Gettai la tavolozza malinconica che mi aveva accompagnato fino a quel momento e la sostituii con quella gioiosa che uso oggi. Quindi questo è il riconoscimento che devo al sud e che porto in tutto il mondo, e vi assicuro che nel mondo l’amore per le vostre terre è assai sentito e diffuso.”

Standing ovation di applausi per Faccincani che, dopo quattro anni vissuti a Santa Maria al Bagno (Lecce) e una decina a Positano (Salerno), oggi abita nella sua casa nel bosco a Peschiera del Garda, sul lago. Si sveglia alle 4.30 del mattino per ammirare l’alba e ascoltare il cinguettio degli uccellini, lavorare e andare a letto alle 23. “Gustave Flaubert diceva che il genio è una lunga pazienza e io la penso esattamente come lui. Per trentacinque anni ho lavorato per 20 ore al giorno proprio perché il genio è una lunga pazienza, viene fuori dal lavoro non viene dalle ispirazioni. L’ispirazione viene fuori dal tempo in cui tu lavori e ogni giorno può venir fuori qualcosa di nuovo. Ed è per questo che ai giovani che vorrebbero diventare pittori mi viene di consigliare di osservare e dall'osservazione tirar fuori il meglio di quello che ci piace di questo mondo che viviamo.

È tutto quello che viviamo a darci lezioni durante il giorno e dico grazie a Dio o a qualcuno per lui. Forse sono il più grande credente anche se non vado in chiesa.  E ogni giorno m’inchino e ringrazio per tutta questa bellezza del mondo”. Athos Faccincani passeggia tra i suoi dipinti dei trulli, di piante di fichi d’India, scorci di Porto Selvaggio, Gallipoli e Positano proiettatisi dalla sua tavolozza, mentre saluta con affetto e cordialità i presenti accorsi all’inaugurazione della sua personale, come se conoscesse ciascuno da tempo, mentre sono loro ad amarlo e ammirarlo da quarant’anni di opere mondiali.

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