Banco Bpm, Girondi fa cassa. Più fondazioni nel patto per contare nel risiko

Le fondazioni azioniste salgono al 6,2% come quota del patto grazie a tre nuovi ingressi.I privati scendono al 4,7% dopo che il "re dei filtri" ha venduto il 2%

Giuseppe Castagna
Lapresse
Economia
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Neanche la canicola ferma le grandi mosse intorno al mondo delle banche. Per usare una metafora sportiva, è palese che tutti siano in surplace in attesa di capire che cosa sta per accadere e, soprattutto, di vedere chi farà la prima mossa. A parte Intesa Sanpaolo, che dopo l’acquisizione di Ubi può permettersi di pensare alle logiche di processo e non a eventuali operazioni di consolidamento, tutti gli altri player sono pronti a muoversi. C’è Unicredit che attende il via libera di Andrea Orcel per lanciarsi nel mondo dell’M&A.

C’è Bper che, attraverso Unipol, sta progressivamente andando ad abbracciare il Banco Popolare di Sondrio. C’è Mps che ha iniziato a lucidare la pochissima argenteria rimasta e nel frattempo sistema le sue pendenze con la Fondazione. C’è Carige che potrà tornare in borsa dalla prossima settimana, ma che ha bisogno di un aumento di capitale da 400 milioni, se non troverà un cavaliere bianco pronto a comprarsela. 

E poi c’è il Banco Bpm, forse la creatura in questo momento più misteriosa. Ogni tentativo di fusione paritetica o, meglio ancora, maggioritaria, è andata fallita. Bper sembrava un buon obiettivo ma purtroppo (per Giuseppe Castagna) l’operazione non si è concretizzata.


Il presidente del Banco Bpm Massimo Tononi

Rimane sempre aperta la possibilità di entrare nella galassia Unicredit. Ma davvero Castagna accetterebbe una revisione al ribasso del suo ruolo? O sarebbe costretto ad allontanarsi come avvenuto a Victor Massiah che è stato sostituito da Gaetano Miccichè per portare a termine le nozze Intesa-Ubi?

Intanto però qualcosa si muove in Piazza Meda. Nessuna scossa tellurica, ci mancherebbe, ma l’indicazione chiara che sta per succedere qualcosa. Il motivo è presto detto: i due patti di consultazione tra i soci (le fondazioni da una parte e i privati dall’altra) hanno cambiato assetto. In particolare: le fondazioni passano dal 5,49 al 6,17%, grazie all’ingresso nel patto di tre nuovi soci: Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi (0,101%), Fondazione Cassa di Risparmio di Reggio Emilia Pietro Manodori (0,0293%) e Inarcassa (0,54%).

Al contrario, l'accordo di consultazione tra alcuni soci privati vede una riduzione della quota sul capitale della banca che passa al 4,694% da 6,683%. Su quest'ultimo ha influito la cessione di una quota del 2% circa da parte di G.G.G. che fa capo all'imprenditore Giorgio Girondi, a fine giugno scorso. Gli altri soci privati, Calzedonia Holding, insieme al suo fondatore Sandro Veronesi, e l'imprenditore Dario Tommasi hanno mantenuto invariate le loro partecipazioni al patto.

(Segue...)

Girondi, che è titolare di Ufi, una multinazionale leader a livello globale nella produzione di filtri per automotive. Aria, benzina, olio: qualunque fluido o liquido passi per l’automobile viene filtrato dai suoi prodotti. Mantovano, 66 anni, Girondi ha deciso che era giunto il momento di passare all’incasso ricevendo, a valori di mercato, un’ottantina di milioni. Non male, se si pensa che per una quota vicino al 5% l’imprenditore aveva speso circa 115 milioni a novembre dello scorso anno.

Vendere una parte adesso che il Banco sta letteralmente volando (anche se negli ultimi 30 giorni il trend si è un po’ invertito), con un incremento del 43,67% negli ultimi sei mesi proprio sull'appeal speculativo del risiko del credito è sembrata la mossa più logica. Oltretutto, mantenendo comunque una quota intorno al 3% che permetterà di massimizzare quando – e ormai è solo questione di mesi – le trattative entreranno nel vivo.

Le vicende Ubi e Creval insegnano, tra l’altro, che se dovesse essere lanciata un’Opa, il prezzo non sarà mai quello iniziale, ma quello maggiorato dalle crescite delle successive sessioni si borsa. Insomma, non resta che aspettare. Ma è chiaro che l’autunno porterà con sé un’altra grande operazione. E non sarà neanche l’ultima. Che le mosse siano però più vicine da quel che sembra vista la corsa delle fondazioni?