Ex Ilva, il nuovo piano per la cassa integrazione: ma mancano 30 milioni di euro. Il nodo delle risorse
Si cerca un accordo con i lavoratori per la transizione dai forni a carbone a quelli elettrici
Adolfio D'Urso
Ex Ilva, governo e sindacati cercano un complicato accordo sulle Cigs
Governo e sindacati sono in continuo contatto per cercare un accordo in merito alla cassa integrazione per l'ex Ilva di Taranto. Giornata frenetica con continue telefonate e riunioni ieri tra Palazzo Chigi e i ministri del Lavoro, delle Imprese, della Coesione e delle Politiche europee: tutti all'opera - riporta Il Messaggero - per provare a ridurre il numero dei cassaintegrati nell'ex Ilva.
Che dal Primo gennaio dovrebbero salire a 6mila unità. Oggi pomeriggio il governo incontrerà i rappresentanti dei lavoratori. E l'obiettivo è quello di trovare con loro un accordo sui tempi e sulle modalità di transizione del gruppo per iniziare l'abbandono degli altiforni a carbone e il passaggio ai forni elettrici.
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Ma senza l’integrazione pubblica garantita dagli ammortizzatori sociali - il 70 per cento del salario - si rialzerebbe il costo del lavoro per Acciaierie d’Italia, le cui disponibilità di cassa non sono così floride. Questa soluzione - conclude Il Messaggero - costerebbe tra i 30 e i 40 milioni in più che il governo dovrebbe erogare in manovra o con un altro apposito provvedimento legislativo.