Guerra Ucraina, l'impatto sull'agricoltura in Italia: "Serve l'innovazione"
La crisi energetica e il rialzo delle materie prime pongono l'agricoltura italiana di fronte a delle sfide forse mai affrontate dal dopoguerra ad oggi
Guerra Russia-Ucraina, l'impatto sull'agricoltura italiana: a rischio la ripresa
La crisi energetica e il rialzo delle materie accentuate in maniera esponenziale dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina, che vede coinvolti due paesi che da soli producono circa il 30% dei cereali che sono consumati oggi a livello globale, pone la nostra agricoltura di fronte a delle sfide forse mai affrontate prima dal dopoguerra ad oggi. A rischio non è solo il benessere e la ripresa economica, ma addirittura potrebbe essere non più così scontata persino la nostra stessa fonte primaria di sostentamento.
Della situazione attuale e di quello che si dovrebbe fare per aiutare un settore come quello agricolo, mai come ora in grande difficoltà e allo stesso tempo mai come ora vitale per la nostra economia, se ne è parlato in un convegno organizzato da Fratelli d’Italia, che ha visto la presenza del ministro del MiPAAF Stefano Patuanelli e di tutti i presidenti delle principali associazioni di settore, Coldiretti, Confagricoltura e Cia. "L'Italia è la nazione in Europa con la più alta produzione di biologico ma, come si sa, la resa col biologico è minore, per cui l'obiettivo finale deve essere quello di aumentare la produzione di agricoltura tradizionale affinché tutti siano messi nella condizione di poter mangiare. Non si deve creare in questo uno squilibrio sociale per cui la politica deve adoperarsi per raggiungere questo obiettivo".
Il senatore di Fratelli d'Italia Patrizio La Pietra, capogruppo FdI in Commissione Agricoltura sembra non avere molti dubbi su quale sia la via da seguire per rilanciare l’agricoltura tradizionale rispetto a quella che negli ultimi anni è sembrata più una moda che una reale esigenza. Il chiaro obiettivo, che sembra anche condividere lo stesso ministro dell’agricoltura Patuanelli è quello di utilizzare i circa 8 miliardi previsti nel Pnnr per il settore, a rilanciare l’innovazione nei sistemi di coltura per accrescere la resa dei terreni e per poter sfruttare meglio e a fondo quelli che sono stati lasciati in questi anni a riposo.
"All'agricoltura - sottolinea La Pietra - servono innovazione e ricerca, per far questo servono risorse, ad oggi insufficienti, per fare interventi mirati e non a pioggia, come sulle filiere. I 7/8 miliardi stanziati nel Pnrr non bastano e in Commissione, mettendo da parte gli steccati ideologici che ci dividono in altri casi, stiamo lavorando per portare a compimento i provvedimenti rimasti in sospeso".
D’altra parte la Coldiretti lancia una severo monito rispetto a quello che ci si potrebbe presentare tra qualche mese: “La guerra con l’aumento dell’inflazione che colpisce i prezzi del carrello della spesa mette a rischio la sicurezza alimentare ben 5,6 milioni di italiani che si trovano in una condizione di povertà assoluta, cioè con una spesa mensile pari o inferiore a una soglia minima corrispondente all’acquisto di un paniere di beni e servizi considerato essenziale per uno standard di vita minimamente accettabili”.
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Anche l’Europa si sta attivando in questi giorni, come ha ribadito l’eurodeputato e membro della Commissione agricoltura a Bruxelles, Nicola Procaccini. Si parla da tempo della possibilità o meno di un rinvio della nuova Pac (come richiesto dal governo italiano in questi giorni) da poco approvata o almeno di alcuni suoi punti, che potrebbero alla luce dei nuovi fatti avere effetti pesanti su alcune filiere agroalimentari. Ma il commissario dell’agricoltura europea Janusz Wojciechowsk, nei giorni scorsi ha fatto esplicito riferimento alla possibilità di nuovi sostegni al settore colpito duramente dall’aumento della bolletta energetica prima e dallo scoppio del conflitto poi.
Da parte del governo italiano invece il ministro ha rassicurato che farà la sua parte per creare fondi ad hoc per sostenere la filiera produttiva agroalimentare. Gli agricoltori vanno sostenuti o saranno messi in ginocchio dalla crisi scatenata dalla guerra in Ucraina. E’ questo in sostanza l’avvertimento di Stefano Patuanelli, convinto che “il nostro Paese può reggere alle sanzioni imposte alla Russia, ma l'agricoltore italiano non può sopportare da solo un aumento dei costi produttivi così alto – ha spiegato il ministro - ci vuole supporto alle filiere e all'intero settore agroalimentare”.
Forse però come sostiene il senatore di fdi Luca de Carlo, uno degli organizzatori del convegno, sarebbe opportuna anche cominciare a pensare ad una politica volta e diretta verso una maggiore autarchia alimentare ed agricola, cosa che il suo partito vaticina da tempi non sospetti. Ed è anche quello che ribadisce la presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, che ha concluso il convegno e che chiede apertamente una necessaria rivisitazione dei piani del PNNR, i cui obiettivi dopo lo scoppio della guerra dovrebbero inevitabilmente essere ricalibrati, anche a vantaggio di un settore come quello agricolo.
"Dobbiamo pensare al contesto: prima la pandemia e ora la guerra nel cuore dell'Europa e che coinvolge due paesi che da soli producono il 30% dei cereali mondiali. Oggi le sanzioni inflitte alla Russia richiedono delle compensazioni per i settori che subiranno la contrazione di affari, un meccanismo simile a quello per la Brexit, soprattutto verso i paesi che la subiranno maggiormente. Vale la pena schierarsi sul campo internazionali, ma le istituzioni europee devono poi muoversi conseguentemente”.