"L’assalto di Mps a Mediobanca cambia gli equilibri di Generali. Il Monte? Un caso di scuola, ma Piazzetta Cuccia rischia di perdere la sua anima"
Con lo scudo Mediobanca caduto, gli equilibri sul Leone di Trieste vacillano. Ma due banche così diverse possono davvero fondersi? L’intervista a Giuseppe de Falco, partner Ughi e Nunziante
Mps-Mediobanca, parla l'esperto: "La fusione? Un problema. La sfida sarà preservare l’identità di Piazzetta Cuccia"
Alla fine Mps, contro ogni previsione e con il peso di una storia travagliata sulle spalle, ha fatto il colpo grosso e si è presa Mediobanca. In un risiko bancario che negli ultimi mesi ha visto più fallimenti che successi (basti pensare al tentativo di Orcel su Bpm o alla stessa Mediobanca su Banca Generali), Lovaglio è riuscito dove altri si sono fermati a metà strada.
Certo, decisivo è stato il sostegno dei grandi azionisti, come Del Vecchio o Caltagirone. Una mossa che di fatto blinda il potere a lungo inseguito sul Leone di Trieste. E non solo. A tirare le fila, in silenzio ma neanche troppo, c’era anche il governo, che ha accolto l’operazione con entusiasmo. Un atteggiamento ben diverso dal freddo stop calato sull’assalto di Unicredit a Piazza Meda e bloccato con il golden power.
Resta da capire se l’operazione reggerà davvero. Mps e Mediobanca, sulla carta, hanno poco o nulla in comune. Ma una certezza c’è: il Monte oggi è riuscita a rialzarsi come pochi istituti al mondo hanno saputo fare. Affaritaliani ne ha parlato con Giuseppe de Falco, avvocato specializzato in diritto societario, finanza e mercati dei capitali, partner di Ughi e Nunziante.
La scalata è riuscita: Mps prende il controllo di Piazzetta Cuccia e punta ora al delisting e all’integrazione. Oggi Siena ha in mano il 62% e mira al 67%. In concreto, che cosa significa? E cosa dobbiamo aspettarci adesso?
Con il superamento della soglia del 66% si raggiunge la maggioranza utile ad approvare operazioni straordinarie tra le quali la stessa fusione tra l’azionista di controllo e la controllata.
Banca Generali è il vero bottino nascosto. Mediobanca, con la sua quota, era lo scudo che teneva lontani i predatori. Ora che lo scudo è caduto, che cosa accadrà?
È chiaro che a questo punto gli equilibri di Generali potrebbero rapidamente cambiare e con essi anche la strategia del più grande assicuratore italiano ed uno dei più grandi di Europa. Penso, ad esempio, al destino dell’alleanza con Natixis nell’asset management.
Appena tre anni fa Mps era un "malato" della finanza italiana. Oggi mette a segno una vittoria clamorosa, con Luigi Lovaglio in cabina di regia. Come si è arrivati a questo ribaltone?
Il caso MPS potrebbe fare scuola come esempio di una risoluzione di una crisi bancaria perfettamente riuscita e quindi come un successo della stessa normativa europea in materia di risoluzioni bancarie. Certamente, l’intervento dello Stato è stato decisivo ma, ed è questo un aspetto positivo su cui anche l’UE ha vigilato, esso non si è tradotto in una secca operazione di “nazionalizzazione” o “irizzazione” della banca la quale rientra sul mercato e consente al MEF di recuperare risorse investite.
Nagel ha tentato la contromossa con Banca Generali e ha fallito. È stata l’ultima carta di un amministratore delegato che sapeva già di essere spalle al muro? È davvero vicino alle dimissioni?
Benchè il progetto di Nagel avesse un indubbio senso strategico, esso aveva il suo punto debole proprio nell’essere figlio di contingenze, di esigenze difensive e quindi di un’accelerazione improvvisa che non ha consentito di coinvolgere tutti i possibili interlocutori favorevoli al management di Mediobanca o quantomeno neutrali rispetto all’offerta di MPS. Mi pare fisiologico che il cda di Mediobanca si presenti tutto dimissionario alla prossima occasione.
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Delfin e Caltagirone sono i grandi vincitori di questa partita, e con Mediobanca hanno in mano anche una fetta di Generali: insieme sfiorano il 30%. Quanto è credibile la narrazione che non ci sia un coordinamento tra loro?
A quanto pare ci sono indagini in corso della Procura di Milano a cui è stata presentata una denuncia. Ignoro se analoghe indagini non siano state avviate da Consob anche su sollecitazioni della Procura. Certamente il sospetto di azioni di concerto è forte ma necessita di prove, di una dimostrazione nella sede competenti, non essendo sufficiente una comunanza di interessi non coordinata.
Mps e Mediobanca hanno Dna opposti. Come si tiene insieme questo matrimonio senza che uno dei due perda identità?
Questo mi pare un vero problema. Penso soprattutto al patrimonio di esperienza e di know how specialistico del management di Mediobanca di cui si rischia la dispersione.
In questa partita la politica è stata silenziosa ma presente. Quanto ha pesato il tacito via libera del Governo e quanto invece la mossa è puramente privata?
L’impressione è che il governo sia stato un perno fondamentale intorno al quale vi è stata la convergenza degli investitori industriali (oramai grandi attori finanziari essi stessi). Ricordiamo che l’opas di MPS nasce a valle del tentativo di Unicredit di acquisire BPM e quasi in risposta alle preoccupazioni governative - fondate o meno che fossero - intorno all’accordo sull’asset management tra Generali e Natixis.
La tentazione di rilanciare MPS come fulcro di un terzo polo italiano non è stata mai occultata dagli ambienti governativi. Con un piccolo esercizio di fantasia, si potrebbe tracciare un percorso originale politico-bancario in cui MPS, paradigma della finanza legata al mondo della sinistra, trasmuta in braccio finanziario di un governo di destra.
Il risiko bancario non si ferma qui: dopo Mediobanca, la prossima pedina è Banco BPM con Crédit Agricole. Che cosa possiamo aspettarci su questo fronte?
Sono molto curioso di vedere cosa accadrà su BPM, specialmente dopo lo stop a Unicredit. Il mio sospetto è che l’intervento dei francesi sia stato gradito dal management di BPM o quantomeno non avversato per cui una ricompensa è attesa. Tuttavia, se l’omaggio è la stessa BPM, c’è da chiedersi perché non sia stato dato il via libera a Unicredit. Forse si arriverà a un compromesso.