Mps si prende Mediobanca, dal flop Antonveneta al salvataggio dello Stato: la storia dell'istituto più antico del mondo - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 16:28

Mps si prende Mediobanca, dal flop Antonveneta al salvataggio dello Stato: la storia dell'istituto più antico del mondo

Dal Monte di Pietà del 1472 alla conquista di Mediobanca: la lunga parabola di Mps, tra crisi, salvataggi pubblici e la rinascita guidata da Luigi Lovaglio verso il terzo polo bancario italiano

di Elisa Mancini

Dal disastro Antonveneta al rilancio con Mediobanca: il Monte dei Paschi si riprende la scena. La storia

La storia del Monte dei Paschi di Siena sembra incredibile anche per chi non conoscesse il passato recente della banca più antica del mondo. Quattro anni fa, Mps era considerata spacciata: lo Stato la offriva a prezzi di saldo a Unicredit, prima che da piazza Gae Aulenti alzassero troppo le richieste. Quel fardello, che sembrava l’ennesima svendita a carico delle casse pubbliche, si è trasformato invece in una preziosa fonte di monetizzazione che oggi punta a diventare il terzo polo bancario italiano, con una capitalizzazione prevista sopra i 20 miliardi.

Ma la banca più antica del mondo, nata ufficialmente il 1° maggio 1472, non è mai stata solo un istituto di credito: fin dall’inizio è stata un esperimento di welfare ante litteram, pensato per sostenere i bisognosi della Repubblica di Siena. Il suo capitale iniziale, poco meno di 8.000 fiorini, garantito anche dall’Ospedale di Santa Maria della Scala, serviva a concedere prestiti a chi non aveva accesso al credito tradizionale.

Da allora, nei secoli, il Monte ha allargato le sue funzioni, diventando prima banca pubblica, poi creditore agricolo, fino a trasformarsi in un attore nazionale, con un percorso fatto di riforme, fusioni e inevitabili scandali, come quello del camerlengo Armenio Melari, che nel 1629 scappò con 40.000 scudi lasciando dietro di sé leggenda e discredito. Nel 1783 i due Monti originari si uniscono, e dal 1872 l’istituto assume la denominazione che conosciamo oggi.

Con l’Unità d’Italia, Mps si espande ben oltre la Toscana: introduce il credito fondiario, partecipa a fusioni decisive (come quella del 1929 tra Credito Toscano e Banca di Firenze) e nel 1936 diventa istituto di diritto pubblico. Ma è negli anni ’90 che la banca conosce la sua vera esplosione: la nascita della Fondazione Monte dei Paschi, le acquisizioni, la diversificazione nei settori assicurativi e dei fondi comuni e, soprattutto, la quotazione a Piazza Affari nel 1999, con una domanda dieci volte superiore all’offerta.

Poi arriva la caduta. Il colpo di grazia è l’operazione Antonveneta del 2007: un acquisto da 9 miliardi fatto senza adeguata due diligence. Da lì, una lunga crisi fatta di bilanci in rosso, aumenti di capitale, cambi di governance, proteste dei dipendenti e, infine, l’ingresso dello Stato nel 2017 con 5,4 miliardi di euro, diventando azionista di maggioranza. Per anni il Monte ha vissuto di ristrutturazioni e tagli, tentando di sopravvivere mentre la sua storia si increspava tra perdite record e il peso della politica.

La svolta arriva con Luigi Lovaglio. Manager di lungo corso, 70 anni e 44 passati in Unicredit, noto per aver salvato il Credito Valtellinese, Lovaglio approda a Siena il 7 febbraio 2022. Lancia un piano industriale muscolare: aumento di capitale da 2,5 miliardi, prepensionamenti di 3.000 dipendenti e un nuovo corso fatto di rigore e visione. Con il supporto del ministro Giancarlo Giorgetti, trasforma Mps da banca in affanno a pilastro del riassetto nazionale del credito.

I numeri parlano chiaro: nel 2023 l’utile supera i 2 miliardi, il primo dividendo dopo tredici anni viene pagato, lo Stato riduce progressivamente la sua quota (dal 64% all’attuale 11,7%), e oggi la capitalizzazione punta oltre i 20 miliardi. Ma il segnale più forte è arrivato con l’operazione su Mediobanca: grazie a un’Offerta Pubblica di Scambio, Mps ha conquistato il 62,3% della principale banca d’affari italiana, trasformandosi da ex malata cronica del sistema a protagonista assoluta del mercato.

Oggi il Monte non è più semplicemente “la banca più antica del mondo”: è un’istituzione che ha attraversato cinque secoli di storia, ha rischiato di scomparire e ora punta a sedersi di nuovo al tavolo dei grandi.

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