C'è un giudice a Milano che fa crollare il mito dell'urbanistica corrotta
I giudici del Riesame smontano con durezza insolita l'impianto dell'indagine sull'urbanistica a Milano. Scrivendo nero su bianco che di corruzione non se ne vede. Il commento
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C'è un giudice a Milano che fa crollare il mito dell'urbanistica corrotta
Ed eccoci tornati con Pinocchio, il mio commento quotidiano in radio e non solo. Di che cosa parleremo oggi? Parliamo di Milano, come al solito. E parliamo in particolar modo dell'inchiesta dell'estate, una delle peggiori hit mai sentite sotto l'ombrellone, composta da intercettazioni fatte uscire a singhiozzo e arresti richiesti dai pm e concessi dal gip. E poi annullati dal Tribunale del Riesame.
Il quale, proprio oggi, ha reso note le motivazioni del perché ha liberato il primo (le altre usciranno) degli architetti finiti agli arresti. E lo ha fatto con una durezza insolita. I giudici infatti scrivono nero su bianco che di corruzione, così su due piedi, non se ne vede. Il concetto alla base dell'inchiesta è che i professionisti si facessero pagare dai costruttori con consulenze farlocche. Perché - chiariamolo subito - di soldi non vi è traccia modello Mani Pulite. Dunque, il Riesame scrive nero su bianco che quelle consulenze non erano affatto false: che il professionista in questione, Scandurra, ha davvero lavorato. Altro che mazzetta. Pum, prima botta dei giudici sull'inchiesta: "Dunque, se queste sono le evidenze, non vi è alcuna prova del patto corruttivo".
E ancora, sul fatto che questi professionisti si sarebbero dovuti astenere dal voto nella ormai famosa commissione paesaggio. Per il Riesame non era affatto chiaro che si sarebbero dovuti astenere: "Una circostanza del tutto trascurata dal gip che, anziché affrontare il tema con argomentazioni più ficcanti, ha biasimato gli indagati". Pum, seconda botta.
Il gip rimproverato per aver fatto copia-incolla dai pm
Terza botta: più in generale al gip viene rimproverato di aver "omesso di considerare le risultanze probatorie nella loro dimensione dinamica, riproponendole acriticamente". In pratica scrivono che ha fatto copia-incolla dai pm. Pum, pum, pum. Tre mazzate e viene giù il castello. C'è un giudice a Berlino? Difficile dirlo. Intanto però il pool su questa inchiesta si amplia con altre tre persone, e ci sono due nuovi sequestri. Una tempistica invidiabile, rispetto a motivazioni che sono una severa reprimenda da parte dei giudici ai pm.