Costo della vita e mercato immobiliare a Milano: quattro cose che può fare la politica

L'amministrazione non può imporre i prezzi al libero mercato immobiliare. Ma per contrastare la crisi abitativa ci sono alcune strategie che possono essere messe in atto. A partire da un ritrovato protagonismo della politica. Il commento

di Fabio Massa
Milano

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Costo della vita e mercato immobiliare a Milano: quattro cose che può fare la politica

Costo della vita a Milano: come raccontavamo ieri è innegabile che sia in corso una dinamica di aumento del divario tra poveri e ricchi. Di fronte a questo processo, si rende necessario ripensare la città profondamente. Uno dei fronti prioritari è evidentemente quello legato alla casa. Stante il fatto che il mercato immobiliare non viene influenzato direttamente dalle scelte dell'amministrazione (che non può - non essendo un regime comunista - imporre i prezzi del libero mercato delle compravendite e soprattutto degli affitti), ci sono cose che la politica cittadina può fare eccome. Ecco quattro spunti.

Primo. Aprirsi agli altri comuni. Qualche timido tentativo l'ha fatto Emmanuel Conte, l'assessore al Bilancio. Ma sarebbe una grande battaglia politica la convocazione di un tavolo permanente con i sindaci del primo hinterland, con alleanze mirate al fine di programmare l'espansione della città, per gli ultimi anni (sempre che ci saranno, visto che incombe la vicenda di San Siro) del mandato del sindaco Sala. Andrebbe recuperata la lezione dimenticata di un grande sindaco come Tognoli, l'ultimo ad avere un'idea di città vasta, purtroppo dimenticata.

Secondo. Riconquistare il controllo politico. Durante il mandato di Letizia Moratti le polemiche sulla gestione "politica" delle società partecipate erano state moltissime. Nella lunga stagione successiva (due sindacature e mezza) si è progressivamente imposto il dominio del tecnico. Nell'urbanistica, sicuramente. Ma anche nelle società partecipate, nelle quali a "comandare" sono arrivate personalità progressivamente sempre più staccate dal controllo politico quando - viceversa - tutte le dinamiche che incidono sulla città non dovrebbero che essere politiche. Con il fantastico risultato che una commissione consultiva di sconosciuti era più importante del consiglio comunale.

Terzo. Ritorno al dibattito pubblico. Da quanto l'amministrazione non persegue con coerenza un confronto con i media (tutti i media!), con i cittadini, con gli stakeholder senza interruzioni temporali e senza scarti ideologici? Da quanto Palazzo Marino è afasico, ovvero poco comunicativo? Da molto. Occorre rimettere in marcia la macchina della riflessione pubblica per costruire una piattaforma per il prossimo mandato.

Quarto. Eliminare la differenza di genere. Ma non il genere maschile-femminile, ma il genere ricco-povero. Il genere city user-milanese. Il genere dentro-fuori dalle mura. Piccolo consiglio: non basta una schwa. Le battute sui giargiana fanno ridere solo quando le fa il Milanese Imbruttito. Altrimenti sono roba antistorica.

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