Delitto di Garlasco, i dubbi dell'ex comandante Marchetto: “Possibili prove sparite. Ignoto 3? Si può ancora trovare”
L’ex comandante dei carabinieri riapre i dubbi sull’inchiesta: “Alcune prove potrebbero essere scomparse. La procura ha tanto da fare”
Nel caso dell’omicidio di Chiara Poggi emergono nuove perplessità. Francesco Marchetto, ex comandante a Garlasco, denuncia la possibile scomparsa di prove e punta su Ignoto 3: “Si può ancora risalire a lui”. Al centro del dibattito, l'impronta 33 e le divergenze tra le difese di Stasi e Sempio.
Delitto di Garlasco, i dubbi dell'ex comandante Marchetto: “Possibili prove sparite. Ignoto 3? Possiamo ancora scoprire chi è”
Il delitto di Chiara Poggi, avvenuto nel 2007 a Garlasco, continua a far discutere. Dopo la condanna definitiva di Alberto Stasi, fidanzato della vittima, il caso si è riaperto con nuove indagini e un altro nome sul tavolo: Andrea Sempio. A far discutere, però, sono soprattutto i dubbi sollevati da chi ha seguito da vicino le prime fasi dell’inchiesta.
Marchetto: “Prove scomparse? Chi le ha fatte sparire?”
Durante l’ultima puntata del programma Filorosso su Rai 3, Francesco Marchetto, ex comandante dei carabinieri di Garlasco, ha espresso forti perplessità: “Chi mi garantisce che tutte le prove siano ancora agli atti? E se invece fossero sparite? Chi le ha fatte sparire? Perché?”. Senza puntare il dito contro qualcuno, Marchetto solleva dubbi sulla completezza del fascicolo ed evidenzia l’ampiezza del lavoro che la procura di Pavia deve ancora affrontare per fare piena luce sul caso.
“Stasi va escluso, ora si cerchi un altro colpevole”
Marchetto è netto su Alberto Stasi: “Non mi parli di lui. Sta scontando la sua condanna, va escluso dal discorso”. Ma l’ex comandante apre alla possibilità che non fosse solo: “La procura, sulla base di nuovi indizi, sta verificando se sulla scena del crimine potesse esserci qualcun altro oltre a Stasi”.
Il mistero dell’impronta 33
Al centro delle nuove tensioni investigative c’è la cosiddetta “impronta 33”, oggetto di scontro tra i legali di Sempio e quelli di Stasi. I consulenti di quest’ultimo sostengono che l’impronta fosse imbevuta di sangue e sudore e non compatibile con una semplice discesa delle scale. Inoltre, sostengono che il metodo usato dai Ris nel 2007 potrebbe aver compromesso le analisi ematiche. La difesa di Sempio, però, ribatte che l’impronta non appartiene al loro assistito.
Ignoto 3, l’unica pista ancora viva
Nonostante la complessità del caso, Marchetto mostra ottimismo su un fronte: “A differenza di tante altre cose, su Ignoto 3 possiamo ancora lavorare. Secondo me si arriverà a capire chi è”. Una dichiarazione che riaccende la speranza di arrivare a una verità completa, in un’indagine segnata da anni di errori, omissioni e nuovi scenari.