"Lavorare a un progetto collettivo": a DNE 2025 il convegno su formazione, salari, imprese e regole
Si sono confrontati a Padova sul tema Valeria Mantovan, Vanessa Camani, Andrea Dellabianca, Tiziano Barone, Matteo Ribon, Bruno Barel, Fabrizio Spagna e Massimo Zanetti
"Lavorare a un progetto collettivo": a DNE 2025 il convegno su formazione, salari, imprese e regole
Nel corso della prima edizione di Direzione Nord Est, a Padova il 20 ottobre, il panel “Lavorare a un progetto collettivo” ha messo attorno allo stesso tavolo istituzioni, parti sociali e mondo produttivo. Sono intervenuti l’Assessore Regionale a Istruzione Lavoro e Formazione Valeria Mantovan, la Capogruppo del Partito Democratico in Consiglio Regionale Vanessa Camani, il Presidente CDO – Compagnia delle Opere Andrea Dellabianca, il Direttore Veneto Lavoro Tiziano Barone, il Direttore di CNA Veneto Matteo Ribon, il fondatore di BM&A Studio Legale Associato Bruno Barel, il Presidente di Veneto Sviluppo Fabrizio Spagna e il Coordinatore Uil Veneto Padova Massimo Zanetti. Dal mismatch strutturale alle sfide demografiche, dagli ITS al welfare aziendale, fino a filiere, capitali e golden power: il Nord Est cerca un patto stabile per crescita, qualità del lavoro e competitività.
Mantovan (Regione Veneto): “Numeri incoraggianti, ma nessuno resti ai margini”
Il Veneto, ricorda l’assessora a Lavoro, Istruzione e Formazione Valeria Mantovan, parte da basi solide: «Il contesto Veneto presenta sicuramente un quadro occupazionale incoraggiante», con «tasso di occupazione sul 70,2%» e «un tasso di disoccupazione che sta toccando i minimi storici con il 2,7». Ma non basta fotografare il dato: «Il quadro geopolitico presenta delle incertezze» e impone di «ripensare il modo di produrre» e «investire su nuove competenze o consolidare quelle esistenti». La cura è il dialogo di filiera: «C’è una forte sinergia tra territorio, istituzioni, enti di formazione e istruzione e parti sociali». Sugli strumenti: «Penso agli ITS Academy, dove abbiamo voluto alla guida tutti imprenditori», e al PNRR: con GOL «siamo arrivati a trattare 250.000 disoccupati» superando i target. Priorità, i più fragili: «Nessuno può essere lasciato indietro», dai giovani «NIT» («circa 20 milioni di euro» con “Giovani Energie”) alle donne («abbiamo investito molto, penso al bando Pari o al bando 50&50»). Nelle crisi, l’Unità veneta «nata nel 2012» media per «preservare la continuità produttiva» e salvaguardare competenze: «Fare squadra» per trasformare la difficoltà in rilancio.
Camani (Pd Veneto): “Salari e diritti come leva di sviluppo, non solo costo”
Per la capogruppo PD Vanessa Camani serve un cambio di paradigma: «Dovremmo uscire dalla mentalità per cui la qualità del lavoro, le diseguaglianze, il lavoro povero vengono considerate soltanto nella loro dimensione sociale». In Veneto «assistiamo ad un’espansione quantitativa del lavoro… a cui non corrisponde un’espansione qualitativa», con «contratti a tempo determinato», «non a tempo pieno», «basse retribuzione» e «lavoro povero». Sul tessuto produttivo: «Emigrazione giovanile con tassi molto elevati» e una base di microimprese «spesso sottocapitalizzato… poco propenso all’innovazione». La ricetta in quattro mosse: «Investire davvero sulla crescita dimensionale delle imprese», «sulla formazione continua anche per il rientro dei cosiddetti cervelli in fuga», «condizionalità sociali all’erogazione dei finanziamenti pubblici» e «politiche industriali territorializzate». La direzione è netta: «Dobbiamo abbandonare… il paradigma della flessibilità competitiva» e «rafforzare le tutele e i diritti» perché «alti salari» e capitale umano diventino stimolo all’innovazione e alla produttività.
Andrea Della Bianca (CdO): “Non solo denaro: senso, relazione e crescita”
Il presidente di Compagnia delle Opere Andrea Della Bianca fotografa la frattura culturale: «Per molti anni abbiamo comprato tempo e produttività in cambio di denaro» senza considerare che «il tempo speso al lavoro» incide sulla «traiettoria di soddisfazione della persona». I giovani lo chiedono apertamente: «Arrivano a fare il colloquio e fanno loro l’intervista all’azienda… a cosa mi stai chiedendo di collaborare col mio tempo?». La risposta non è individuale: «Occorrono luoghi in cui questo tema venga ridiscusso e rimesso a tema» con «istituzioni» e «percorsi formativi». Eservono esempi che ribaltano stereotipi: «Fanno vedere un artigiano che salda così bene… che vengono da tutto il mondo a comprarla». Dentro le imprese, gli strumenti vanno co-progettati: «Abbiamo inserito il welfare… e alla fine dell’anno non lo usava nessuno… mi ero dimenticato una cosa, di chiedergli di cosa avevano bisogno». La chiave è coinvolgimento: «Le persone investono con passione e tempo nel proprio lavoro» se capiscono «cosa sta da fare» e vedono crescita, autonomia e qualità della vita.
Barone (Veneto Lavoro): “Tre trasformazioni strutturali e due priorità operative”
Il direttore di Veneto Lavoro Tiziano Barone elenca i trend: «Più rapida distruzione e ricostruzione di posti di lavoro», con la manifattura che ha «perduto più di 95.000 posti» e recuperato i saldi a «fine del 2023», mentre «nei servizi» si sono create «oltre 250.000 posizioni». Poi «polarizzazione alte-basse qualifiche»: chi entra «con le basse… ha bisogno di ruotare» e formarsi, chi è «nelle alte… deve mantenersi». Terzo: mismatch endemico: «Ogni 100 offerte… 50 sono di difficile reperimento… 25 per ragioni demografiche… 25 per ragioni di competenze». La strettoia demografica è severa: «Nel 2030… mancheranno… 400.000 persone» 15–45enni, con «saldo… –150.000». Le leve: «Bisogna intervenire… sull’occupazione femminile», colmando «più di 10 punti di differenza», e «gestire meglio i flussi migratori» con «progetti di ricerca e selezione all’estero». Alle imprese chiede «una strategia sul capitale umano… una vera propria academy» e «welfare aziendale» maturo, oltre allo smart working «dove ha ragione di essere».
Ribon (CNA): “Dalle botteghe alle filiere: attrattività e passaggi generazionali”
Il direttore di CNA Matteo Ribon parte dal cuore del sistema: «Buona parte di questi lavoratori che mancano fanno parte delle nostre imprese», spesso sotto i nove addetti. Il punto è culturale: «C’è un tema d’attrattività… organizzativo… culturale» che tocca lavoratori e imprenditori. Tre linee: «Il passaggio generazionale è un tema che va affrontato in maniera stante»; «bisogna cambiare le regole» dell’artigianato perché «sono del 1985»; portare l’impresa «nelle scuole… non come ospiti, come copartecipanti alla formazione». Sulla strategia: «Dobbiamo decidere quali sono le filiere strategiche su cui puntiamo. Non va bene tutto». Green e digitale sono leve, con un esempio concreto: «Le comunità energetiche sono un valore aggiunto… uniscono aspetti sociali e produttivi», ma «ne stanno partendo troppo poche». La bilateralità è l’altro pilastro: fondi condivisi per «600 prestazioni di welfare» che la singola microimpresa da sola non potrebbe sostenere.
Spagna (Veneto Sviluppo): “Capitale paziente, SGR pubblica e presidio delle operazioni”
Il presidente di Veneto Sviluppo Fabrizio Spagna descrive una piattaforma rinnovata: «Veneto Sviluppo è diventato un gruppo», con Veneto Innovazione sui fondi e «unica regione che ha una SGR» pubblica al 100% con «due fondi» (50 e 70 milioni) e «stiamo lanciando quello da 100», «gestiti a mercato». Obiettivo: «Far crescere le imprese… creare le condizioni per… aggregazioni». In un «mare tempestoso» la dimensione conta, ma serve presidio: «Maschio Gaspardo… non sono stati i 10 milioni… è stato il presidio e il supporto tecnico». Sul fronte acquisizioni: «Ci sono fondi… che chiedono… per comprare imprese del nostro territorio», con risparmio locale che «rientra» da veicoli globali. La bussola nazionale esiste: «La Golden Power… è uno strumento fondamentale» per valutare non solo il settore ma «l’interesse del Paese». Infine, «attrazione degli investimenti» hi-tech e multinazionali per alimentare un ecosistema che faccia crescere spin-off e trattenga talenti.
Zanetti (UIL Veneto–Padova): “Nuova rappresentanza: salari, welfare e generazioni”
Il coordinatore UIL Veneto–Padova Massimo Zanetti fotografa il bivio: «Fino a che ci sono diritti da tutelare… il nostro lavoro ce l’abbiamo», ma la base sindacale «staziona fra i 50 e i 65 anni». La sfida è «intercettare i giovani» in un mercato «non è liquida… è gassosa», tra algoritmi della gig economy e impatti dell’IA. Bisogni concreti: «Tempo di vita, tempo di lavoro, questione salariale, questione abitativa, crescita professionale». Strumenti nuovi: «Millennium… ci avvicina ai giovani», mentre la leva salariale richiede «indicizzazione… per recuperare il potere salariale», con contrattazione di secondo livello su «welfare… sanità integrativa… sicurezza». Il quadro sociale è severo: «Quasi 6 milioni di poveri» e lavoratori poveri «che pur lavorando sono poveri». Segnali dalla manovra: «2,5 miliardi in più per il settore pubblico»; ma la partita vera è culturale: «Cambiare il mood» per leggere «una contemporaneità» che cambia «dopodomani».
Barel: “Le parole sono pietre: l’intelligenza crea il lavoro”
Il giurista e avvocato Bruno Barel propone uno scarto: «Mercato del lavoro tratta le persone come oggetti», va superato. E va superata la dicotomia: «L’intelligenza delle mani… le mani le muove la testa». Anche il reclutamento deve cambiare: «Non penso mai ho una casella da riempire… questo è intelligente… se non c’è un lavoro pronto se lo inventa lui, perché l’intelligenza se lo crea il lavoro». Il fine è umano: «Essere felici… esprimendo i miei talenti». L’azienda è «una comunità di lavoro… si lavora non per, ma insieme per costruire quello che non c’è». L’inclusione è conveniente e giusta: «Ho assunto un recluso… chi esce dal carcere con un lavoro ha una recidiva del 3%, gli altri del 67%». La via maestra è «insegnare e imparare in continuo», affiancare generazioni («perdiamo la memoria storica degli anziani») e avvicinare scuole e imprese: «Basta con l’idea che mi serve un perito… ti serve ogni persona intelligente». Nell’era dell’IA, «tutto quello che non è di alto livello non servirà più».