"Il Veneto si cura": a DNE 2025 il confronto su personale, risorse, digitale
Il panel sulla sanità di Direzione Nord-Est con Manuela Lanzarin, Nino Cartabellotta, Don Marco Belladelli, Francesco Benazzi, Michele Tessarin, Vittorio Morello e Igor Marcolongo
"Il Veneto si cura": a DNE 2025 il confronto su personale, risorse, digitale
La prima edizione di Direzione Nord Est a Padova il 20 ottobre ha visto un focus specifico dedicato alla sanità, dal titolo "Il Veneto si cura". Si sono confrontati sul tema l'assessore veneto alla Sanità Manuela Lanzarin, il Presidente della Fondazione GIMBE Nino Cartabellotta, il Coordinatore – Direttore della Pontificia Commissione per le attività del settore sanitario delle Persone Giuridiche della Chiesa Don Marco Belladelli, il Commissario Istituto Oncologico Veneto IRCSS e Direttore Generale Ulss 2 Marca Trevigiana Francesco Benazzi, il Direttore Sanitario dell’Azienda Ospedale Università Padova Michele Tessarin, il Presidente Associazione Italiana Ospitalità Privata (Aiop) Veneto Vittorio Morello e Igor Marcolongo, Business Evolution Director Tinexta Infocert. Un confronto su carenza di personale, cronicità, costi dei farmaci oncologici, autonomia differenziata, out of pocket e frontiere della sanità digitale.
Lanzarin (Regione Veneto): “La sfida è il capitale umano: più flessibilità e territorio”
«I sistemi sanitari stanno attraversando un momento molto difficile, acuito dal Covid: domanda in crescita, popolazione che invecchia, cronicità e tecnologia che allarga i volumi», ha esordito l’assessora veneta alla Sanità Manuela Lanzarin. «Il Veneto resta ai vertici sui LEA e con i conti in ordine, ma non diciamo che “va tutto bene”: il problema numero uno è il personale». Qui le mosse: «Un piano regionale sul personale, +1% ai fondi integrativi (150 milioni in tre anni), accordi con le sigle della dirigenza e del comparto, indennità per aree e servizi disagiati. Ma guardate i numeri: al concorso PS 118 posti, 50 candidati». Seconda direttrice: «Territorio: DM77, case e ospedali di comunità, centrali operative. Se seguiamo i cronici vicino a casa, alleggeriamo i pronto soccorso». Sull’autonomia: «Chiediamo più flessibilità d’uso delle risorse e margini retributivi per trattenere professionisti in reparti e territori difficili. Universalismo e LEA non si toccano, ma servono strumenti per rispondere a bisogni che cambiano».
Cartabellotta (Gimbe): “LEA traditi da risorse insufficienti: senza professionisti il SSN non regge”
«Confermo: il Veneto è primo nell’ultimo monitoraggio ministeriale dei LEA 2023 “senza conti in rosso”», ha premesso il presidente di GIMBE Nino Cartabellotta . Poi l’avvertimento: «I principi di universalità, uguaglianza, equità sono stati traditi. Non c’è solo la frattura Nord-Sud: crescono le disuguaglianze intra-regionali tra aree metropolitane e zone montane o a bassa densità». Il nodo è il finanziamento: «Dal 2010 la spesa pubblica pro capite è scesa rispetto alla media UE, con un gap salito a 800 euro nel 2024: 42-43 miliardi. Con previsioni al 6,0-6,1% del PIL non si finanziano LEA stimati al 6,4%». Capitolo personale: «In Italia non mancano i medici in assoluto, mancano nel SSN. Crollano attrattività e MMG; gli infermieri sono pochi e le immatricolazioni non coprono i fabbisogni. Bene parlare di 6.000 assunzioni, ma dove sono?». Sull’autonomia: «Attenti a non creare migrazioni di professionisti dal Sud al Nord. Senza correttivi nazionali rischiamo sovraccarichi nelle regioni attrattive e LEA in calo anche lì».
Don Marco Belladelli: “Strutture cattoliche, funzione pubblica: non riduceteci a ‘privati’”
«La sanità in Italia è nata nella Chiesa: la nostra è vocazione di funzione pubblica», ha ricordato don Marco Belladelli, Direttore della Pontificia Commissione per le attività del settore sanitario delle Persone Giuridiche della Chiesa . «Siamo dentro il SSN e collaboriamo con Stato e Regioni, ma spesso veniamo considerati ‘privati’ in senso riduttivo. È una forzatura». Tema cruciale: sostenibilità. «Dalle eccellenze – dal Gemelli a molte realtà venete – “lavorando col servizio pubblico tutte perdono”. A fine anno i bilanci vanno in sofferenza. Non chiediamo privilegi, ma regole e tariffe che consentano di reggere e continuare la nostra missione: servizio ai cittadini e alleanza con il pubblico, non competizione».
Benazzi (IOV–IRCSS/DG Ulss 2): “Oncologia, il conto lo fanno i farmaci: spendere meglio è un dovere etico”
«In Veneto si vive di più: 84 anni di speranza di vita, primi in Europa. Ma più longevità significa più tumori», ha osservato il commissario IOV–IRCSS e DG Ulss 2 Francesco Benazzi. «Allo IOV le competenze arrivano, le tecnologie ci sono. Il vero costo che esplode sono i farmaci oncologici: dagli anticorpi monoclonali (es. pembrolizumab) alle CAR-T: una singola terapia può superare i 300 mila euro». La ricetta: «Appropriatezza stringente, linee guida, biosimilari e generici dove possibile. E una valutazione etica: “Quanto aggiunge il nuovo farmaco alla speranza e qualità di vita?”. Le risorse sono finite: garantire universalismo vuol dire selezionare ciò che cambia davvero gli esiti e negoziare prezzi con le aziende quando l’innovazione è comprovata».
Tessarin (Ospedale di Padova): “Ricerca, formazione, cura: innovare i modelli e le professioni”
«Nel policlinico universitario ricerca e cura stanno insieme per natura: formazione dei professionisti, traslazione rapida delle scoperte e assistenza», ha spiegato il direttore sanitario dell’Azienda Ospedale–Università di Padova Michele Tessarin. «Il punto non è contrapporre innovazione e sostenibilità, ma portare intelligenza nell’organizzazione: appropriatezza clinica, percorsi e modelli nuovi». La prossima emergenza? «Professioni sanitarie: sarà la sfida dei prossimi anni. Alcune specialità e aree periferiche resteranno meno attrattive». Servono risposte “di sistema”: «Accademy interne, nuove articolazioni di competenze, percorsi avanzati per infermieristica e professioni tecniche, integrazione con il territorio. «Non potremo curare domani “come ieri”: ripensare le professioni e i processi è l’unico modo per reggere costi e domanda».
Morello (Aiop Veneto): “Lo spartiacque vero? SSN vs sanità a pagamento. L’out of pocket è il problema”
«Nel Veneto il privato accreditato vale circa il 18% dei posti letto, contro una media nazionale attorno al 30%», ha ricordato il presidente Aiop Veneto Vittorio Morello. «Noi operiamo dentro il SSN: schede di dotazione, contratti con le Ulss, volumi e prestazioni definiti e remunerati. Per questo diciamo: lo spartiacque non è pubblico-privato, ma tra sanità del SSN e sanità a pagamento». Il dato che preoccupa: «L’out of pocket in Italia è circa 43 miliardi (oltre 20% della spesa), il doppio di Francia e Germania. Perché? Perché le risorse pubbliche non bastano». Possibile argine: «I fondi sanitari integrativi oggi intermediano solo ~10% di quella spesa. Può essere una mutualizzazione utile, ma va regolata e integrata con la programmazione regionale, altrimenti si crea un binario parallelo e si allargano le disuguaglianze».
Marcolongo (Tinexta InfoCert): “Fare di più con meno: dati liberati, IA ‘a guinzaglio’ e consensi digitali”
«La sfida di tutte le organizzazioni – a maggior ragione in sanità – è fare di più con meno», ha detto il Business Evolution Director di Tinexta InfoCert Igor Marcolongo. «La tecnologia serve solo se inserita in un triangolo: persone, processi, tecnologia. Il Veneto è eccellenza nazionale nella produzione, gestione e archiviazione digitale a valore legale: significa aver costruito un data lake aziendale su cui innestare processi e IA in sicurezza». Esempi operativi: «Un’ASL ha introdotto un chatbot addestrato sul patrimonio informativo interno: libera clinici e amministrativi da ricerche ripetitive e può diventare sportello per i cittadini». Prossima frontiera: «Agentic AI, un “gemello digitale” del professionista che esegue azioni: serve delega tracciata (identità digitale forte) e consenso informato digitale a prova di privacy. «L’uomo resta al centro: l’IA è un guinzaglio intelligente per portare più tempo clinico dove serve e ridurre gli attriti burocratici».