Nuove ombre sulla Procura di Pavia: chiesta la riapertura di un caso archiviato nel 2017
Quasi dieci anni fa un 20enne fu ucciso da due poliziotti durante un inseguimento. Lambertucci, il GIP che archiviò, è lo stesso che fece cadere le accuse su Andrea Sempio nelle indagini sul delitto di Garlasco
Il tribunale di Pavia
Nuove ombre sulla Procura di Pavia: chiesta la riapertura di un caso archiviato nel 2017
Le indagini della Procura di Brescia sul cosiddetto "Sistema Pavia", ovvero i presunti favoreggiamenti attuati dai PM pavesi nei confronti di alcuni imputati, hanno messo sotto la lente d'ingrandimento la gestione dell'ufficio negli anni in cui Mario Venditti ne era procuratore capo. L'inchiesta ha coinvolto Venditti in persona a seguito dell'accusa di aver ricevuto soldi da Giuseppe e Daniela Sempio per sollecitare l'archiviazione del di loro figlio Andrea nell'ambito delle indagini sulla morte di Chiara Poggi. Oltre all'iscrizione di Venditti nel registro degli indagati, i magistrati di Brescia hanno ordinato anche un accertamento sui conti del giudice Fabio Lambertucci, titolare del GIP che nel 2017 chiese l'archiviazione proprio di Sempio.
E come effetto di questa indagine, è possibile pensare ad una reazione a catena, con riflettori accesi su altri procedimenti che videro in quegli anni protagonista la Procura pavese. Come riporta "Repubblica", gli avvocati Debora Piazza e Marco Romagnoli (già coinvolti nei casi di Ramy Elgmal, dove difendono l'amico della vittima, e di Massimo Adriatici, dove rappresentano i famigliari dell'uomo ucciso) hanno chiesto la riapertura del fascicolo del 2016 che vide due poliziotti accusati dell'omicidio di un 20enne e che fu archiviato proprio da Lambertucci.
Il caso tornato sotto i riflettori: la morte di Soufiane Ech Chafiy
Il 24 marzo del 2016 Soufiane Ech Chafiy, 20 anni, si trovava a bordo di una BMW a Vigevano assieme ad altri due amici. Era notte fonda e i tre ragazzi erano in fuga da una pattuglia della Polizia in quel di Vigevano (PV), in un inseguimento che, stando ai resoconti degli agenti, aveva caratteristiche cinematografiche: alta velocità, rotonde in contromano e speronamenti, tutti elementi alquanto comuni negli inseguimenti. L'elemento di spicco in questa situazione, però, è che nel resoconto elaborato dagli agenti si parli di colpi di arma da fuoco sparati proprio da Soufiane, ai quali la Polizia avrebbe reagito con lo stesso fuoco, quattro colpi diretti all'auto in fuga, di cui due al bagagliaio e agli pneumatici e... uno alla schiena di Soufiane, quando l'auto inseguita era ormai ferma.
Nel rapporto di Polizia si legge che gli agenti hanno visto i fuggitivi brandire verso le divise “verosimilmente l’arma precedentemente usata per far fuoco” e si sono costretti a reagire nella maniera più decisiva possibile. L'elemento che non torna in tutta questa storia è che l'arma utilizzata dai fuggitivi semplicemente non esiste, come scrive lo stesso gip Fabio Lambertucci, che aggiunge “è assolutamente da escludere” che Soufiane “impugnasse un oggetto il quale poteva essere scambiato per un’arma” e che quindi potesse indurre il poliziotto a sparare, un gesto che il gip ha definito "suicida". Nonostante le evidenti contraddizioni tra quanto dichiarato dagli agenti e quanto constato dal gip, il caso è stato archiviato il 22 dicembre perché: “Non è ipotizzabile che si possa giungere a una condanna per eccesso colposo (…) anche se la vittima disarmata è stata uccisa da un colpo sparatogli alle spalle”.
Gli avvocati Romagnoli e Piazza, in questi giorni, stanno chiedendo a Fabio Napoleone, oggi procuratore capo di Pavia, di riaprire le indagini per omicidio volontario, elencando alcune questioni non chiare nella vicenda: anzitutto l'assenza dell'arma di cui parlano i poliziotti, il presunto testimone sentito dagli agenti che sarebbe "inattendibile" e la misteriosa demolizione della BMW oggetto di indagine. La riapertura di questo caso, va sottolineato, segnerebbe un precedente importante, in quanto potrebbe portare al riesame di altri casi sentenziati durante gli anni del "Sistema Pavia".
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