Leoncavallo, Bussolati: "Il dissenso è democrazia. I colleghi dem in corteo? Contro lo sgombero, nessuna contraddizione"
Il consigliere regionale del Pd Pietro Bussolati non parteciperà alla manifestazione di sabato: "Rispetto chi esprime dissenso, ma non ci sono padroni della città. Il bando è trasparente, la legalizzazione del Leoncavallo è una vittoria". L'intervista
Leoncavallo, Bussolati: "Il dissenso è democrazia. I colleghi dem in corteo? Contro lo sgombero, nessuna contraddizione"
Per Pietro Bussolati, consigliere regionale del PD, “Milano ha bisogno di dissenso e contestazione, senza non ci sarebbe democrazia, ma gli unici padroni restano i cittadini”. Alla vigilia dei cortei contro lo sgombero del Leoncavallo, riafferma il valore del confronto democratico e respinge l’idea di una città in mano a pochi.
Sul Leoncavallo distingue nettamente tra legalità e politica: contrario allo sgombero, considera il percorso di dialogo e ritorno alle regole una vittoria delle istituzioni. Alle accuse di favoritismi replica ricordando che “il bando è aperto” e che “la responsabilità penale è sempre individuale”, non collettiva. Sulla piazza, però, fa una scelta diversa rispetto ai colleghi Majorino e Capelli: “Io non sarò al corteo perchè personalmente ritengo che chi ha incarichi istituzionali deve lavorare nelle istituzioni. Ma chi partecipa lo fa per contestare le modalità dello sgombero, non per aderire alla piattaforma politica del Leoncavallo.” E a chi parla di riposizionamento interno del PD risponde netto: nessuna strizzata d’occhio alla “sinistra movimentista”, ma una Milano inclusiva che dà spazio anche al dissenso dentro le regole. L’INTERVISTA DI AFFARITALIANI.IT MILANO.
Consigliere, i militanti dei centri sociali, che hanno organizzato le due manifestazioni di domani, hanno parlato di “padroni che governano Milano”. Le chiedo, il centrosinistra milanese è davvero composto di “padroni”? Non teme che questa retorica finisca per fare il gioco delle destre?
Partiamo da un punto: Milano ha bisogno anche del dissenso e della contestazione. Io, da uomo di sinistra, rispetto moltissimo chi esprime una voce di contrasto, perché senza dissenso non ci sarebbe democrazia. Sono felice che ci siano manifestazioni, anche quando non ne condivido il contenuto, perché dimostrano che esiste vitalità e dibattito. È compito di chi fa politica dare risposte a queste spinte e dimostrare con i fatti che gli unici padroni di Milano sono i cittadini. Bisogna provare ogni giorno che i milanesi hanno spazi di crescita, di inclusione, di lavoro. Io non condivido l’idea che esistano dei “padroni” della città. Rispetto il punto di vista di chi ha scritto il documento, ma non è così. Il Leoncavallo non ha mai espresso sostegno all’amministrazione di centrosinistra, che guida Milano, e non mi sorprende che oggi esprima posizioni critiche. È giusto che lo faccia: c’è una dialettica naturale tra chi governa e chi nasce come movimento di dissenso.
Il Comune, con il PD in prima fila, ha lanciato un bando per regolarizzare il Leoncavallo. A suo avviso è stata la scelta giusta? Che motivo hanno i militanti di sentirsi traditi?
Bisogna distinguere due questioni. La prima è lo sgombero: io sono stato contrario fin dall’inizio, come del resto tutto il centrosinistra. Il Leoncavallo aveva già deciso di intraprendere un dialogo con il municipio e con il Comune, con l’obiettivo di rientrare in un percorso di legalità. Per me questo rappresentava una vittoria delle istituzioni: un luogo nato come occupazione che accetta di tornare dentro le regole è un segnale positivo. La seconda questione è politica e riguarda il giudizio che il Leoncavallo dà su Milano e sull’amministrazione. Su questo è legittimo che ci sia dissenso, anche radicale. Non vedo una contraddizione: da una parte si lavora per riportare spazi sociali dentro la legalità, dall’altra si può riconoscere la libertà a quei movimenti di esprimere idee anche opposte a quelle del governo cittadino. Il PD ha fatto quello che doveva fare: lavorare perché le istituzioni vincessero, perché Milano fosse inclusiva anche con chi non è d’accordo.
La destra ha accusato il Comune di favoritismi per aver scritto un bando, a detta loro, su misura per il Leoncavallo. Cosa risponde?
Io non conosco i dettagli del bando, ma so che è un bando aperto. Come sempre accade a Milano, gli spazi comunali vengono assegnati con procedure trasparenti e aperte a più realtà. È accaduto storicamente con tante associazioni di orientamento politico e culturale diverso. Se il centrodestra pensa che al Leoncavallo ci siano attività illegali, allora faccia nomi e porti denunce individuali. La responsabilità penale è sempre personale. Diversamente si rischia di fare un processo collettivo a un’intera organizzazione. È evidente che il Leoncavallo abbia avuto e continui ad avere posizioni conflittuali con chi governa Milano, ma questo non toglie che debba avere diritto a esistere dentro percorsi legali. Io mi auguro che, se anche un domani le destre dovessero malauguratamente governare Milano, si possa continuare a esprimere dissenso.
Il PD non aderisce unitariamente alle manifestazioni, ma figure centrali per il partito a Milano, come Majorino e Capelli, ci saranno. Lei sarà in piazza? Come giudica la loro partecipazione? Non vede una contraddizione con la linea dei centri sociali?
Io non parteciperò. Penso che chi ha responsabilità istituzionali debba lavorare dentro le istituzioni, non nei cortei. Capisco però le motivazioni dei miei colleghi che hanno fatto una scelta diversa. Partecipano per contestare le modalità dello sgombero, che hanno giudicato sbagliate, non per aderire alla piattaforma politica del Leoncavallo. Le dichiarazioni di Majorino e Capelli vanno tutte in questa direzione: sono in forte dissenso rispetto allo sgombero, non certo all’amministrazione che guida Milano. Quindi non vedo contraddizioni. Per quello che riguarda me, invece, ritengo che il mio ruolo sia lavorare dentro le istituzioni.
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In conclusione, non le sembra che la vicenda Leoncavallo stia diventando un terreno di posizionamento interno, in vista della campagna elettorale? C’è un pezzo di PD che guarda alla sinistra movimentista, a scapito dell’elettorato moderato?
Non credo. Qui il tema non è un riposizionamento del PD, il tema è lo sgombero. Io continuo a pensare che sia stato inutile. La destra, che governa il Ministero dell’Interno e la Regione, preferisce occuparsi di sgomberi piuttosto che affrontare i problemi veri, come la criminalità organizzata. Questi sgomberi non fanno altro che illudere i cittadini, dando un falso senso di sicurezza per nascondere una totale carenza di soluzioni. Il PD vuole costruire una città inclusiva, accessibile, e lo fa nel solco delle amministrazioni di centrosinistra che hanno governato Milano negli ultimi anni. Non vedo cambi di linea né aperture a una sinistra movimentista contro l’elettorato moderato. Vedo la volontà di rafforzare l’idea di una Milano aperta, che dia spazio anche al dissenso, ma dentro regole chiare.
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