Poteri speciali per Milano, Romeo (Lega): "La città ha bisogno di autonomia, dialogo anche con il centrosinistra"

Il capogruppo dei senatori del Carroccio Massimiliano Romeo: "Il mondo imprenditoriale ha bisogno di due cose: tempi certi e normative chiare. Non è tutto concentrato su Roma capitale". L'intervista

di Nicolò Rubeis

Massimiliano Romeo

Milano

Poteri speciali per Milano, Romeo (Lega): "La città ha bisogno di autonomia, dialogo anche con il centrosinistra"

Semplificazione burocratica per attrarre sempre più investimenti ma anche flessibilità normativa sul commercio e per snellire procedimenti per esempio sull'urbanistica e sull'edilizia ma anche per avere più strumenti sulla sicurezza. La Lega vuole dotare Milano di poteri speciali con un disegno di legge a prima firma del capogruppo dei senatori Massimiliano Romeo: "Il mondo imprenditoriale ha bisogno di due cose: tempi certi e normative chiare" spiega Romeo, convinto che questa sia anche un'opportunità per il governo Meloni "di dimostrare che non è tutto concentrato su Roma capitale“ riconoscendo le specificità di Milano: "La città, per rafforzare la competitività a livello globale, ha bisogno di una sua autonomia". Un argomento "su cui vogliamo dialogare con tutte le forze politiche, anche con il centrosinistra". L'INTERVISTA
 
Romeo, da dove nasce questa proposta di legge?
Dal presupposto che Milano non è soltanto la capitale economica e finanziaria del Paese, ma un centro anche culturale che ha riflessi su tutto il Paese. Roma rivendica dei poteri anche legislativi, togliendoli alla Regione Lazio. Con questo disegno di legge noi non vogliamo levare competenze legislative alla Regione Lombardia, ma rafforzare i poteri amministrativi del Comune. 
 
Ci fa qualche esempio?
Serve una maggiore efficacia decisionale da parte del Comune. E poi una semplificazione dei regolamenti che può risultare fondamentale in vari settori. Penso all'urbanistica, ma anche allo sviluppo economico della città, alle relazioni internazionali, all'attrazione di investimenti e all'intelligenza artificiale. Abbiamo presentato la legge durante un evento con diverse associazioni di categoria. Tutti hanno lodato l'idea di inquadrare la città nell'ottica di una 'Greater Milano' come Londra, con l'obiettivo di istituire un tavolo permanente con esponenti del Comune, della Città metropolitana e della Regione. 

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Come si rende ancora più internazionale la città?
Negli ultimi tre anni ci sono stati cinque miliardi di investimenti. Milano ha il record di Pil pro-capite e sempre più multinazionali trasferiscono qui il loro quartier generale. Dobbiamo accompagnare tutto ciò, sapendo che Milano è già speciale e proprio per questo merita una sua autonomia. Si potrebbe intervenire anche per diventare più competitivi sulla sanità territoriale.
 
Come vede la Milano di oggi?
Negli ultimi tempi il centro sta diventando troppo centro, dove vivere è diventato un po' proibitivo. La sera, quando chiudono le banche e gli uffici, si assiste a una desolante assenza di vitalità. E poi c'è una periferia che è troppo periferia, con molto degrado e residenti che sono privi di servizi essenziali. Milano deve tornare la città in grado di sviluppare l'ascensore sociale, dando a tutti la possibilità di scalare la piramide. E poi c'è il tema della casa in una città sempre più universitaria. Milano è cara, servono alloggi a costi più contenuti e dei trasporti che tornino a essere veramente efficienti. 
 
Può essere l'occasione anche per il governo Meloni di dimostrare attenzione verso Milano?
Può essere il modo per far vedere che non è tutto concentrato su Roma. Sono convinto che nel disegno di legge sulla Capitale ci possa essere un emendamento che riconosce anche le peculiarità di Milano. Non solo poteri speciali: auspichiamo anche un decentramento maggiore verso i Municipi, un'altra nostra battaglia. Ma questa non deve essere solo una proposta della Lega o del centrodestra. Al nostro convegno avevamo invitato anche esponenti di centrosinistra, che non sono riusciti a venire, perché vogliamo che sia un argomento bipartisan su cui dialogare con tutte le forze politiche.

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