"Le mie mani sono pulite. Ecco la verità sull'indagine a mio carico": il discorso integrale del sindaco Sala in Consiglio comunale

Urbanistica, il sindaco di Milano Beppe Sala è intervenuto durante la seduta di consiglio comunale di lunedì 21 luglio per relazione sull'indagine relativa all'urbanistica che lo vede coinvolto assieme ad altre 73 persone. Il discorso integrale

di Roberto Servio
Milano

Urbanistica, il sindaco di Milano Beppe Sala è intervenuto durante la seduta di consiglio comunale di lunedì 21 luglio per relazione sull'indagine relativa all'urbanistica che lo vede coinvolto assieme ad altre 73 persone. Il sindaco ha rilanciato la propria azione amministrativa respingendo l'idea di dimettersi, ribadendo la convinzione di aver agito correttamente e replicando alle accuse dell'opposizione. Ecco il suo dicorso integrale

Sala in consiglio comunale: "Le mie mani sono pulite. Ecco la verità sull'indagine"

Vorrei cercare di essere chiarissimo, com'è nel mio modo di fare e quindi partiamo prima di tutto dal mio coinvolgimento nell'indagine. Tutto ciò che ho fatto nell'arco delle due sindacature in cui mi è stato dato l'onere e l'onore di essere sindaco di Milano si è sempre ed esclusivamente basato su ciò che ritengo essere l'interesse delle cittadine e dei cittadini.

In tutto ciò che ho compiuto nel mio mestiere di sindaco, perché di mestiere trattasi, non esiste una singola azione che possa essere attribuita a mio personale vantaggio. Le mie mani sono pulite.

Detto questo, vediamo le accuse che mi sarebbero mosse. Dico sarebbero perché è solo dai media che ho appreso di essere indagato, per il momento senza nessun alcun avviso di garanzia, su due capi di imputazione definiti in questo modo: uno, false dichiarazioni su qualità personali proprie o di altre persone; due, induzione indebita a dare o promettere utilità.

Non è questa la sede per discutere l'operato della magistratura. Secondo me non c'è nessuna sede, e tanto meno per dare giudizio. La giustizia fa il suo corso e le sue conclusioni vanno sempre e comunque rispettate. Prima di tutti da me.

Permettetemi solo di fare un passaggio veloce ma emblematico su un tema al centro delle indagini della Procura che mi riguarda. Giacché, per quanto leggo dalle notizie che filtrano sempre attraverso i media, l'accusa nei miei confronti di induzione indebita fa riferimento al cosiddetto "Pirellino", cioè via Pirelli 39, un edificio che ospitava uffici comunali.

Facciamo un po' di storia di questo fabbricato. E sono costretto a partire da un momento in cui non ero ancora sindaco. Nel 2013 la Giunta Pisapia, alla ricerca di nuove sedi per i propri uffici comunali, lancia un bando e mette in permuta il Pirellino, valutandolo in base d'asta a 79 milioni di euro. Ricordatevi questo numero: 79 milioni di euro.

La procedura si conclude con un'unica proposta, che però viene giudicata inammissibile. Nel 2016 divento sindaco. Capisco subito che i conti del Comune non sono affatto rassicuranti e, tra le altre cose, metto in atto un piano di dismissioni di immobili. Di questo piano fa parte anche il Pirellino. Nel 2018 viene dunque avviato un bando per la sua cessione con una base d'asta – sono passati quattro anni – a 106 milioni di euro.

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Asta caldissima tra cinque gruppi che si sfidano rilancio su rilancio fino a un'aggiudicazione a 193 milioni. Nel corso del 2019 si rogita. Al momento della cessione, il PGT consentiva di trasformare l'edificio tutto in residenza libera. Siamo nel 2019.

Poco tempo dopo, nel 2020, il Comune ha modificato il PGT imponendo che almeno il 40% della superficie abitabile venisse riservata a edilizia residenziale sociale. Di conseguenza, l'abbiamo approvato noi in Consiglio comunale. Questa ripartizione è stata imposta dal Comune al costruttore. Costruttore che ha fatto ricorso.

Il TAR ha considerato corretta la nostra modifica. Ma successivamente il Consiglio di Stato l'ha annullata, osservando che il Comune non ha tenuto conto del legittimo affidamento dell'acquirente al momento dell'acquisto. Legittimo affidamento che si riflette nella possibilità di utilizzare interamente l'edificio per edilizia residenziale libera. E cioè ci ha detto: voi l'avete venduto e l'avete venduto in sostanza dicendo a chi lo comprava che poteva fare tutta edilizia residenziale libera.

E sempre il Consiglio di Stato, con sentenza numero 6291 del 17 di luglio – quindi pochi giorni fa, nel 2025 – ha imposto al Comune di concludere il procedimento di pianificazione entro 90 giorni.

Ecco, io mi permetto di far osservare, sempre nel rispetto del lavoro della magistratura, che il mio racconto fa capire quanto il Comune si sia sbilanciato in favore dell'interesse pubblico. Talmente tanto si è sbilanciato da incorrere in una condanna del Consiglio di Stato per avere sacrificato illegittimamente le aspettative del costruttore.

Voglio rimanere fedele a ciò che ho detto in premessa: non intendo dare giudizi sull'operato della magistratura. Non posso evitare di raccontare la mia versione, però non posso esimermi dal rilevare un comportamento ricorrente in questo Paese che ritengo profondamente sbagliato.

Sempre i media riferiscono che secondo la magistratura non sarebbe stato necessario notificarmi alcunché. Perché non è stato necessario svolgere attività di indagine per cui è prevista obbligatoriamente la partecipazione dell'indagato. Lo capisco e lo accetto, ma allora mi chiedo: essendo la magistratura l'unico organo preposto alla comunicazione di questi atti, perché questa informazione è stata divulgata ai media?

E chiedo a voi, colleghi politici: se ciò continui a starvi bene. Sta bene a chi governa o a chi ambisce governare una città o un Paese che indagini riservate diventino pubbliche?

Il sindaco alle opposizioni: "Non mi destabilizzerete"

Ricordo a chi approfitta politicamente di situazioni come quella che la mia amministrazione sta vivendo: ricordo, oggi a me, domani a te. So benissimo che le mie parole cadranno nel vuoto, ma certa politica, oltre ad assumere comportamenti disgraziati e fin maleducati, sta commettendo un grande errore. A una parte dell’opposizione, non a tutta, voglio dire che se vi abbandonate a gesti plateali e a schiamazzi d’aula per avere una foto in cronaca locale, potete raggiungere il vostro scopo, non c’è dubbio. Se lo fate nella speranza di destabilizzarmi, non c’è altrettanto dubbio che non avete alcuna possibilità.

Nella vita ho affrontato problemi cento volte più gravi, cose del genere non producono nessun effetto su di me. E al consigliere Marcora, che ha ritenuto di poter avere un momento di fama postando una mia foto in versione da galeotto, voglio dire che per contribuire ad amplificare la sua fama ho segnalato il suo gesto ai vertici del suo partito, nella fattispecie al Presidente del Consiglio e al Presidente del Senato. Non si preoccupi, non c’è bisogno che mi ringrazi.

Quello che mi ha risposto lo tengo per me, ma ora starò a vedere se la forza politica a cui lei ha aderito – l’ennesima forza politica a cui lei ha aderito – le farà fare carriera. Vorrà dire che condivide e appoggia il suo comportamento. Se invece ciò non avverrà, vorrà dire che il suo partito – un partito che governa la nostra nazione – ha un minimo di rispetto istituzionale. Ci tiene. Vedremo.

Sala alla sua maggioranza: "La nostra è stata la via di sviluppo più adatta: non è più così?"

Rilevati questi aspetti rispetto al mio coinvolgimento nell’indagine, che garantisco essere fonte di grandissima sofferenza, vorrei porvi alcune riflessioni politiche sul contesto amministrativo e soprattutto urbanistico milanese. Perché è evidente a tutti noi che in molti si stanno interrogando sul percorso che la nostra città ha seguito negli ultimi decenni.

Mi rivolgo ora alle consigliere e ai consiglieri della maggioranza che sostiene la mia amministrazione. Noi ci troviamo a governare da 14 anni lo sviluppo di una città che si sta facendo metropoli e che compie un processo di trasformazione comune a molte realtà dello stesso tipo, in Europa e nel mondo.

Voi per primi sapete che amministrare una città significa guidare e governare il processo nel quale – e questo è un punto qualificante – la città stessa si è avviata. Non è certamente solo il sindaco, la giunta, il consiglio comunale che possono determinare un’evoluzione storica, tanto più in un tempo come il nostro, rivoluzionato e caratterizzato da una serie di transizioni che mai si sono viste nella storia.

Noi siamo stati chiamati a gestire, correggere e migliorare gli aspetti più critici di tali trasformazioni. Se ci fate caso, nell’accelerazione degli eventi non c’è, negli ultimi anni, un solo ambito esente da complessità: dalla sicurezza alla mobilità, dal corso della vita e dell’abitare alla cura del verde.

Vedete, care milanesi e cari milanesi che state ascoltando, quando parlo di educazione vedete a cosa mi riferisco? Ho detto in premessa che la politica non può essere maleducata, ed è a questo che mi riferisco. È la politica delle regole. Qualcuno ha le regole e vuole sfuggire. Le regole sono che quando uno parla – sia esso il sindaco che il consigliere – gli altri ascoltano. Poi parleranno loro.

Se ci fate caso si tratta di problemi strutturali a cui la politica deve proporre risposte, che divergono a seconda dell’indirizzo della politica stessa. E noi, noi del centrosinistra, abbiamo conferito un indirizzo decisamente progressista a ciascuna problematica.

Guardiamo al compito che ci siamo assunti verso Milano nel momento in cui siamo stati eletti due volte. Noi, nessun altro, abbiamo il dovere di mantenere gli impegni assunti nei confronti degli elettori e delle elettrici. Semplicemente questo: far crescere Milano su una strada che tenga insieme le ragioni dello sviluppo e del sostegno a chi fa fatica. Questo è il senso della nostra politica.

Ma noi dobbiamo essere consapevoli e anche orgogliosi del nostro percorso per quello che ci è stato dato fare. Con gli strumenti finanziari che abbiamo avuto a disposizione, abbiamo agito sempre nella direzione di apertura al progresso. Sfido chiunque a trovare una voce di bilancio che non abbia questo segno o che non sia stata indirizzata con questo intento. In questi anni i bilanci li abbiamo fatti assieme e li abbiamo approvati assieme.

Le scelte che abbiamo compiuto sono nel segno di tutte le grandi città nazionali e internazionali governate dal centrosinistra. Certo, la velocità a cui corre Milano abbisogna di correzioni continue. E non tutto ciò che abbiamo tentato ha il crisma della perfezione – e ci mancherebbe – ma dobbiamo osservare la traiettoria storica che Milano ha preso sotto le tre sindacature di centrosinistra, oltre che del fenomeno est.

E secondo me si tratta della via più adatta di sviluppo per una città che da sempre ha espresso una vocazione di apertura e una capacità attrattiva e di dialogo continuo con il mondo. E facendo della collaborazione tra pubblico e privato una virtù. Questo l’ho sentito dire da tutti, anche da tutti i commentatori. Non è più così? Pensiamoci. 

Sala e il rilancio dell'azione amministrativa: "Sbagliato temere la verticalizzazione di Milano"

Spesso si dice e si scrive che l’azione amministrativa di questa sindacatura abbia lasciato troppo spazio a interessi immobiliari privati. La vicenda del Pirellino vi racconta che il nostro orientamento è un altro. Ma soprattutto io sono qui a ribadire il fatto che mai nulla è stato risparmiato per equilibrare il tema dello sviluppo economico con la crescita di servizi pubblici che hanno l’obiettivo di aiutare le persone che hanno visto accentuarsi le loro difficoltà finanziarie, abitative e sociali.

Faccio solo un esempio: quello del welfare. Il nostro bilancio, che è pubblico, vi dice che negli ultimi quattro anni abbiamo speso un miliardo di euro in servizi sociali, che concretamente vuol dire attività come tutela e assistenza ai minori in difficoltà, contrasto della povertà delle famiglie con minori, assistenza alle persone non autosufficienti e con disabilità, alle persone senza dimora, agli anziani in condizioni di fragilità, alle donne vittime di violenza e alle persone che chiedono protezione nel nostro Paese e con background migratorio, e altro ancora. Ma torniamo al tema centrale dello sviluppo urbanistico della città. Permettetemi due citazioni.

La prima: Carlo Ratti. È un famoso architetto e urbanista, insegna al Politecnico e al MIT di Boston, lavora in tutto il mondo ed è una di quelle persone che – di nuovo – tutti noi definiamo spesso un vanto per il nostro Paese. Pochi giorni fa in un’intervista dice le seguenti cose: “Milano è rinata, non devi chiedere scusa, è l’unica città italiana veramente globale”. E la sua crescita immobiliare è in gran parte – e arriviamo al punto – dovuta a riqualificazioni e recuperi di aree dismesse.

Ci fa paura la verticalizzazione di Milano? Io penso sia sbagliato averne paura. Come possiamo guadagnare più spazio per la socialità, per il verde, per la rivitalizzazione della città, se non delegando alla verticalità funzioni dell’abitare e del lavoro, di cui questa città, per fortuna, continua ad avere tanto bisogno?

Poi una seconda citazione: Legambiente Lombardia – scusate Verri, non volevo dire Lega Lombardia – ma prima ascoltate quello che dice Legambiente, che riconosce – e mi piacerebbe che lo facesse anche la Lega Lombardia – che sotto il profilo del consumo di suolo, Milano ha prodotto risultati migliori delle altre città. E questo è il frutto della rigenerazione urbana e della verticalizzazione che libera terreno permeabile. Queste sono le parole.

Occorre cogliere e consolidare gli elementi positivi che pure ci sono stati nell’arco di questo spumeggiante quindicennio immobiliare milanese. La città ha cambiato radicalmente i propri connotati e la trasformazione si è consumata senza trancimazioni, parlando di consumo del suolo.

Su questo occorre evitare narrazioni massimaliste, per non rischiare l’indulgenza verso una Milano che – duole ricordare – fino ai primi anni ’10 di questo secolo è stata ostaggio di palazzinari.

Sala, il ricordo del padre e l'impegno a proseguire

Bisogna fare di più per rendere Milano sempre più equa, sana ed equilibrata. Bisogna fare sempre di più, per definizione, ed è giusto discuterne. È giusto e sano che le idee, le posizioni, i progetti siano sempre al centro del confronto democratico. Guai a chi si rifiutasse questo dibattito che sale dalla democrazia, a chi ritenesse di avere ragione per diritto.

Ma non possiamo, tutti noi, non essere d’accordo sul fatto che la giustizia e la politica debbano occuparsi di ambiti diversi. E per far sì che questa società funzioni, bisogna che questa distinzione regga in tutto e per tutto, nel totale, reciproco rispetto.

Per questo è fondamentale che anche noi facciamo il nostro dovere in quest’Aula. Ed è per questo che la nostra risposta a quello che sta succedendo deve essere politica, nel segno della più alta tradizione di Milano e del suo Comune. Una politica che ha l’obiettivo primario di intervenire per migliorare la vita dei concittadini che hanno più difficoltà.

Questo è uno dei terreni di lavoro ordinario dell’amministrazione di ogni città. Un lavoro che non è mai finito, ma che ci vede sensibili e impegnati ogni giorno. Sono tanti i fronti sui quali la politica milanese deve agire per soddisfare le aspettative delle milanesi e dei milanesi.

Che sfide ci attendono? Dobbiamo far sì che i prossimi sviluppi urbanistici abbiano una sempre maggiore attenzione all’impatto pubblico e ai servizi connessi. Dobbiamo operare con intensità sul piano straordinario casa, per fronteggiare un problema – quello del costo dell’abitare – che sta diventando evidente in tutte le grandi città. E agire con energia sul ripristino degli appartamenti sfitti nel nostro patrimonio di edilizia residenziale pubblica.

Noi e la Regione dobbiamo migliorare su alcuni servizi, come il trasporto pubblico, che sarebbero considerati straordinari in tutti i comuni italiani, ma che devono soddisfare le esigenze dei milanesi. Dobbiamo porre un’attenzione estrema alla cura della città in ogni suo quartiere, in ogni suo angolo, in ogni suo spazio verde.

Dobbiamo – ed è un tema molto difficile da affrontare, di nuovo in funzione delle questioni finanziarie – operare sulle strutture dedicate allo sport. La questione del momento, per fare un esempio, è quella relativa alla piscina Argelati. Dobbiamo da settembre riavviare il percorso consiliare relativo allo stadio, con l’obiettivo di rispettare i tempi che il progetto richiede. E molto altro ancora, che per brevità non cito ma che è nei miei pensieri.

Se su queste basi la maggioranza che mi sostiene c’è – e c’è coraggiosamente, con responsabilità e cuore – in antitesi a credere, obbedire e combattere, come affermava Antonio Greppi, io ci sono. Io ci sono con tutta la passione, con tutta la voglia, con tutto l’amore per questa città di cui sono capace.

Ho ricevuto più telefonate, email e messaggi in questo frangente che quando sono stato eletto: da amici, vertici presenti e passati delle istituzioni, sconosciuti, da miei elettori e da persone che mi hanno detto di non essere miei elettori, anzi, mi hanno detto di essere di centrodestra – quindi che non mi hanno votato – ma che mi dicono di credere nella mia onestà e nella mia dedizione.

Ho pensato – ho finito – ho pensato seriamente, e come potete immaginare ne ho parlato tanto, come farebbe ognuno di noi in famiglia, alla possibilità di non andare avanti. È dal gennaio del 2009, sono 16 anni, che ho dato professionalmente e umanamente tutto quello che ho a Milano. E se trovo ancora la motivazione e le energie per proseguire in questo incarico non è per mia soddisfazione personale o per mia ambizione, ma per un motivo molto più semplice che, permettetemi un’osservazione personale ed emotiva in questo frangente, è il vero insegnamento che ho ricevuto da mio padre.

Mio padre era una persona semplice. Quando capii che dal punto di vista professionale non avrei inseguito le sue orme, mi disse: “Fai quello che vuoi nella vita, scegliti il lavoro che vuoi, ma ricordati che io ti guarderò e vorrò essere certo che starai facendo il tuo dovere fino in fondo”.

E oggi sono più che mai motivato a fare il mio dovere fino in fondo, con il vostro aiuto, e a proseguire nell’incarico che i milanesi ci hanno democraticamente affidato.

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