C’è un grande equivoco educativo che porta molte persone a credere di non essere abbastanza intelligenti per la matematica o per avere successo o per finire l’università.
In questo post, scienza alla mano, ti spiego come mai questa è solo una scusa. In realtà ognuno di noi ha la possibilità (e dovrebbe assolutamente usarla!) per riaccendere la propria intelligenza. Ecco come.
Le teorie dell’intelligenza
Lavorando quotidianamente al fianco di studenti o lavoratori che hanno bisogno di studiare, incontro spesso persone che pensano di non essere intelligenti a causa delle loro prestazioni scolastiche scadenti. Queste persone hanno associato l’intelligenza ai voti scolastici: chi ottiene bei voti è intelligente, chi ottiene brutti voti non lo è o lo è meno. Se non sei (o non eri) bravo a scuola, allora non sei intelligente.
Si tratta di una convinzione che per anni è stata alimentata dalla cosiddetta Teoria dell’entità. Secondo questa l’intelligenza è qualcosa di concreto e immutabile che ognuno possiede in maniera diversa. Quindi, o nasci intelligente oppure no e non puoi farci niente. Secondo questa teoria, come non puoi cambiarti il colore degli occhi, così non puoi cambiare la tua intelligenza.
C’è poi una seconda teoria, la teoria incrementale secondo cui, invece, l’intelligenza è qualcosa che può essere migliorato con l’impegno. A sostenere questa seconda teoria ci sono ormai tantissimi studi di neuroscienze che hanno chiaramente dimostrato la neuroplasticità del cervello ovvero la capacità di creare continuamente nuove connessioni (anche in fase adulta o matura), purché sia sottoposto a stimoli adeguati.
Le più recenti scoperte delle neuroscienze sempre più negli ultimi anni hanno portato prove che mostrano come i geni sono importanti ma gli stimoli ambientali sono altrettanto deteminanti.
È un po’ come la famosa teoria di Platone fra le idee in potenza e le idee in atto: i tuoi geni determinano quello che tu sei in potenza. Ma è quello che fai per sviluppare questa potenzialità e trasformarla in realtà che poi fa di te ciò che sei.
Oltre le teorie dell’intelligenza
Recentemente però la ricerca è andata ancora un passo oltre. La Dottoressa Carol Dweck, professoressa alla Stanford University, è ormai una celebrità nel campo della psicologia sociale grazie alle sue ricerche che sono andate oltre la fatidica domanda “Intelligenti si nasce o si diventa?”.
La dottoressa Dweck infatti è passata ad esplorare il potere delle nostre convinzioni. Con una serie di esperimenti e ricerche (pubblicate anche nel suo libro Mindset. Cambiare forma mentis per raggiungere il successo) ha dimostrato che
1) esistono due mentalità opposte che possono plasmare la personalità individuale e
2) è possibile cambiare la propria mentalità.
Come dice lei stessa: “Aldilà del fatto che le qualità umane siano innate o acquisite, la convinzione implicita o esplicita che ogni individuo ha in merito — che esse siano innate o, al contrario, la convinzione che siano acquisite — è sufficiente a condizionare in modo decisivo il suo comportamento, le sue performance, la sua vita.”
Non siamo paracarri
Le due mentalità di cui parla la Dottoressa Dweck sono opposte e dipendono fortemente da noi stessi, dal nostro dialogo interiore e soprattutto dall’ambiente in cui viviamo.
La prima, fixed mindset (mentalità statica) porta ad essere convinti del concetto di talento o di qualità innate e quindi, di fronte agli insuccessi, la persona tende a dare la colpa alle circostanze al di fuori di sé.
La seconda invece, growth mindset (mentalità dinamica) porta a credere che ognuno di noi può cambiare e migliorare, se lo vuole davvero. Come ben spiega la dottoressa “Not a genius, but a learner”.
L’importanza degli strumenti giusti
Recentemente sono stato intervistato per la trasmissione “L’Egregio” da Max Rigano (Vedi il video) e in quella circostanza, oltre a parlare di consigli utili per affrontare la maturità al meglio e del nostro progetto formativo per aiutare i ragazzi ad affrontare il test d’ingresso all’università, ho proprio parlato di questo concetto che mi è molto caro: l’importanza di avere gli strumenti giusti.
Quando si parla di apprendimento e senso di autoefficacia personale, un’importanza decisiva la riveste il come noi affrontiamo la realtà e in particolare lo studio.
Visto quanto sono importanti le nostre convinzioni, il fatto che uno studente possa avere uno strumento che lo aiuta a superare i problemi di studio in modo semplice e rapido, lo aiuterà a maturare un senso di autoefficacia e dunque la convinzione di essere intelligente, di potercela fare.
La nostra società ha fortemente bisogno di persone di questo tipo. Persone creative, dinamiche, capaci di apprendere e di adattarsi velocemente ad un contesto che cambia a velocità sempre crescenti.
Il metodo di studio personalizzato che costituisce il percorso formativo di Genio in 21 Giorni ha esattamente questo scopo: aiutare le persone a
- risvegliare la propria intelligenza e
- re-innamorarsi dello studio
Solo così possiamo pensare di avere giovani brillanti capaci di affrontare tutte le sfide del futuro.
Massimo De Donno
Ideatore del Metodo Genio in 21 Giorni
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