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Buonasanità
Sanità pugliese, un coro: 'Caro Presidente...'

Dopo la pubblicazione lettera di una madre a sostegno del reparto Pediatria dell'Ospedale di Ostuni, a rischio chiusura, la dottoressa Giusi Urgesi scrive in prima persona al presidente della Regione Puglia:

Caro Presidente Michele Emiliano,

perdoni la licenza, ma per una volta mi consenta di rivolgermi a Lei come ad un comune cittadino col quale scambiare amichevolmente le proprie opinioni!

Mi chiamo Giusi Urgesi, sono un medico chirurgo specialista in chirurgia generale e, per una scelta di vita e di amore, rinunciando alla carriera universitaria in quella che è stata la mia città di formazione ed adozione, Bari, lavoro da 13 anni presso il PPIT di Ceglie Messapica in provincia di Brindisi.

Presto dunque il mio servizio in uno di quegli ospedali con un passato glorioso per efficienza e tradizione (il secondo per importanza dopo il "Perrino" nella provincia di Brindisi), già da anni chiuso come da riordino ospedaliero!

Perdoni il mio sfogo, ma pur essendo a conoscenza dei difficili bilanci delle casse della regione Puglia e dei tagli alla sanità indotti a livello nazionale dal Governo centrale, mi sento portavoce di tanti miei colleghi che prestano servizio in quegli ospedali che faticosamente sopperiscono alla chiusura di altri.

Tra l'altro, lavorando in una sede depauperata di tutti i reparti, alla quale ormai non può succedere più nulla o quasi, forte del mio "posto fisso", egoisticamente potrei preoccuparmi poco dell'ulteriore chiusura di ben 8 ospedali della già martoriata Puglia, ma mi sento testimone dei problemi tangibili che quotidianamente affrontano i cittadini dei nostri paesi, abituati da sempre ad usufruire dei loro storici ospedali!

Perché chiuderli, a mio modesto parere, non ha eliminato il problema, ma lo ha solo spostato sulle strutture rimanenti, le quali quotidianamente si trovano a fronteggiare le molteplici difficoltà legate al sovraffollamento da parte di quei pazienti che, loro malgrado, sono rimasti numericamente immodificati.

Senza trascurare le difficoltà di noi medici che ad ogni turno rappresentiamo i referenti unici di tanto malcontento generale, frustrati ed impotenti per non poter dare una risposta concreta alle innumerevoli proteste!

Le faccio l'esempio pratico di un cittadino cegliese che qualche giorno fa, durante un mio turno di notte, si è rivolto disperato al nostro PPIT per sapere come gestire a domicilio un malato terminale dimesso anzitempo dall'ospedale Perrino di Brindisi per carenza di posti letto!
 

Ecco, caro Presidente, dal punto di vista umano proviamo a immedesimarci per un attimo in questi pazienti e le loro famiglie abbandonati a se stessi....perché GLI ALTRI SIAMO NOI!

E che dire delle facili denunce a cui siamo esposti, perché nell'attesa di un posto letto che non c'è, I pazienti muoiono in barella o durante le folli corse in ambulanza verso mete lontane, per cui soltanto noi medici, ulteriori vittime del sistema, rispondiamo di fronte alla legge di una situazione che va ben oltre le nostre modestissime forze.

In qualsiasi ospedale superstite una sola risposta....NON C'È POSTO!

E non per negligenza, ma per reale collasso delle strutture residue!

Mi dirà che nel piano di riordino ospedaliero le 8 strutture in questione saranno ricovertite e non chiuse, con costruzione di 4 nuovi ospedali, ma nel frattempo mancheranno posti letto atti a garantire l'urgenza di chi per sperare in un ricovero dovrà percorrere molti chilometri, nella speranza di arrivarci vivo!

Chiedo ancora venia se con questa lettera accorata Le ho sottratto del tempo sicuramente prezioso per il delicato lavoro che svolge, ma se solo ce ne fosse bisogno, ho ritenuto utile farle conoscere più da vicino e con la diretta testimonianza di un'operatrice del settore la reale e drammatica situazione umana in cui versano cittadini e medici delle strutture pubbliche.

Perché non tutti hanno la possibilità economica di curarsi in costose cliniche private!

Sicura della sua comprensione, le porgo i miei più cordiali saluti.

Giusi Urgesi

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